Dopo il danno anche la beffa per i lavoratori Crua (ex Crab): al licenziamento si aggiunge il dimezzamento delle spettanze arretrate
AVEZZANO – Non finisce mai di stupire, in negativo, ovviamente, la vicenda dei lavoratori del Crua, ex Crab, al centro di una vicenda occupazionale, ma anche di scelte politiche, a dir poco inverisimile.
Nonostante si parli sempre della necessità della ricerca in tutti i settori, i dipendenti del centro ricerche di eccellenza in Abruzzo, dopo il licenziamento di qualche settimana fa, ora hanno avuto anche un’altra brutta notizia.
Nella procedura di concordato fallimentare, infatti, la loro posizione sarebbe stata retrocessa da creditori privilegiati a quella di chirografari, con la conseguenza che le loro spettanze arretrate e dovute, quando sarà, gli arriveranno dimezzate.
Sull’intricata questione si è tenuta una audizione presso la Regione Abruzzo, sulla quale riferisce, in una nota, Roberto moretti, della Filctem-Cgil provinciale.
«Nella giornata di ieri, dopo che per lungo tempo abbiamo chiesto invano di essere ascoltati, una delegazione di lavoratrici e lavoratori del Consorzio di Ricerca Unico d’Abruzzo, insieme alla FILCTEM CGIL della Provincia dell’Aquila, è stata audita dalla Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Regionale, cui ha partecipato anche il vicepresidente della Regione con delega all’Agricoltura Emanuele Imprudente.
La questione è ormai nota: a metà febbraio scorso, senza alcun confronto preventivo, otto su dieci tra lavoratrici e lavoratori del CRUA sono stati licenziati, nonostante le dichiarazioni degli ultimi mesi del vicepresidente della Giunta Regionale sul rilancio del CRUA e sul finanziamento di 6 milioni di euro derivanti dalla riprogrammazione del Piano sviluppo e coesione Abruzzo e nonostante il piano di risanamento approvato dalla Regione che prevede la ripresa delle attività del Consorzio anche grazie a contributi straordinari al CRUA di circa 2 milioni di euro nelle annualità 2021/2025.
I ritardi accumulati e la mancata attuazione del piano, insieme alla procedura concorsuale in atto, hanno portato alla situazione attuale.
La procedura di concordato in continuità aziendale, se da un lato prevede la prosecuzione delle attività di impresa anche alla luce del Piano di risanamento approvato dalla Regione, dall’altro si pone in netto contrasto con quest’ultimo, avallando gli otto licenziamenti e prevedendo una ripresa delle attività diversa rispetto a quanto previsto in precedenza. Allo stesso tempo, però, il piano di concordato conta sulle risorse economiche previste da quel piano di rilancio; quindi, pur se viene confermato lo stanziamento di risorse regionali a favore del CRUA, le stesse non sono più destinate a mantenere gli attuali livelli occupazionali ma la conseguenza è il licenziamento di otto lavoratrici e lavoratori.
Se ciò non bastasse, il piano concordatario penalizza ulteriormente lavoratrici e lavoratori, i cui crediti nei confronti del CRUA vengono per la quasi totalità degradati da privilegiati a chirografari, con la conseguenza che quanto loro dovuto a titolo di emolumenti passati e di trattamento di fine rapporto verrebbe riconosciuto al 50%.
Oltre ai licenziamenti anche l’ulteriore danno di non vedersi riconosciuto quanto spettante per il lavoro prestato nel corso degli anni.
Senza dimenticare, inoltre, che lavoratrici e lavoratori nel corso degli ultimi anni hanno al momento percepito solo una minima parte di quanto dovuto in relazione al fondo di solidarietà cui hanno avuto accesso.
Oltre a ribadire la necessità di revocare i licenziamenti, individuando le migliori soluzioni possibili al fine di salvaguardare i livelli occupazionali precedenti ai licenziamenti, chiediamo un confronto immediato all’Amministratore Unico del CRUA e alla Regione, necessità emersa anche nella Conferenza dei Capigruppo di ieri.
Oggi, alla luce del piano concordatario, si sta sostanzialmente smantellando l’unico centro di ricerca pubblico quasi esclusivamente di proprietà della Regione Abruzzo, limitando le attività all’esecuzione di analisi, prove e diagnosi di laboratorio. È necessario un intervento incisivo e immediato della Regione Abruzzo, a partire dal vicepresidente Imprudente, alla quale chiediamo se ci sia o meno la volontà politica di evitare i licenziamenti, tutelare lavoratrici e lavoratori anche relativamente