25 Aprile. Perché questa festa non può essere “reinterpretata”

AVEZZANO – Il 25 Aprile, Festa della Liberazione del nostro paese dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, da quasi tre decenni soffre il tentativo di essere reinterpretata.

Si tratta non solo di un tentativo di “revisione” della storia abbastanza ardito quanto improbabile, ma soprattutto, di cercare di togliere il senso vero di questa Festa.

Il 25 Aprile non può essere reinterpretato perché ha un significato e un valore storico oggettivi. Il 25 Aprile la sollevazione popolare portò alla fine del Fascismo e alla cacciata dei nazisti teutonici dal nostro paese. Questo vuole dire che non fu la vittoria dei socialcomunisti contro i nazifascisti, ma, prima di tutto, la vittoria dello schieramento delle forze che si riconoscevano nei valori di liberà, democrazia e dignità dell’uomo, contro coloro che portavano le bandiera dell’oppressione, della dittatura e della brutalità.

I Partigiani entrano a Milano liberata

I due schieramenti in campo erano profondamente divisi anche per composizione. Le formazioni partigiane, il Cln, Comitato di Liberazione Nazionale, vedeva al suo interno ogni forza politica, Liberali, Cattolici e persino Monarchici antifascisti e persino alcuni di color che, vista la deriva di Mussolini, si liberarono dell’appartenenza fascista e iniziarono a combatterlo. L’altra parte era omogenea, c’erano i fedelissimi di una visione del potere e dell’uomo, i nazifascisti, che presupponeva la mancanza di libertà, l’uomo forte, la repressione e, se necessario (quasi sempre invero) la soppressione fisica dell’oppositore e del “diverso”. Da una parte il collettivo e dall’altra l’individuo.

Le autorità nazifasciste di Milano (Foto europeana.eu)

Il 25 Aprile, quindi, è lo spartiacque fra chi è sul fronte della Libertà, della Democrazia e della Dignità Umana, e chi è su quello diametralmente opposto. Per questo, quindi, la Festa della Liberazione sarà sempre una festa che non potrà accomunare tutti, fin quando ci sarà anche un solo individuo che vorrà perpetuare le sinistre e lugubri parole d’ordine dei nazifascisti.

Questo 25 Aprile, in questa particolarissima situazione determinata dal Coronavirus e dalle restrizioni imposte dal governo, è un 25 Aprile dal valore aggiunto, però.

Innanzitutto stiamo riscoprendo il valore dell’essere liberi e della solidarietà, l’importanza dello stare insieme, della socialità. Pensate per un attimo se una forza politica dovesse salire al potere e imporci per sempre questo tipo di vita. Controlli per le strade su chiunque e sui motivi del perché è fuori casa, limitazioni, razionamenti e quant’altro. Questa riscoperta dell’altro e soprattutto dell’essere collettività, e non moltitudine di individui, ci fa capire anche, anzi, riscoprire un secondo concetto, smarrito da anni. La realizzazione individuale, nella professione e nella vita, è importante. Ma i grandi traguardi, le grandi occasioni, i grandi momenti, li si raggiunge e li si ottiene solo come collettività. Anche in questa circostanza, sarà l’azione collettiva che ci farà vincere. Se tutti lavoreremo per uscire da questa emergenza, non solo ne usciremo, ma ne usciremo come popolo. Se ognuno di noi farà per sé, tendendo conto delle proprie esigenze e del suo egoismo, nessuno né uscirà e, allora, a quel punto, avremo distrutto il meraviglioso edificio costruito dai nostri nonni 75 anni fa a costo di tante vite e tanti enormi sacrifici.

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