Comitato regionale prevenzione e sicurezza sul lavoro. Paolucci: «Da due anni è fermo. Marsilio delibera solo dopo il nostro accesso agli atti»
L’AQUILA – Sicurezza sul lavoro, argomento di rande attualità in tutto il paese e ancora di più in Abruzzo.
Per questo Motivo secondo il capogruppo Pd al Consiglio regionale, Silvio Paolucci, è inaccettabile che il comitato regionale apposito sia rimasto fermo due anni, per essere poi convocato solo dopo l’accesso agli atti fatto dai Dem.
«È stato due anni senza fare niente il Comitato regionale di coordinamento delle attività di prevenzione e sicurezza sul lavoro mentre in Abruzzo si continuava a morire sui luoghi di lavoro.
Era il 13 novembre del 2020, quando l’organismo che fa capo alla Regione si è riunito per l’ultima volta. Un organismo istituito dal Decreto legislativo n. 81 del 2008 proprio all’insegna della prevenzione e dei controlli, che non solo è rimasto fermo per due anni, ma che ad oggi non è ancora riuscito a ridefinire né organigramma, né azioni.
Da mesi denunciamo questa situazione, oggi riusciamo a dimostrare la fondatezza del nostro allarme a fronte di un accesso agli atti su questo delicatissimo tema, che sembra non interessare più di tanto il presidente Marsilio, forse troppo preso dalla legge elettorale e dalla sua futura carriera politica per occuparsene.
Neppure il bollettino drammatico delle vittime dell’ultimo mese è stato capace di smuovere il Comitato, né la Regione, rimasta immobile salvo qualche generico atto di indirizzo, guarda caso arrivato tempestivamente dopo la nostra richiesta delle carte inoltrata a settembre.
Più che una risposta – continua Paolucci – , abbiamo avuto la conferma della negligenza dell’esecutivo, che ha sfornato una delibera solo dopo aver letto il nostro accesso agli atti, ammettendo così la sua assenza.
Infatti chiedevamo di sapere cosa si sta facendo e, di fatto, abbiamo appreso dal Dipartimento Sanità, competente sull’organo in quanto presieduto dall’assessore alla Sanità, che da quel 13 novembre non ha più fatto nulla.
Mentre si è tenuta il 29 ottobre 2021, un anno fa, l’ultima riunione dell’ufficio operativo, che però non ha fatto altro che prendere atto dell’esigenza di ridefinire la composizione del Comitato, cosa ad oggi non ancora avvenuta.
Dunque, altra inerzia! Il Comitato è sì un organo composito – spiega Paolucci – , con componenti provenienti da diversi Enti, ma è incredibile che resti paralizzato tanto a lungo per via delle lungaggini nelle sostituzioni, con un’emergenza tanto importante in corso e da governare.
Una situazione gravissima affiora dalle carte, che ha reso inutili anche tutte le altre domande da noi inoltrate con l’accesso.
Ci interessava conoscere i dati relativi alla sicurezza di riferimento per l’organismo, nonché il numero di tavoli e controlli che sono stati richiesti da parte regionale e, ancora, il lavoro portato avanti sul fronte della sicurezza e anche della prevenzione, considerato pure che l’assessore alla Sanità presiede Tavolo e Osservatorio per coordinare le politiche su entrambi gli ambiti.
Tutto questo accade nonostante la mobilitazione dei sindacati, le proteste in piazza, dopo le tante denunce che si sono levate a causa del fenomeno sempre più persistente delle morti sul lavoro: dobbiamo constatare che ad oggi non c’è nemmeno il luogo istituzionale in cui elaborare, insieme, una strategia, proponendo soluzioni e azioni con le parti sociali e soprattutto per predisporre una forte e necessaria attività di controllo, almeno quella.
Eppure c’era un percorso già avviato in tal senso, con il protocollo promosso e siglato nel 2016 con l’INAIL dal precedente governo di centrosinistra, era il minimo per andare avanti e frenare le statistiche di settore che oggi ci vedono fra le zone rosse a livello nazionale.
Eppure l’Abruzzo è fra le regioni peggiori d’Italia per vittime, con un’incidenza di morti sul lavoro maggiore del 25 per cento rispetto a quella nazionale.
E rischiamo seriamente di rimanerlo – conclude il capogruppo Pd in Consiglio Regionale -, se non di peggiorare tale situazione, se l’unica risposta di cui Marsilio e la sua maggioranza sono capaci è la stasi».