Chieti. Incontro all’Università nella giornata contro “Le Mutilazioni Genitali Femminili”

AVEZZANO – Il titolo sembrerebbe poetico nonostante trapeli da esso un nascosto, pudìco e raccolto dolore;  la suggestiva intestazione non tragga in inganno.

Infatti, è di mutilazione genitale femminile che si parlerà al  Convegno che si terrà  oggi, 6 febbraio, alle ore 15:00 –  Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili –  presso l’Aula A  del nuovo Polo Didattico  dell’Università degli Studi di Chieti.

 Il contenuto è di quelli duri, che, figurativamente, possono essere paragonati ad un pugno nello stomaco.   Ed ancor peggio se si pensa che una simile  usanza viene praticata anche su bambine che ancora non raggiungono l’anno di vita.

Le mutilazioni genitali femminili – più conosciute con l’acronimo MGF – includono una serie di pratiche che vanno dall’incisione all’asportazione, che può essere parziale o totale, dei genitali femminili esterni; la pratica è indotta da  svariate e diverse motivazioni culturali e non terapeutiche.  Esse sono un atto terribilmente traumatico e inducono  gravi conseguenze sulla salute fisica, psichica e sessuale sulle  bambine e sulle giovani donne che le subiscono.

L’O.M.S. , Organizzazione Mondiale della Sanità e l’U.N.I.C..E.F.  stimano che circa 125 milioni di  donne vengono sottoposte a tale pratica  e che,  a tale dato, ogni anno si  aggiungono circa 3 milioni di bambine sotto i 15 anni .  La pratica, diffusa  in 29 Paesi africani, in alcuni stati del  Corno d’Africa, in Egitto e Guinea raggiunge punte del 90% mentre in altri  (Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger) la percentuale scende vertiginosamente fino a toccare quote dell’ 1-4%.

Il fenomeno dell’emigrazione ha esportato, se così si può dire,  la pratica anche in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti dove, sebbene illegale, viene  praticata in clandestinità, rendendo più difficile il censimento o la statistica.

Sono essenzialmente altre donne che eseguono le mutilazioni ed esse vengono adeguatamente remunerate in quanto il servizio è considerato di alto valore; e, come se non bastasse,  gli esiti di tali interventi  elevano reddito e status sociale  della “levatrice”.

La dimensione  del fenomeno,  applicato  in popoli e culture diversi, induce a rilevare diverse ragioni:  quelle sessuali, per le quali la sessualità della donna  deve essere  mortificata e la donna stessa soggiogata ; quelle sociologiche , quasi che  le mutilazioni rappresentassero un rito di passaggio, una sorta di iniziazione all’eta adulta;  quelle igieniche, stante che in alcune culture i genitali femminili sono considerati portatori di infezioni e osceni; ragioni sanitarie che fanno credere, la mutilazione, portatrice di fecondità; e, infine, quelle religiose  che vedono nei testi  religiosi l’indicazione a praticarla..

L’O.M.S. e con essa l’U.N.I.C.E.F. considerano  le mutilazioni una violazione dei diritti della donna poiché considerate: discriminatorie, violando il diritto alla salute, ad essere tutelate dal violenze, abusi , torture e annullando la capacità delle ragazze di decidere sulla propria capacità riproduttiva; umilianti, dolorosissime e causa di  malformazioni (crescita abnorme del tessuto cicatriziale, ostruzioni el tratto urinario e della pelvi, dolore nei rapporti sessuali ,  etc),  infezioni (HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue)e  maggior rischio di mortalità materna al momento del parto e spesso causa  di  morte (per  shock,  sepsi e/o  emorragia).

Le informazioni qui riportate sono state estratte dai siti di O.M.S. e U.N.I.C.E.F.; esse pongono in rilievo come il convegno – promosso dall’iniziativa di  Marco Di  Paolo,  Consigliere comunale di Chieti con la collaborazione della Commissione Regionale Pari Opportunità dell’Abruzzo nella persona della neo Presidente, Avv. Maria Franca D’Agostino, che darà l’avvio ai lavori – si proponga di affrontare la  dolorosa e pericolosa  questione “privilegiando l’approccio multidisciplinare, prendendo in considerazione gli aspetti  giuridici, medici, culturali e sociali legati al fenomeno”  che saranno trattati da relatori di cui  sono noti la competenza e lo spessore culturale e  scientifico, affinchè venga favorita la comprensione del  fenomeno e della sua complessità.   Contestualmente,si pone l’accento  sulle azioni di informazione e sensibilizzazione delle tematiche della parità  e, nello specifico,  dell’argomento che è nucleo fondante del convegno (dott.ssa C. Santilli; prof. M. Cascavilla;  avv.to Alessandra Supino). Non mancheranno gli interventi del Presidente dell’ Ordine degli Avvocati, avv.to G. Tatozzi e della Presidente dell’ A.M.M.I.,  PROF.SSA Oriana Trubiani. Tutti i relatori saranno guidati dall’azione moderatrice della dott.ssa  G. A.ndreini.

Prestigiosa presenza al convegno quella dell’ onorevole Souad Sbai , che  sarà ospite d’onore;  è una giornalista e politica italiana originaria del Marocco, la cui biografia racconta di una vita trascorsa a studiare, lottare e sostenere i  temi dei diritti delle donne,  delle menomazioni, dell’emigrazione e della  integrazione; è stata opinionista di importanti quotidiani, collaboratrice di programmi televisivi e caporedattore di  portali in lingua araba  e italiana ma principalmente, si occupa  della condizione delle donne arabe nel contesto dell’immigrazione in Italia  occupandosi e preoccupandosi che non vengano compiuti  soprusi  contro di loro, contrastando il fanatismo e l’estremismo. Autrice di  svariate pubblicazioni, ha ricevuto – dal 2006  ad oggi –  numerosi premi  che testimoniano del suo impegno  di politica, di giornalista e di donna   per  emancipare  le donne  e  sostenere  la parità di genere.

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