Vogliono salvare l’antica Cappellina di Sant’Antonio: gli abitanti di Leofreni, frazione di Pescorocchiano, si tassano e lanciano una raccolta fondi

Foto Agi

LEOFRENI – Resistono allo spopolamento del loro borgo e sono pronti a restaurarne i gioielli storici.

Sono i 150 abitanti di Leofreni, una frazione di Pescorocchiano, in provincia di Rieti, che hanno scelto di rimanere e di tutelare il patrimonio artistico-culturale unendo le forze restaurare la Chiesa di Sant’Antonio.

Oltre seicento anni di storia e cappella privata di Sant’Antonio da Padova, la piccola chiesa versa oggi in totale stato di abbandono, con stucchi crollati e vetri rotti, e ha subito atti di sciacallaggio, tra i quali il furto della scala in legno di castagno di circa 400 anni, dei quadri e del mobile dietro l’altare.

Contro tutto questo, i residenti hanno fondato l’associazione ‘Sant’Antonio alle Piazze a Leofreni’ chiedendo e ottenendo la donazione della Cappella da parte della famiglia Attili, che ne deteneva la proprietà.

Oggi la piccola chiesa è patrimonio della comunità degli abitanti di Leofreni, che hanno avviato una raccolta fondi per difendere gli ultimi gioielli lì custoditi, come il tabernacolo e l’acquasantiera, e restaurare quanto rovinato dall’incuria del tempo e dalla mano dell’uomo. 

“La Cappella, pur provata dall’abbandono, conserva ancora tutto il suo incanto, ma per riportarla al suo originale splendore, ha bisogno di cure – spiega Rosalba Golino, originaria di Leofreni, che ha fondato l’associazione – Innanzitutto di un nuovo tetto, poi c’è il campanile. Vanno restaurate le vecchie mura in pietra e il portone in legno.

All’interno è necessario ridar vita alla volta che è bucata e crollata in parte, ricostruire le antiche scale in legno che portavano al balconcino di legno di castagno anch’esso ormai perduto. Occorre restaurare l’antico pavimento in cotto e le pareti vanno messe in sicurezza e riverniciate.

Ciò che resta dell’antico dipinto di Sant’Antonio di Padova chiede l’intervento amorevole di una mano esperta e capace. Infine, la Cappella dovrà essere arredata e saranno necessari tutti i tipi di arredi sacri che si possono recuperare. Sono utili quindi anche le donazioni di oggetti sacri antichi, che possano essere utili a riportarla alla vita. Ogni piccolo gesto è prezioso per la rinascita”.

Non solo donazioni.

La comunità di Leofreni accoglie volentieri anche braccia volenterose.

“Saranno fondamentali anche le ore di lavoro dedicate da artigiani, come falegnami, muratori, elettricisti, pittori, e opere di ingegno per le pratiche burocratiche e la comunicazione, ad esempio progettisti, geometri, tecnici vari.

Contiamo molto su tutti – è l’appello della fondatrice dell’associazione, che aggiunge – sono 150 i residenti di Leofreni sopravvissuti allo spopolamento e abbandono del piccolo borgo: restituire loro la Cappella equivale a donare nuova linfa.

E’ un sogno? Con l’aiuto di tutti può trasformarsi in realtà”.

(Fonte Agi)