Coronavirus e informazione. Noi diciamo no alla comunicazione ansiogena e sì a quella di servizio. #CELAFACCIAMO

AVEZZANO – L’informazione al tempo del virus, un lavoro difficile da fare, sempre in bilico fra inutile, e spesso dannoso sensazionalismo, e il rischio di incorrere nell’accusa di aver taciuto informazioni. Un dilemma che, chi fa dell’informazione la sua professione, deve porsi ogni giorno nei riguardi di ogni parola che scrive o pronuncia.

Nel caso della situazione che stiamo vivendo, i nostri lettori hanno potuto vedere come, inizialmente, abbiamo dato le informazioni sui casi di Coronavirus in Abruzzo e riportato il bollettino che la Regione inviava. All’indomani della dichiarazione di “Stato di Pandemia” da parte dell’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, abbiamo interrotto quel genere di comunicazione e selezionando invece, accuratamente le notizie da pubblicare e questo per due motivi fondamentali:
1) facilmente intuibile. Dare ancora numeri, quando ormai è ufficialmente dichiarato lo stato di pandemia, ovvero di epidemia planetaria, è inutile, non aggiunge nulla e genera ansia ulteriore nelle persone, soprattutto in chi non sta bene in salute e in chi ha altri problemi nel vivere queste situazioni; andremmo semplicemente a stilare una sorta di “lista infame” per catturare qualche click in più. E, sinceramente, non è la nostra vocazione;
2) ragione più complessa. O almeno in questo Paese lo è. Più che stare dietro ai numeri, dovremmo tutti star dietro alle indicazioni che ci vengono date dal Governo, dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. La situazione è assodata e conclamata, CI È STATO DETTO CHE, per fermare la propagazione del virus, ed evitare che si centuplichino gli ammalati che andrebbero a far saltare il sistema sanitario italiano, DOBBIAMO STARE A CASA E ATTENERCI AD ALCUNE REGOLE.

È un sacrificio? Sì, stare a casa e ridurre i contatti con l’esterno e una socialità a distanza, è un sacrificio.
Si deve fare? Sì, perché altrimenti mettiamo a rischio la nostra salute, quella degli altri e un sistema sanitario che già di per sé ha avuto dei sonori schiaffoni dalla politica nei due decenni precedenti.

Cosa può fare, allora, l’informazione, in una situazione del genere? Far capire che stare a casa ed attenersi alle regole è da persone intelligenti e responsabili, che attenersi alle regole igieniche fa sicuramente bene a tutti e non solo ora in pandemia, che trovare modi e sistemi per cercare di far passare le giornate, rispettando quelle regole, ma recuperando magari antichi valori, ci farà ancora meglio. Il tutto senza generare ansia per nessuno e dando una mano a tutti con la ferma speranza che questo complicato periodo passi.

Noi vogliamo essere più ottimisti degli ottimisti e, allora, concludiamo questo pezzo non con #CELAFAREMO ma con uno slogan che ci piace di più: #CELAFACCIAMO.

Il Direttore

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