Le “Fontanelle” di Roma. In ogni angolo un pezzetto della storia della Città Eterna
Roma è l’unica città al mondo che possiede delle fontanelle progettate e realizzate esclusivamente per il dissetamento. pubblico. All’inizio del secolo scorso, il governatore della città non sapendo come spendere un po’ di danaro pubblico pensò: “A Roma non ci sono fontane, quasi quasi ne faccio fare una per ciascun rione”. e così fece un bando di concorso che fu vinto dall’architetto Pietro Lombardi! Non è che ‘ste nobili dispensatrici d’acqua fossero proprio necessarie perchè tra fontane e fontanelle ce n’erano quasi 2300: Tra queste, Il pezzo forte della Capitale erano le fontanelle pubbliche soprannominate “Nasoni”, una sorta di cilindri alti 120 cm. per circa 100 chilogrammi di ghisa. Ce n’erano anche in travertino, le cosiddette fontanelle della lupa imperiale, chiamate in questo modo per l’acqua che sgorgava dalla testa d’ottone dell’animale. Vogliamo gettare un occhio su qualcuna di queste fontanelle rionali?
Iniziamo da Testaccio. La fontana è in travertino con quattro rampe di scale di sette gradini e l’elemento centrale è costituito da anfore ammassate l’una sull’altra. L’anfora è il simbolo di Testaccio, perchè in epoca romana lì stava il porto fluviale al quale approdavano le imbarcazioni provenienti dal Porto di Ostia. Rifornivano l’Urbe delle mercanzie più lussuose, ma soprattutto di vino e olio contenuto in anfore. Quelle che contenevano l’olio erano gettate dopo l’uso e una volta fatte a pezzi, accatastate. Accatasta oggi e accatasta domani negli anni si è formato quello che è stato poi chiamato Monte Testaccio, dalla parola “testae” ovvero cocci.
Lasciato alle spalle Testaccio, due passi e si arriva al complesso del San Michele dove è stata posta la Fontana del Timone in rappresentanza del Rione Ripa. Scolpiti nel travertino un timone e una barra dalla quale l’acqua esce e viene raccolta in una vasca circolare Vicino al timone sono scolpiti due anelli per l’attracco delle navi a simbolo del porto di ripa Grande.che le stava davanti
La Fontana della Botte ci attende a Trastevere. Un consiglio: se non volete visitare questo rione, non venite a Roma: sarebbe come mangiare una torta di mele senza le mele tanto è significativo . La fontana in travertino si trova in Via della Cisterna. Siccome questa zona era piena di osterie, vi sono scolpiti gli attrezzi per la mescita del vino: una botte, un tino e le misure da un litro. L’acqua esce da un “caratello”, un tipico recipiente simile a una botte e ricade in un tino da mosto. Fermatevi qui, nel “core de Roma”, sedetevi a uno dei ristorantini, mangiate una bella coda alla vaccinara e respirate l’aria dei secoli!
Chi non conosce Piazza Venezia? Ebbene compresa tra questa e il Vittoriano c’è uno slargo che prende il nome di Piazza San Marco. Qui, solitaria, la Fontana della Pigna, simbolo del rione omonimo, fa gorgogliare la sua acqua. Il quartiere prende il nome da una grande pigna in bronzo d’epoca romana alta quattro metri ritrovata là nei pressi e che fu poi posta in un cortile dei Musei Vaticani, il Cortile della Pigna per l’appunto. ‘Sto frutto legnoso fu citato pure da Dante Alighieri nella Divina Commedia paragonandolo al viso del gigante Nembrot: “La faccia sua mi parea lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma, e a sua proporzione eran l’altre ossa” (Inf. XXXI, 59). La fontana rionale riproduce in piccolo questa benedetta pigna, sorretta da due corolle stilizzate di tulipani. L’acqua esce da due cannelle laterali che la riversano in vaschette poste a livello del terreno. Quante volte, da studentello, ho bevuto da quella fontana… (fatemi fare il sentimentalone).
Vicino a Piazza Venezia, la fontana del Facchino fa silenziosamente il suo dovere proprio all’incrocio di via del Corso con via Lata, incastonata (diciamo infilata) in un muro. La fontanina del Facchino ha anche un particolare valore essendo una delle statue parlanti di Roma. L’opera rappresenta un “acquarolo”, cioè un venditore d’acqua chiamato anche “facchino” . Per quale motivo fu dedicata proprio a questo personaggio? Negli ultimi decenni del Cinquecento l’acquedotto dell’Acqua Vergine portò il prezioso liquido in Via del Corso. Per questo motivo la zona era piena di acquaioli che la raccoglievano dalle fontane con le botti per poi rivenderla. Il nostro bravo “acquarolo” in effige versa da una botticella l’acqua che cade in una catinella. Luigi Vanvitelli la considerò opera di Michelangelo, ma pare sia stata realizzata da Jacopino del Conte che, guarda caso, abitava nella casa sopra la fontana.
Via Margutta è la strada degli artisti e vi trova albergo un’opera molto aggraziata. La via deve la sua fama al film “Vacanze Romane”. In una scena Gregory Peck e Audrey Hepburn sono portati in taxi proprio in Via Margutta 51! Negli anni Cinquanta, quindi, pittori, scrittori e scultori vi si insediarono. Tra questi Federico Fellini e Giorgio de Chirico: l’uno ci abitava e l’altro aveva lo studio. Oggi è invasa da una pletora di gallerie d’arte. Credo che la probabile ispiratrice dell’architetto Pietro Lombardi nella realizzazione della Fontana delle Arti deve essere stata, quindi, proprio l‘aria creativa che qui si respira. Tavolozze, cavalletti e arnesi da scultore sono sormontati da un secchio con pennelli da pittore. Due mascheroni, uno felice e l’altro triste (commedia e tragedia) versano l’acqua che sgorga dalla loro bocca nelle sottostanti vaschette. L’opera è un piccolo gioiello nella sua originalità. Andatela a vedere, poi vi pigliate una cosa, seduti, al bar degli artisti a Piazza del Popolo dove se ne incontrano sempre e avrete passato una bella giornata.
Sono legato ad un ricordo a me caro che riguarda la prossima fontanella, quella di Via Panisperna. Mio padre diceva sempre, quando passavamo di là, che era l’acqua più fresca di Roma. Come architettura è sicuramente la più semplice di tutte, ha una cannella di ferro ricurva che, spuntando dal muro, lascia fuoriuscire un sottilissimo filo d’acqua che cade in una vaschetta di marmo attaccata al muro. Prende il nome dalla via Panisperna che a sua volta lo mutua della chiesa di S.Lorenzo in Panisperna dove i padri avevano l’uso di donare questo cibo ai poveri nel giorno della festa del Santo. La via divenne poi oltremodo famosa per quello straordinario gruppo di studiosii della facoltà di fisica che si raccoglieva intorno a Enrico Fermi. I loro studi consentirono la realizzazione del primo reattore nucleare e divennero famosi come “I ragazzi di via Panisperna” Chissà quante volte Rasetti, Pontecorvo, Segre e lo stesso Fermi si sono dissetati là.
Altra storica dispensatrice d’acqua è la Fontana dei Libri o fontanella della Sapienza. Sta in Via degli Staderari, accanto a Corso Rinascimento. Il nome deriva dalla vicinanza con l‘ex Università di S.Ivo alla Sapienza. È piccola e aggraziata: Lombardi la disegnò come due mensole sulle quali poggiano altrettanti libri antichi: Dai segnalibri l’acqua si getta sul selciato, mentre quella che esce dai due libri superiori finiscenella vaschetta semicircolare sottostante. In mezzo si trova il simbolo del rione: un cervo. Leggenda vuole che tra le corna di uno di quegli animali apparve al generale romano Placido una croce luminosa sormontata dalla figura di Gesù che lo convertì al cristianesimo. Placido cambiò nome in Eustachio e fu martirizzato durante il regno di Adriano. Occhio: vicino c’è l’omonima piazza dove fanno uno storico caffè da urlo! Sulla fontanella in verticale è scolpito il nome del rione e in orizzontale il suo riferimento numerico: VIII (I rioni a Roma sono numerati) sbagliando: Il Rione Sant’Eustachio è infatti il IV e non l’VIII (corrispondente invece a Campo Marzio).
La Fontana delle Palle di Cannone dedicata al Rione Borgo è in Via di Porta Castello quasi all’ombra della mole di Castel Sant’Angelo. L’allusione è chiaramente alle bocche da fuoco della fortezza. La fontana è costituita da una piramide di palle di cannone.(come quelle presenti sugli spalti del Castello). Al centro la testa di un fauno dalla cui bocca l’acqua si riversa nella vasca sottostante che fungeva anche da abbeveratoio per i cavalli.
La Fontana dei Monti, che rappresenta l’omonimo rione, campeggia nei pressi dell’Arco di Gallieno, in Via S. Vito. Sono scolpiti (stilizzati) i monti Esquilino, Viminale e Celio.
L’acqua scaturisce dai tre rilievi stellati e ricade nelle sottostanti vaschette sospese.
E’ ora di tacere. Ci sarebbero ancora alcune fontanelle ma non so se resistereste perciò saluto e vi rimando al prossimo articolo (non alzate gli occhi al cielo: vi ho visto…).