Pescina. Alla scoperta della magnifica chiesa di Sant’Antonio di Padova, piccolo scrigno di arte e di fede nel cuore della città di Mazzarino e Silone
PESCINA- “Fu nel momento della rottura che sentii quanto fossi legato a Cristo in tutte le fibre dell’essere” così scrisse Ignazio Silone nel suo celebre libro “Uscita di Sicurezza”: tale frase si può accostare a coloro che hanno visitano e che hanno il desiderio – dopo aver letto questo nostro articolo, sperando che vi sia piaciuto – la chiesa di Sant’Antonio di Padova.
Quell’esser “legati a Cristo” è qualcosa che ci riporta alla figura del Santo di Padova: ma oggi non vi racconteremo di lui, bensì di questo importante edificio religioso.
Da dove iniziamo? Beh, a noi ci verrebbe la fantasia di scrivere: “C’era una volta…” ma questa è una prerogativa delle favole, la storia che vi stiamo per raccontare parla della fede di un popolo e questa è la pura realtà.
Il primo nucleo di questo edificio religioso risale, con ogni probabilità, intorno al XII secolo con un titolo diverso però: non dedicato a Sant’Antonio di Padova, bensì a Santa Maria Annunziata. Ma qualcosa cambiò quando nella Marsica giunse uno strano personaggio, si chiamava Francesco e veniva dalla città umbra di Assisi. Bene, il Poverello di Assisi (siamo nei primi anni del XIII secolo) volle e favorì soprattutto, l’edificazione di un convento antistante la chiesa (dovremmo essere intorno al 1225): questo causò anche l’ingrandimento della struttura precedente.
Visto considerato che tale struttura aveva anche un’importanza notevole – visto il passaggio di San Francesco d’Assisi- venne più volte, nel corso dei secoli, rimaneggiata e riabbellita nel suo aspetto esteriore e interno. Pensate che arrivò anche l’abbellimento in stile barocco! I lavori, che durarono all’incirca otto anni (1640-1648) furono effettuati da un allievo di Gian Lorenzo Bernini, nativo di Pescina tra l’altro, e stiamo parlando di Giovanni Artusi Canale (detto “Il Pescina”).
Una volta conclusi i lavori – ricordiamo, siamo nel 1648 – la chiesa venne ufficialmente dedicata al Santo dei Miracoli (Sant’Antonio di Padova, per capirsi).
Quando nella seconda metà del XIX i frati minori conventuali dovettero lasciare il convento, una parte venne trasformato nel celebre teatro San Francesco, viceversa la chiesa fu gestita dalla confraternita di Sant’Antonio di Padova.
Incredibilmente il terribile terremoto del 13 gennaio 1915 non causò ingenti danni alla struttura: la chiesa fu riaperta al culto cinque anni dopo il sisma e per dieci anni svolse il ruolo di chiesa madre di Pescina.
La chiesa è a pianta rettangolare ed formata da una sola e grande navata: lo stile è barocco (realizzato dall’artista pescinese Giovanni Artusi Canale).
La facciata della chiesa è in stile romanico e, all’interno della lunetta centrale vi è la presenza di un bellissimo affresco raffigurante la Madonna con Bambino, San Francesco d’Assisi e San Bernardino da Siena.
All’interno della navata sono presenti sei piccoli altari (tre per lato) e sono tutti stupendamente decorati. Bellissimi sono gli affreschi e le due statue (di Sant’Antonio di Padova e della Madonna Addolorata) presenti all’interno della chiesa.
Bello da vedere – e sicuramente da ascoltare – l’organo a canne settecentesco modificato e restaurato negli anni ’70.
E ci piacerebbe salutarvi, con la speranza che visiterete questa bellissima chiesa, con le parole di uno storico marsicano di nome Andrea Di Pietro che nel suo libro “Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi” scrisse:
“Avea pure la stessa Città di Pescina la casa dei Minori Conventuali edificata fin dai tempi di S. Francesco di Assisi. Ad essa fu aggregata la Chiesa di S. Maria-Annunziata esistente fuori le mura del Castello, della quale par la Lubin nella descrizione delle Badie d’Italia.
Questa casa fu soppressa nel decennio dell’occupazione militare ed ora, tranne la parte rovinata, la rimanente ricattata si è addetta ad altri usi.
La bella Chiesa però ampliata, e dedicata al Patriarca di Assisi, Chiesa decorata dalla facciata anteriore di pietra dura tagliata a scrapello, in mezzo alla quale si ammira una porta magnifica di lavoro Gotico, esiste tutt’ora, ed è mantenuta ed officiata nei giorni festivi dalla numerosa e ricca confraternita vestita col sacco di color bianco e col rocchetto di colorbigio, che ritiene il titolo di S. Antonio da Padova, ed ha dentro di essa il corrispondente oratorio.
Tale Confraternita ha il peso di mantenere aperto un’Ospedale per i poveri infermi, e l’altro di vestire in ogni anno nella festa di S. Antonio Abate cinque orfani o orfane, due dietro la nomina del Priore, e tre dietro la nomina dei Signori Tabassi eredi di D. Dorotea Tomassetti per legato stabilito da Nicolantonio de Senis Pescinese, giusta l’istrumento del Notaio Marino Migliori di Piscina fatto ai 3 di Novembre dell’anno 1583″.