Un Cioccolatino Storico. “Luce per illuminare le genti”, origine e storia della Festa della Candelora

AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al quotidiano appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. “Quando vien la candelora dall’inverno semo fora, ma se piove o tira vento, nell’inverno semo dentro” così recita un noto proverbio: già, ma vi siete mai chiesti l’origine e la storia di questa festa così particolare? Beh, oggi noi di Espressione24 ve la vogliamo raccontare, partando dalla Presentazione di Gesù al Tempio (nome esatto di questa festa) fino ai riti abruzzesi dedicati a tale festa raccontati dal celebre antropologo abruzzese Gennaro Finamore.

In foto: Giotto, Presentazione di Gesù al Tempio ( Padova, Cappella degli Scrovegni)
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Immaginatevi di essere, circa 2000 anni fa, all’interno dello stupendo Tempio di Gerusalemme e di avere una giovane coppia con un bambino che piange davanti a voi. Mentre il padre parla con l’addetto al registro del tempio, si avvicina un vecchio sacerdote: il tempo si ferma, il sacerdote prende in braccio il piccolo e pronuncia parole cariche di commozione e di fede che fanno restare tutti a bocca aperta. Penso che avete già capito chi fossero i protagonisti: Giuseppe, Maria, il piccolo Gesù e Simeone il vecchio.

In Foto. Beato Angelico, Presentazione di Gesù al Tempio (Firenze)
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Questa scena, così tenera e simbolica, è stata descritta nel capitolo 2 versetti 25-38 del Vangelo di Luca è racconta di un fatto della vita della famiglia ebraica, ovvero la presentazione a Dio del figlio maschio primogenito. E questo lo possiamo leggere anche nel libro dell’Esodo nel capitolo 13 versetto 12: “tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno ogni primo parto del bestiame, se di sesso maschile, appartiene al Signore”.

In foto: Ricostruzione del Tempio di Gerusalemme
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Ma chi ruba la scena in questo episodio è proprio il vecchio Simeone, un uomo che stava “attendendo” la venuta del Messia e che si era promesso di restare in vita fino al momento che i suoi occhi non “Hanno visto la salvezza” (Lc 2, 29). Su Simeone abbiamo pochissime fonti, alcuni di esse (quelle che definiremo “apocrife”) lo vogliono uno dei 70 che tradussero la Bibbia in greco: in qualche modo furono proprio le sue parole che dettero vita al concetto di “Candelora” ovvero “Gesù, Luce che illumina le genti”.

In foto: Le Candele della Candelora
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Anticamente tale festa si celebrava a quaranta giorni dopo l’Epifania (ovvero la manifestazione di Gesù al mondo) quindi il 14 di febbraio. La prima testimonianza di questa festa ce la fornisce una donna viaggiatrice, Egeria che nel suo “Pellegrinaggio in Terra Santa” scrive nel capitolo 26: “Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima”.

In foto: Il Viaggio di Egeria
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Comunque, oltre all’aspetto prettamente sacrale, la Candelora possiede in se anche diversi aspetti storico-antropologici assai interessanti da studiare. Ad esempio, il grande storico e antropologo abruzzese Gennaro Finamore, nel suo celebre scritto dal titolo “Credenze, usi e costumi abruzzesi” (Palermo, 1890), così descrive le tradizioni abruzzesi inerenti alla festa in questione. Così scrive:

In foto: Gennaro Finamore

La Canelóra, la Cannelóri, la Cannellora

  1. La candela benedetta della Candelora si serba come oggetto sacro; ci si accende, specialmente, per scongiurare le tempeste;
  2. Tutti, nel dì della Candelora, si astengono dal lavorare; ma in particolar modo i mugnai; perchè, si narra, una volta un mugnaio, che non volle osservare il giorno santo, vide venir fuori la farina in forma di candele (Campli);
  3. “La Canelore, le immérn’ é ffore”. Questo in generale; ma però, se la giornata, anziché serena, fosse più o meno coperta, e peggio se piovosa o nevosa, indicherebbe che l’inverno si protrarrà ancora di altri quaranta giorni.

Un Abbraccio Storico