Affollata a L’Aquila la seconda assemblea degli autoconvocati del centrosinistra “Che Fare?”. Appuntamento a gennaio in Marsica
L’AQUILA – Buona anche la seconda, questo il sentimento diffuso ieri, al termine della seconda autoconvocazione del centrosinistra all’Aquila. Poco più di una cinquantina di simpatizzanti, fra questi, molti rappresentati dei comuni, oltre che militanti e simpatizzanti di area.
Un buon risultato, secondo gli organizzatori dell’autoconvocazione dei simpatizzanti del centrosinistra, alla luce delle altre iniziative politiche che erano state organizzate in città.
Nel pomeriggio infatti, oltre alla assemblea autoconvocata del centro sinistra, hanno avuto luogo altri eventi come la reunion di Azione, con Carlo Calenda, in città a presentare il suo libro, e l’assemblea cittadina del Pd che proponeva la candidatura del nuovo presidente dei circoli.
«Il percorso di costruzione della rete continua speditamente su tutta la provincia aquilana – si legge in una nota diffusa dagli autoconvocati – con il chiaro obiettivo di offrire un’alternativa credibile a un’ampia fascia di elettorato che oggi non si sente più rappresentato dalle liturgie affabulatorie dei professionisti della politica che guardano esclusivamente alle carriere personali.
Questa la sintesi di alcuni commenti ascoltati a margine dell’assemblea.
La riunione è sembrata, a tratti, uno sfogatoio che ha dato la stura a molte dichiarazioni, a volte sopra le righe, che sostanzialmente hanno certificato il cattivo stato di salute del centrosinistra, in particolare del PD provinciale e aquilano ma gli organizzatori avevano messo in conto che all’Aquila ciò sarebbe potuto accadere.
La prossima tappa sarà quella in Marsica, che dovrebbe tenersi nel nuovo anno, probabilmente la seconda metà di gennaio.
Gli organizzatori del movimento CHE FARE! contano di portare in quella occasione – conclude la nota diffusa -, una bozza di documento che rappresenti la piattaforma di discussione sulla quale incardinare un manifesto politico che definisca valori, priorità e, che fare, appunto, per provare a ridare un senso alla partecipazione di molti che sentono ancora di poter dare tanto alla causa del riformismo progressista».