Storie di morti, malefici e maledizioni. Viaggio alla scoperta del… “Voodoo”
ROMA – Andiamo tutti ad Haiti, ci prendiamo un po’ di sole, ci beviamo un caffè che è ritenuto il migliore del mondo e poi… e poi gli zombie…
Haiti fu scoperta nientepopòdimenoche…. da Colombo che vi sbarcò nel 1492 dalla caravella Santa Maria… ho capito non ve ne frega niente, passiamo al Vudù.
Chi lo chiama Vudù, chi Voodoo, ma sempre roba di morti di maledizioni e di bestie sgozzate si tratta.
E’ un culto praticato per lo più dalle popolazioni di Haiti (altrove prende il nome di santeria o naniguismo).
È una sorta di insalata spirituale, ci si passi l’espressione un po’ colorita, che mescola elementi delle religioni africane con alcune altre tratte dal cristianesimo.
In pratica santi cristiani e deità pagane lavorano insieme: una integrazione soprannaturale.. Hanno un Pantheon curioso e variegato il cui dio supremo è Bon Dieu; poi c’è Agwe, dio dei mari, Azak-Tonnerre, protettore degli agricoltori; Ayida-Weddo, signora dell’ arcobaleno, sposa di Damballa, dio della fertilità. In mezzo a questo bailamme c’è Legba (o Papa Legba), che fa da tramite tra mondo divino e mondo umano. Potevano mancare gli dei degli inferi? Eccoveli: Baron Samedi (lo ricordate? Nero nero con la faccia di teschio e il cilindro), Baron La Croix, e il loro capo Baron Cimitière, tutti vestiti di nero e tutti simili a becchini.
Durante la festa dei defunti, gli Haitiani, ballano la Banda, che è una danza erotica la quale, secondo me, serve a ben altro… Nel culto vuduista si balla sempre fino a cadere in trance: ballano, svengono, sono posseduti dalle divinità e poi ci fanno sopra i documentari; ma parliamo della magia.
Il vudù si pratica invocando gli dei e gli spiriti tramite dei medium che sono sacerdoti posseduti da questo o quello spirito. I fedeli per loro tramite ottengono dalle entità la protezione, le cure per i malati, la causa delle loro sventure e come neutralizzarle.
Vogliamo discutere degli zombie, dei “morti viventi” ? Si crede siano morti privi d’anima fatti vivificare per magia e asserviti ai sacerdoti.
Sapete come si fa uno zombie? Ma col pesce palla no? Dal pesce palla si estrae un potente veleno: la tetradotossina che somministrata in dosaggi minimi ad una persona la fa cadere in una sorta di morte “apparente”. Una volta “apparentemente” morta, la vittima, viene sepolta nella generale convinzione che sia ormai defunta, poi successivamente è riesumata (la catalessi ha abbassato il suo metabolismo permettendole di sopravvivere). Poco dopo uno sciamano e il suo team lo risvegliano a suon di botte recitando formule magiche: la vittima, inebetita, traumatizzata dall’esperienza e sotto la suggestione del rito perde ogni capacità di resistenza e di giudizio diventando uno schiavo in completa balìa del suo padrone: uno zombie, insomma. Però c’è un però… nessuno ha mai visto uno zombie! Parrebbe che tutta ‘sta storia sia nata dal fatto che fino ad alcuni anni fa la redazione dei certificati di morte non era unico appannaggio dei medici; poteva, pertanto, essere erroneamente certificato un decesso che, invece, era una morte apparente. Il paziente si risvegliava dopo qualche tempo e oplà ecco lo zombie!
Per i rituali magici, i vuduisti usano tutta roba allegra e all’occorrenza offrono pure sacrifici di animali: tori, maiali, galli, ecc. . Attenzione, però, prima del sacrificio viene chiesto “il consenso” all’animale, che arriva quando questi mangia una offerta di cibo.
– Gallina vuoi che ti scanno per la nostra religione?
– Non vedo l’ora ho un languorino…- .
Raramente i Loa (spiriti) lavorano gratis: a volte chiedono in pagamento lavori da svolgere oppure lo scannamento di qualche povera bestia; quasi mai la nostra anima. Oltre agli spiriti dei defunti, nel vudù, sono presenti gli spiriti dimenticati o senza nome, quelli, cioè, che da molto tempo non se li fila più nessuno.
Vi è venuta voglia di parlare con uno spirito? Ci vuole l’altare. Eccovi l’altare fai da te e le relative istruzioni.
Per prima cosa dovete purificare il luogo in cui allestirete l’ altare utilizzando olio van-van, che non si compra al supermercato e non si mette sull’insalata. Purificato l’ambiente? Bene, ora decidete se consacrarlo a vecchi antenati dimenticati oppure a parenti defunti da poco. Il colore dominante di questo altare deve essere il bianco e sopra dovremmo disporre foto, simboli, oggetti e cose personali che devono ricordare gli spiriti da richiamare. Non deve mai mancare un bicchiere di acqua da bere pulita che va cambiata preferibilmente il lunedì assieme ai fiori e i prodotti deteriorabili. Mettiamo al centro un piatto per le offerte e siamo a posto. Fatta ‘sta cosa, bussiamo tre volte sull’altare con un piccolo corno (di capriolo o di quel che vi pare). Accendiamo dell’incenso di copale e delle candele bianche bagnate di olio van-van, quindi chiediamo agli spiriti di stabilirsi li, salutandoli e ringraziandoli della loro presenza. Cosa offriamo agli spiriti? Tabacco, sigari, caffè nero non zuccherato e ogni sorta di cibo non salato. Fatte le nostre richieste salutiamo, battiamo altre tre volte con il corno di cui sopra e arrivederci e grazie. Dimenticavo… ricordate gli spiriti senza nome? nel nostro altare dovrà esserci sempre qualcosina per loro e un teschio, vero o finto, che fungerà da “casa”. Davanti al teschio il solito bicchiere di acqua da cambiare ogni lunedì o ogni volta che chiediamo qualcosa anche a loro.
E la “Bambola Vudù”?. Chi non ne ha mai sentito parlare o vista una in qualche film, spesso trafitta da decine di spilli oppure torturata e bruciacchiata?
Le bambole vudù sono una cosa seria e in alcuni casi costituiscono un simulacro del soggetto sul quale si intende praticare un rituale o incantesimo. Sono costruite con materiali semplici come cotone, erbe, pezzi di legno, argilla e uova, sono decorate con stoffe, perline e oggetti vari. La “bambolina” ottenuta si chiama “dagida” e viene usata per ogni sorta di incantesimo sia benigno che malefico. La dagida rappresenta la persona sulla quale si concentra il rituale; a volte vi si cuciono i suoi capelli. Fatto questo s’acchiappa la pupazzetta e la si buca infilando spilloni nei punti dove si desidera che la vittima provi dolore, poi s’avvolge il tutto con della stoffa colorata di vari colori. Al termine del rito, la bambola sarà chiamarla col nome della persona che rappresenta e son guai.
Ma parliamo del MOJO (alcuni lo chiamano gris-gris) che non è uno straccio per i pavimenti ma un sacchetto fatto con pezzi di stoffa intrisi di fluidi corporei, di erbe, oli, capelli, ossa, frammenti d’unghia e profumi. A che serve? Si utilizza per protezione, per amore, per soldi. È un po’ come avere Wanna Marchi dentro un sacchetto insieme al Maestro do Nascimento e portarseli appresso assieme alle loro corbellerie spiritualistiche (quelle dalla Marchi). Ripensandoci un pochino, però, dovete sapere che nel sacchetto è realmente ospitato “qualcuno”: pare che nel Mojo risieda uno spirito che va pure nutrito.
Come si usa il Mojo? Alcuni devono essere indossati come ad esempio quelli per le donne che li devono legare sopra un ginocchio, altri vanno indossati a contatto della pelle, mentre quelli per la protezione della casa devono essere posti vicino alla porta e nascosti per non essere visti da nessuno. Una cosa è comune: se un estraneo tocca il tuo Mojo, questi perde il suo potere.
Continuare a discettare sul vudù potrebbe essere stancante, quindi mi fermo, ricordandovi che, per quanto strano e lontano da noi possa apparire, il Vudù è una religione e come tutte le religioni va rispettata. Un saluto e a presto!