Agrigento sarà la Capitale italiana della Cultura nel 2025, ma Pescina ce l’ha fatta comunque con la forza di una cultura che non spopola

ROMA – Agrigento sarà la Capitale italiana della Cultura nel 2025.

Lo ha deciso la giuria composta da Salvatore Adduce, Paolo Asti, Luca Brunese, Maria Luisa Catoni, Luisa Piacentini, Isabella Valente, presieduta da Davide Maria Desario e che lo ha reso noto nel corso di una cerimonia che si è svolta nella Sala Spadolini del MiC, alla presenza del ministro Gennaro Sangiuliano.

Ma affermare che Pescina non ce l’abbia fatta, è semplicemente una presa d’atto di una proclamazione ufficiale.

Pescina ce l’ha fatta comunque.

Ce l’hanno fatta la sua gente, i suoi luoghi, la sua storia.

Ce l’ha fatta perché il fervore culturale che l’ha sempre contraddistinta, a prescindere dalle contingenze, in questi mesi di preparazione per arrivare ad un ambito traguardo, ha mostrato il suo lato più nobile: quello della dignità e della forza dei “cafoni” indomiti di Fontamara.

Gente vera che ha partecipato, ha sperato, si è spesa in prima persona.

Una città piccola certo, ma una perla, un borgo medievale che ha conosciuto le asperità del terremoto, della guerra e dell’emigrazione, ma che ha resistito come solo la Marsica e l’Abruzzo intero sanno fare.

Resistito e costruito, ancora, ancora e poi ancora.

Oggi, Agrigento, la famosa città della Valle dei Templi, ha conquistato il titolo, ma rimane il vulnus dello spopolamento delle zone interne, tematica su cui Pescina ha acceso i riflettori con il dossier “La cultura non spopola”

La restanza, in una parola un paese dove i giovani non debbano per forza andare via per vivere e che scelgano invece per restare, non è solo un concetto sociologico, ma deve essere una priorità nelle scelte di chi ha potere, per evitare questa continua emorragia di menti brillanti e di talenti.

Per questo Pescina ha vinto: perché ha messo in luce e portato all’attenzione nazionale un problema di cui questo Paese troppo spesso si dimentica e che non ha mostrato capacità di porvi rimedio.

E per questo siamo sicuri che questa esperienza, vissuta in maniera totalizzante dalla comunità, animata da un forte senso di appartenenza e guidata dal giovane Sindaco, Mirko Zauri, non resterà solo una parentesi e che di Pescina ne sentiremo parlare ancora, ancora e poi ancora.