Un Cioccolatino Storico. “Scurcola Marsicana, 22-23 gennaio dell’Anno del Signore 1861” storia di un eccidio poco conosciuto
SCURCOLA MARSICANA- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi verterà su un fatto di cronaca nera avvenuto 162 anni fa a Scurcola Marsicana: ovvero il poco conosciuto “Eccidio di Scurcola”.
Purtroppo questa è una pagina di storia locale poco conosciuta anche perché, in questi casi, vige quella regola assai particolare del “vincitore che scrive la storia e non lo sconfitto”. Ma oggi, anche per onorare la memoria di quei 89 martiri, ci piacerebbe raccontarvi – per sommi capi – ciò che accade in quei lontani giorni.
Da dove partire? Inizieremo dal 13 gennaio del 1861 quando a Tagliacozzo si assistette ad un violento scontro tra le truppe regolari piemontesi (guidate dal maggiore Annibale Ferrero) e quelle borboniche (guidate dal generale Francesco Saverio Luvera). Incredibilmente i piemontesi furono sconfitti e costretti a ripiegare fino ad Avezzano, dopo aver perso 23 uomini.
Ovviamente una notizia così incerabile fece gola ai briganti delle zone vicine che, una volta scesi dai monti, si unirono alle truppe regolari borboniche. Intanto, nella città di Avezzano, il colonnello Quintili (dell’esercito piemontese) preoccupato dalla sconfitta e dall’aumento del potenziale borbonico, decise di collocare due compagnie di fanteria a Magliano e una a Scurcola comandata da Faldi.
E qui ci avviamo verso le cause dell’eccidio di Scurcola. Il 22 gennaio del medesimo anno le truppe borboniche – guidate da Giacomo Giorgi- si preparano ad attaccare i nemici piazzati a Scurcola sperando di riuscire a sorprendere il nemico. Nonostante l’iniziale sorpresa, i piemontesi riuscirono a difendersi anche favoriti dalle avverse condizioni meteorologiche: fatto sta che i piemontesi riuscirono ad accerchiare le truppe borboniche e l’intero paese. Una parte dei borbonici riescono a fuggire ma molti di loro cercano riparo nelle abitazioni e nelle stalle di Scurcola.
Il giorno seguente – il 23 gennaio – da Avezzano giunse il Maggiore Antonio Delitala con altri uomini (si parla di tre compagnie): l’ufficiale emanò un bando nel quale invitava i cittadini di Scurcola nel denunciare e consegnare i soldati borbonici e i briganti, ovviamente sotto pena di morte se non rispettavano tale bando. I cittadini di Scurcola, vista la presenza dei soldati piemontesi e la crescente paura decise di consegnare i borbonici i briganti alle autorità piemontesi: i prigionieri vennero rinchiusi all’interno della chiesa delle Anime Sante.
I prigionieri in questione, dopo un sommario processo, furono passati per le armi proprio davanti la chiesa: l’eccidio si fermò quando da Avezzano giunse l’ordine di fermare quella strage. Morirono ben 89 persone, ma soprattutto nessuno pagò per tale cosa. Inoltre, mancarono all’appello altri 277 prigionieri che “sparirono” letteralmente: attualmente non sappiamo che fine abbiano fatto.
Questa strage venne tenuta ben sepolta, tra l’altro l’allora parroco di Scurcola non annotò nulla tra il 22 e il 23 gennaio nel registro dei decessi: segno, molto probabilmente, o di una paura latente nei confronti del nuovo potere oppure quella voglia di Damnatio Memoriae volta nel cancellare tale fatto. Ah, attualmente non sappiamo ove siano sepolte le vittime di tale strage.
Un Abbraccio Storico