Un Cioccolatino Storico. Le storie della Settimana Santa…“La corsa della Madre”

SULMONA – Buongiorno e Buona Pasqua carissimi lettori, ma soprattutto benvenuti all’ultimo appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico dedicati alla Settimana Santa.

Oggi la tematica di questo Cioccolatino sarà differente dalle altre, per farvela breve, oggi vi parleremo del tradizionale rito della “Madonna che scappa in Piazza” a Sulmona.

Le origini di tale toccante rito sono incerte, e affondano le proprie radici fino al 1600, forse anche prima, nel periodo medievale.

La cerimonia durante il covid(FOTO ANSA)

Una volta terminata la messa della Domenica di Pasqua dalla chiesa di Santa Maria della Tomba parte la processione della Confraternita della Madonna di Loreto, caratterizzata dai tipici colori verdi della confraternita, indossati dai confratelli che trasportano le tipiche luci e le statue dei santi Giovanni, Pietro e del Cristo Risorto.

La “partenza” della statua è in piazza Garibaldi: figurativamente, la statua di San Giovanni raggiunge la porta della Chiesa di San Filippo, annunziando alla Madonna l’avvenuta resurrezione del Figlio, cui Maria, secondo la leggenda, non crede.

in foto: in attesa del rito

I portatori della statua della Madonna procedono con la stessa andatura intanto la suspance e l’attesa si fa forte tra il popolo.

La tensione si legge anche sui volti dei Confratelli e sale insieme alla loro concentrazione, all’altezza del Fontanone la Vergine scorge il Figlio risorto e inizia la sua folle corsa per ricongiungersi a Lui che La aspetta trionfante alla fine della piazza, sotto un baldacchino rosso posto tra gli archi dell’acquedotto.

In foto: in attesa del rito

Mentre la Madonna compie la sua corsa speranzosa anche il suo aspetto muta: il manto nero cade lasciando emergere il vestito verde, sulla mano destra il fazzoletto bianco, che accompagnava il corredo da lutto, lascia il posto ad una rosa rossa, mentre dodici colombe bianche si librano in volo accompagnate dal rimbombo degli spari dei mortaretti.

In foto: il momento della corsa

Così scriveva il grande antropologo abruzzese – descrivendo questo rito- Gennaro Finamore in “Usi Abruzzesi”: “Io rimango con la mia commozione che mi fa rimpiangere un’età che non più ritorna!”.