A Cocullo il convegno “Piccole comunità e piccoli Comuni d’Italia: un progetto di salvaguardia”: la rete tra le istituzioni punta a vincere

Si è tenuto sabato 13 aprile, presso la Sala Comunale di Cocullo il Convegno “Piccole comunità e piccoli comuni d’Italia: un progetto di salvaguardia” al quale hanno partecipato  il dott. Gianni Letta in collegamento in remoto; Massimo Luciani e Gianluca Quadrini in rappresentanza dell’Anci Abruzzo e Lazio; i consiglieri regionali Marianna Scoccia e Pierpaolo  Pietrucci;  i Sindaci di Scanno, Villalago, Anversa  degli Abruzzi, Bugnara, Raiano e Pescasseroli per la  provincia dell’Aquila; di Villamagna e Pizzoferrato  per la provincia di Chieti; di Sant’Elia Fiumerapido  ed Atina della provincia di Frosinone; Rosa Giammarco  per l’Associazione Italia Nostra; Silvia Di Paolo e Patrizio  Schiazza di Ambienteè/e Vita; Lia Giancristofaro, antropologa; Massimo Alesi, a nome del comitato nazionale Unesco; l’erpetologo Gianpaolo Montinaro ed altri studiosi del territorio abruzzese e non, oltre ai rappresentanti della Comunità di Cocullo, con in testa il Sindaco Sandro Chiocchio.

Presenze importanti e significative perché importante e di valore è stato il tema/problema trattato e cioè il destino dei piccoli paesi delle aree interne dell’Appennino centrale che si inscrive nella più ampia questione del rapporto che intercorre tra le stesse aree interne e le aree costiere, per loro natura decisamente più aperte agli influssi e ai rapporti con altre aree e con altre culture.

Ormai da tanti anni le aree interne subiscono un progressivo spopolamento – a causa delle ridotte possibilità di lavoro e del peggioramento della qualità della vita – che costringono i giovani, anche quando non vorrebbero, a lasciarsi alle spalle il paese natio e a cercare altrove lavoro e benessere. Cause e conseguenze si intrecciano in un groviglio all’interno del quale è quasi impossibile trovare il bandolo:  progressiva rarefazione dei servizi; incuria, e poi abbandono, delle strutture viarie; carenza o assenza delle strutture culturali; impoverimento della vita civile e delle relazioni umane sono tutti fattori da considerare e risolvere se si vuole tornare a valorizzare gli inestimabili patrimoni artistici che da secoli riposano, spesso dimenticati ma custoditi come perla nella conchiglia, nei piccoli paesi o nei borghi appenninici.

Anche la spinta che alcune amministrazioni comunali, dietro le sollecitazioni di esperti, avevano trasformato in nuova energia per rivitalizzare e valorizzare borghi dell’Umbria, delle Marche, del Lazio e anche di alcune parti del territorio abruzzese e molisano sembra si sia esaurita;  certo, i terremoti prima di L’Aquila e poi di Amatrice, non hanno certo reso un buon servizio e all’interno delle cittadinanze e delle amministrazioni imperante è il pessimismo che spinge ad interrogarsi sulla utilità degli sforzi per riportare vita, lavoro, cultura lì dove dissesti idrogeologici o catastrofi naturali hanno azzerato secoli di presenza.

In realtà, non si può cedere al cinismo utilitaristico o i piccoli paesi sarebbero destinati alla desertificazione e verrebbe meno quel patrimonio immateriale, fatto di tradizioni, di espressioni culturali, di pensiero e di eventi estrinsecazione di tante comunità, che negli anni ha trasportato in quei luoghi visitatori da tutto il mondo.

I vecchi detti non sbagliano e se è vero che l’unione fa la forza, allora occorre mettersi insieme, fare rete e mettere in campo azioni che invertano la tendenza.

Una imperdibile occasione è rappresentata da quanto, iniziato nel 2013 con la proposta della candidatura della Festa di S. Domenico Abate e del Rito dei Serpari nella comunità di Cocullo a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco, aveva avuto un brusco arresto a causa della pandemia. Riprendere oggi quel lavoro e quella proposta su nuove basi appare non più derogabile;   si tratta oggi, di proporla come vetrina e patrimonio di tutto il territorio dell’Appennino.

La rete dei comuni della Valle del Sagittario (Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Villalago, Scanno, Bugnara ed Introdacqua) tutti legati dalla devozione a San Domenico è il nucleo che propone il dossier; a cerchi concentrici, la rete si allarga ricomprendendo comuni legati, a diverso titolo, alla devozione al Santo e che ricomprende i comuni della Ciociaria (Sora, Collepardo, Atina, Villa Latina e Sant’Elia Fiumerapido); quelli della fascia pedemontana della Maiella teatina (Villamagna, Pretoro, Palombaro e Pizzoferrato); quelli del Molise (San Pietro Avellana e Fornelli) e Foligno, pese di origine di San Domenico.

Il necessario sostegno per rivedere e aggiornare il dossier sarà offerto dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia dell’Aquila e di Frosinone, dall’Anci dell’ Abruzzo e del Lazio; a queste istituzioni si affiancheranno associazioni ed enti di prestigio come Italia Nostra, il Wwf, Ambiente è/e Vita, l’associazione dei Parchi Letterari, il Pnalm ed il Parco della Maiella. Il programma di lavoro della rete dei comuni indipendentemente dal raggiungimento – auspicato – dell’obiettivo “Patrimonio Unesco”, sarà certamente un merito importante e si porrà come valore aggiunto rispetto a quanto già viene messo in campo per la crescita e l’arricchimento culturale e sociale delle comunità coinvolte.

Allo stato dei fatti, il ricongiungimento di iniziative importanti autonomamente intraprese dalle diverse comunità – quali i riconoscimenti del Costume scannese a Scanno, la Corso degli Zingari a Pacentro e non ultimo Il Rito dei Serpari – tutte manifestazioni della cultura popolare del territorio, andrebbe a costituire un primo e importante obiettivo di una candidatura di rete che coinvolga  tutto il “percorso della Cultura Popolare” del Centro Abruzzo.