53° suicidio in un carcere italiano nel 2024. Oggi si è impiccato un agente penitenziario 55enne. La tragedia a Favignana. É il 5° da inizio anno

ROMA – Quanti morti si devono contare ancora per mettere tutti d’accordo sul fatto che qualcosa per rivedere la politica penitenziaria venga rivista e corretta?

Perché, al netto di Roberto Giacchetti, a nessuno dei parlamentari italiani sembra interessare l’orrore che si vive e che sempre più si sta vivendo da qualche anno questa parte nelle carceri d’Italia?

È notizia di oggi il suicidio del 5° poliziotto Penitenziario.

Aveva 55 anni, Sovrintendente del Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa di Reclusione di Favignana, da qualche settimana assente dal servizio per malattia. Da stamattina se n’erano perse le tracce, nel tardo pomeriggio è stato trovato impiccato in un bosco sull’isola, non lontano dal carcere.

Non si ferma evidentemente la spirale di suicidi intorno ai penitenziari, la cui tragica conta sale a ben 53 dall’inizio dell’anno, 5 come detto fra gli agenti e 48 fra i detenuti”. Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria da tempo molto critico nei confronti del Ministro della Giustizia Nordio

Gennarino De Fazio (UilPa Polizia Penitenziaria): “Cosa ne è stato dell’Osservatorio permanente interforze sui suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine”

“Quello dei suicidi nelle forze dell’ordine e, particolarmente, nel Corpo di polizia penitenziaria, la cui incidenza è notevolmente superiore che nella restante popolazione, è un fenomeno che necessita di essere compiutamente investigato e affrontato concretamente.

Peraltro, non riteniamo affatto sufficienti le iniziative e i supporti, anche di natura psicologica, finalizzati a intercettare a valle il disagio, ma reputiamo indispensabili e non più rinviabili interventi a monte che lo prevengano.

Ciò si può conseguire rendendo dignitose e ‘umane’ le condizioni di lavoro anche attraverso il rispetto dei diritti e delle prerogative contrattuali, che per gli appartenenti alla Polizia penitenziaria rappresentano una vera e propria chimera, e con l’efficientamento del fallimentare sistema d’esecuzione penale, in particolare inframurario, anche per prevenire disorientanti fenomeni di dissonanza cognitiva.

Certo, non vogliamo strumentalizzare e sappiamo che a determinare un gesto estremo come il suicidio possono concorrere una serie di concause.

Siamo tuttavia convinti che il servizio espletato in prigioni trasformate in discariche sociali e la ‘violenza’ delle esperienze quotidianamente vissute e subite, con anche il frequentissimo ricorso al suicidio, contribuiscano fortemente ad alimentare il fenomeno, tanto che per noi i colleghi che si tolgono la vita sono morti in servizio e per servizio.

Vorremmo tanto sapere, peraltro, cosa ne è stato dell’Osservatorio permanente interforze sui suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine costituito dall’allora Capo della Polizia Gabrielli nel febbraio 2019, ma di cui non abbiamo avuto alcuna ulteriore notizia”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.

“Ci stringiamo costernati attorno al dolore della moglie e degli altri congiunti del Sovrintendente scomparso.

Nondimeno, invochiamo nuovamente (non si contano le volte che lo ha già fatto) misure urgenti da parte del Governo che, prendendo atto dell’emergenza complessiva, possano mettere in sicurezza carceri che stipano oltre 14.500 detenuti in più rispetto ai posti disponibili con 18mila agenti di Polizia penitenziaria in meno rispetto al fabbisogno. Ormai quasi ogni giorno contiamo un decesso, davvero non c’è più tempo”, conclude De Fazio.

La speranza è che De Fazio una volta per tutte venga ascoltato. Non sappiamo se varrà più il fatto che la speranza è l’ultima a morire o piuttosto che chi di speranza vive disperato muore. I politici chiamati in causa non possono più fare finta di niente.