“Quasi amici” con Massimo Ghini e Paolo Ruffini: in scena al Teatro dei Marsi la storia di un rapporto d’amicizia intenso, profondo e autentico

Con la regia di Alberto Ferrari e la produzione esecutiva di Michele Gentile con Enfi Teatro, domenica 8 gennaio alle ore 21 presso il Teatro dei Marsi di Avezzano andrà in scena QUASI AMCI con Massimo Ghini e Paolo Ruffini nei panni dei protagonisti.

Lo spettacolo la cui organizzazione è di Carmela Angelini, è un adattamento del film “Quasi amici” del 2011 i cui attori furono Eric Toledano e Olivier Nakache.

La particolarità della storia costituisce il substrato per una narrazione sui generis del rapporto importante, profondo e autentico che lega i due uomini; a metà tra la commedia e la tragedia, tra la più intima condivisione e la assoluta distruzione.

Il linguaggio teatrale, che deve adattare il contesto visivo e filmico, è chiamato “ad irrobustire le emozioni con parole e simboli precisi per poter rimandare tutti noi a un immaginario condiviso con il quale far dialogare il proprio” e permette di raccontare “ancora più̀ nell’intimità̀ delle parole, degli scambi, delle svolte narrative, delle luci, dei movimenti, che solo una drammaturgia teatrale può̀ cogliere e restituire, dando il senso profondo di una grande amicizia in fieri”.

La storia è, in fin dei conti, semplice: due uomini profondamente diversi per condizione culturale, sociale ed economica, compiono un percorso di vita insieme nel quale devono diventare uno necessario all’atro per poter continuare a vivere, ma si tratta di due uomini molto diversi tra loro;

annichilimento reciproco o disarmato accoglimento dell’altro è ciò che li aspetta: uno – molto, forse troppo ricco, vive di cultura e “si muove e conquista e soddisfa il proprio ego narcisistico con il cervello più̀ che con il corpo” – ha avuto in sorte una terribile tragedia; precipitando con il parapendio ha perso completamente il suo corpo che da “bagaglio delle mente”, ora,  è solo “il fantasma di un’identità̀ da inseguire e recuperare”;

l’altro, dall’intelligenza vivace ma di cultura superficiale e frettolosa, ha fatto la sua vita tra la strada delle periferie e la galera; per lui, il corpo è determinante alla sopravvivenza, “essenziale per determinare il proprio posto nella catena alimentare” ma in questa scelta ha abdicato alla sua intelligenza.

L’incontro casuale li legherà indissolubilmente per ricostituire, seppur in due corpi e due menti, quell’unità che è stata spezzata dai casi della vita perché, pur non sapendolo, ognuno può donare all’altro qualcosa: la leggerezza.

Ciò che tiene sulla sedia Philippe è proprio la sua pesantezza nell’affrontare se stesso, la vita e il mondo, costituito dalla figlia e dai collaboratori.

Driss, di contro, ha affrontato tutto con superficialità per non occuparsi di nulla, scansando così ogni responsabilità.

L’uno troppo pesante, l’altro troppo leggero… “Occorre una ridistribuzione totale dei talenti”  perché come ha detto Paul Valéry: «Bisogna essere leggeri come l’uccello che vola e non come la piuma».La ricerca dell’equilibrio sarà più difficile di quello che può sembrare a prima vista e la versione teatrale deve scavare più a fondo: tragica qui, comica là, momenti di sconforto e situazioni esilaranti, lacrime e riso per “arrivare nelle emozioni profonde, sulle loro riflessioni, sulla loro vita e sulle loro back story”. E di certo, il lavoro teatrale consente, molto più del film, di osservare, quasi al microscopio, ciò che provano e giungono a conseguire Philippe e Driss.

Il regista ha preparato per la scena un grande spazio aperto, un grande panorama illuminato come una giornata estiva, una notte autunnale, un pomeriggio piovoso; un piano inclinato degrada verso il proscenio e racchiude tutti i luoghi della narrazione e che può essere facile discesa o faticosa salita; quasi un non luogo esterno che costituirà il contesto di risoluzione in cui l’uno e l’altro protagonista troveranno/riconosceranno la loro parte mancante e l’accoglieranno attraverso la loro amicizia che, quadratura del cerchio, gli ha insegnato ad essere uomini un po’ più consapevoli e a vivere con più meraviglia.