Tra le onde dell’antico Lago. “O Torlonia asciuga il Fucino, o il Fucino asciuga Torlonia”, storia del prosciugamento del Lago Fucino
AVEZZANO- Ultima tappa del nostro viaggio all’interno della storia dell’antico Lago del Fucino. Oggi vi parleremo del prosciugamento del Lago e della storia inerente a questa grande opera di ingegneria idraulica: e come nei precedenti articoli, faremo parlare direttamente le fonti storiche dell’epoca. Ma prima di addentrarci all’interno di questa storia, permetteteci di fare alcuni passi indietro nel tempo per capire com’era il lago nei periodi antecedenti all’opera del Torlonia.
Siamo nel 1783, le acque del Lago, dopo alcuni anni, impetuosamente tornarono a dilatarsi creando così problemi per coloro che abitavano nei pressi del lago. E tutto ciò ce lo racconta Léon De Rotrou nel suo libro Il Prosciugamento del Lago Fucino eseguito dal Principe Alessandro Torlonia confronto tra l’Emissario di Claudio e l’Emissario Torlonia: “Nel 1783 il lago Fucino riprese a dilatarsi, non arrestandosi che nel 1816; le sue acque, durante quei 33 anni, si elevarono di oltre 10 metri, sicchè la maggior parte della pianura circostante ne fu tutta coperta, ed interi villaggi rimasero per più anni inondati ed in preda alla più de solante miseria”. Ovviamente gli abitanti dei luoghi colpiti dall’acqua alta inviarono le loro lamentele al re Borbone affinché trovasse un modo per sistemare la faccenda. E sempre De Rotrou scrive: “Nel 1790 Ferdinando IV, arrendendosi alle preghiere degli abitanti le rive del Fucino, ordinò studi e lavori preparatorii, allo scopo d’iniziare nuovi tentativi di sgombro e di ristauro nell’emissario di Claudio; ma le vicende politiche succedutesi in sul finire del secolo passato cagionarono tosto l’interruzione di quell’intrapresa, ed uno dei primi atti del Re, ristabilito sul trono di Napoli col nome di Ferdinando I, si fu quello di far riprendere gli studi intorno al disseccamento del lago stati interrotti 25 anni prima. Ma avvennero delle questioni sollevatesi nel 1816, come di tutte quelle sottoposte al giudizio dei Corpi accademici”.
Intorno al 1852, pensate un po’ proprio alla vigilia della Madonna di Pietraquaria, venne emanato un regio decreto borbonico nella quale si legge che lo spurgo e la restaurazione dell’antico canale elaborato dall’imperatore Claudio venne affidato ad una Società Anonima Napoletana. E nello statuto sociale di tale Compagnia, possiamo leggere: “Sua Maestà il Re nostro signore con sovrana risoluzione presa nell’ordinario consiglio di Stato del dì 26 corrente, accogliendo un’offerta da lei presentata per la intrapresa della restaurazione dell’emissario di Claudio e del prosciugamento del lago Fucino, si è degnata di accordarle una promessa di concessione per tale intrapresa sulle seguenti basi[…]”. A tale società figuravano personalità come il potente banchiere romano Alessandro Torlonia, l’ingegnere svizzero Frantz Mayor De Montricher e l’agente francese Léon De Rotrou. Alla fine, la società che aveva necessità di nuovi fondi, venne acquistata da Alessandro Torlonia.
Il 15 febbraio 1854 iniziarono i lavori per il prosciugamento totale del Lago. Quattro anni dopo, nel 1858 i lavori subirono un brusco per la morte dell’ingegnere De Montricher stroncato da un infarto. Tale perdita influì poco sui lavori, che vennero proseguiti prima da Henry Samuel Bermont e successivamente da Alexandre Brisse che portò a termine tale opera. Ufficialmente il prosciugamento del Lago fu ufficialmente dichiarato il 1° ottobre del 1878.
L’opera di alta ingegneria idraulica compiuta dal Torlonia posava su una fitta rete di canali, lunghi complessivamente intorno ai 285 chilometri: inoltre, si basava su 238 ponti, 4 chiuse e 3 ponti canali. Una vera e propria meraviglia dell’ingegneria.
Nella memoria letta dal Cav. Alessandro Betocchi alla Regia Accademia dei licei nella tornata del 9 giugno del 1872 (sei anni prima della conclusione dei lavori) possiamo leggere: “Tre sono le grandi opere di arte eseguite nel secol nostro. Il taglio dell’Istmo di Suez: il traforo del Cenisio: il prosciugamento del Fucino. Non intendo di anteporre quest’ ultima alle due prime. Dico però che può tenerne il confronto. Sopra tutto quando si consideri che la prima si deve al con corso di tutte le nazioni: la seconda alle risorse delle due nazioni Italiana e Francese. Il prosciugamento del Fucino invece è interamente dovuto alla iniziativa, alla energia, ed ai mezzi di un solo individuo, il quale convinto della importanza dell’opera, e del beneficio che in ogni pessimo caso ne avrebbe tratto l’umanità, non si è peritato di esporre le sue ricchezze a grave rischio e pericolo, postergando i consigli di coloro che pur troppo mai non mancano per raffreddare ogni slancio il più generoso. Onore a lui, ed onore a Roma mostra che si gloria di averlo fra i suoi concittadini!”