Lotte contadine e riforma agraria: se ne parla al Castello Orsini di Avezzano in un convegno dedicato
“In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito”. (Ignazio Silone – Fontamara)
Sugli importanti e determinanti avvenimenti del titolo dibatteranno, lunedì 24 e martedì 25 ottobre 2022, illustri studiosi ad Avezzano, nel Convegno Nazionale “LOTTE CONTADINE E RIFORMA AGRARIA NELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA. IL FUCINO, LA MOBILITAZIONE POPOLARE E L’ESPROPRIO DELLE TERRE DEI TORLONIA” che si terrà nell’Auditorium del Castello Orsini-Colonna.
Il convegno è stato organizzato dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea ed ha visto riconosciuto il patrocinio delle Università degli Studi dell’Aquila, di Teramo, di Pescara-Chieti, del Molise e del Consiglio e della Giunta Regionale dell’Abruzzo, della Provincia dell’Aquila, del Comune di Avezzano, della Fondazione Brigata Maiella, della Fondazione Abruzzo Riforme, dell’Associazione Presenza Culturale e del Sentiero della libertà/Freedom Trail una serie di istituzione, enti e associazioni che a buon diritto possono vantare coinvolgimento nell’iniziativa.
Inoltre, il convegno assume valore di aggiornamento per i docenti che vi parteciperanno, in quanto l’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea aderisce alla Rete degli Istituti associati all’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”.
Le tematiche del convegno vertono su un periodo cruciale nella storia d’Italia, caratterizzato da fermenti e lotte dei contadini e dei braccianti della terra – attivi soprattutto nelle regioni meridionali – per rivendicare terre e lavoro; l’Abruzzo e il Fucino furono scenari dei movimenti di lotta che portarono all’assegnazione delle terra e all’applicazione della riforma agraria.
La frase riportata, estratta dal romanzo Fontamara di Ignazio Silone, è emblematica della condizione dei contadini ante riforma.
Le terre erano proprietà del Principe Torlonia e i contadini non possedevano né terre né raccolti e peggiore era la loro condizione umana. Il romanzo di Ignazio Silone fu scritto nel 1933 ma venne pubblicati in Italia solo nel 1945 a guerra conclusa.
Ma i cafoni, già da tempo, avevano cominciato a dire “basta!” ai soprusi e alle ruberie del principe Torlonia e si spingevano a rivendicare per loro le terre e quello che producevano. Iniziò così quel periodo – sotto certi aspetti drammatico ma insieme entusiasmante – che va sotto il nome di lotte contadine e che, nel nostro territorio culminò con l’eccidio di Celano il 30 aprile 1950 quando, durante una manifestazione di braccianti, furono uccisi due uomini e diversi altri rimasero feriti.
Fu di pochi mesi dopo, 21 ottobre 1950, il varo della Legge che prevedeva la riforma agraria (denominata anche Legge Stralcio) e la riorganizzazione nella distribuzione e attribuzione delle terre a chi ne aveva diritto.
Circa 9.000 appezzamenti vennero assegnati direttamente ai contadini che ne divennero proprietari (1951) e quasi contemporaneamente fu istituito, in sede locale, l’Ente per la valorizzazione del Fucino che aveva il compito di assistenza tecnica ed economica-finanziaria agli assegnatari, doveva promuovere, incoraggiare ed organizzare corsi speciali gratuiti di istruzione professionale e attività o centri di meccanica agraria, e promuovere la costituzione di cooperative o dar vita a consorzî che si occupassero di detti servizi.
Gli studiosi e studiose di fama nazionale e internazionale avranno modo di confrontarsi sugli aspetti salienti sui processi e gli eventi che accompagnarono la riforma e che portarono alla creazione degli enti preposti alla gestione delle trasformazioni da questa determinati; sul ruolo dei partiti di massa nel corso della mobilitazione popolare per l’esproprio delle terre detenute dal principe Torlonia in Abruzzo e sugli effetti di tale provvedimento e sulle molteplici fonti a disposizione di studiosi e docenti per ricostruire in termini multidisciplinari gli avvenimenti che interessarono il Fucino e la Marsica negli anni Cinquanta.