Coronavirus. Emergenza personale sanitario. I sindacati confedreali: “Abbiamo diffidato la Regione. Ignorate nostre richieste e appelli”

L’AQUILA – A domanda la Regione non risponde e i sindacati confederali della funzione pubblica sono stati costretti ad inviare una diffida formale per avere riposte e soprattutto indicazioni sul cosa si stia facendo per proteggere e tutelare il personale sanitario, delle strutture pubbliche e private, impegnato nella lotta contro il Covid-19.

E’ così che dopo una serie di richieste, e appelli, ora, stanchi di non ricevere risposte ma solo un imbarazzante silenzio, i sindacalisti Paola Puglielli e Maria Piccone (Fp Cgil – Fp Medici), Vincenzo Traniello e Luigi Mascia (Cisl-Fp – Cisl Medici) e Pino De Angelis e Raffaele Di Nardo (Uil-Fpl e Uil Medici) hanno deciso di inviare una lunga e dettagliata diffida alla Regione Abruzzo nella speranza di guarirla da questo suo stato di mutismo.

Questa la nota del sindacato: “Le scriventi segreterie stigmatizzano il comportamento della Regione Abruzzo che nonostante le ripetute note, segnalazioni, diffide prodotte e trasmesse nell’ultimo mese  si guardano bene da aprire un confronto ed una interlocuzione con chi rappresenta le lavoratrici ed i lavoratori che oggi, in piena emergenza COVID – 19, garantiscono con spirito di sacrificio la propria attività professionale nei servizi e nelle strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali sia pubblici che privati, e nei servizi territoriali (MMG, PLS, specialistica ambulatoriale, continuità assistenziale).

Abbiamo chiesto di essere urgentemente informate e contestualmente convocate in merito a:

  • l’adozione di misure utili al fine del contenimento del contagio in ambito sanitario e la situazione in ordine alla fornitura dei DPI in tutte le strutture ed i servizi del Servizio sanitario pubblico e nelle strutture private accreditate; aggiornamento dei DVR ed azioni formative del personale;
  • la possibilità di effettuare i tamponi a tutto il personale sanitario entrato in contatto con casi positivi al Covid 19;
  • le azioni di contenimento del contagio nelle attività socio-sanitarie e socio-assistenziali e di servizio negli ospedali, ad esempio pulizie, in ordine alle forniture di DPI. Aggiornamento dei DVR ed azioni formative del personale.
  • le iniziative da adottare in applicazione del D.L. 9 marzo 2020  n°14 e del D.L. 17 marzo 2020 n° 18, aventi ad oggetto le misure urgenti per l’accesso del personale sanitario e dei medici al Servizio sanitario nazionale, avendo per altro appreso dalla stampa dei bandi pubblicati da diverse ASL che hanno optato per assunzioni mediante collaborazioni continuate e continuative e/o prestazione di libera professione riaffermando ancora una volta quale considerazione si abbia per il personale sanitario anche in una fase in cui è innegabile ed evidente lo spirito di sacrificio e dedizione nell’interesse pubblico;
  • l’applicazione previsioni del CCNL Sanità in ordine alle risorse aggiuntive alla luce dell’emergenza COVID – 19.

Rilevato che queste segreterie non hanno avuto alle richiamate note alcun cenno di riscontro ieri abbiamo trasmesso formale diffida alla Regione Abruzzo affinché ripristini una corretta interlocuzione con le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori oggi impegnati in prima linea nell’emergenza COVID – 19.

Pensiamo che pur in un momento emergenziale non sono venute meno, come testimoniato dalle interlocuzioni in atto sugli stessi temi nelle altre Regioni italiane anche in quelle con situazioni oggettivamente più drammatiche rispetto a quella abruzzese, le prerogative sindacali e con esse la necessità di tenere in debito conto le istanze degli operatori della sanità oggi pesantemente colpiti dalla drammatica situazione emergenziale.

E’ necessario ancora aprire una interlocuzione proficua in ordine ad altri temi afferenti l’emergenza in atto a partire dall’individuazione di presidi COVID – 19 dedicati ed all’aumento previsto dei posti letto in terapia intensiva, di quali numeri parliamo?  Assistiamo ad un balletto di informazioni ed adozione di atti da parte di ASL poi smentite e riscritte.

Riteniamo che ciò che serve è una struttura atta a superare l’attuale stato emergenziale e le previsioni del Decreto Legge del 17 marzo 2020 all’art.4 consentono di acquisire strutture pubbliche e/o private per tale scopo. Quindi perché non utilizzare per l’emergenza strutture sanitarie private presenti nel territorio che dispongono di terapia intensiva e sale operatorie in alcuni casi ormai inutilizzati? Od ancora presidi ospedalieri minori nel tempo in parte chiusi? Con interventi minimi e preservando l’operatività dei presidi ospedalieri pubblici sarebbe possibile approntare una struttura dedicata ai paziento COVID 19 e contemporaneamente continuare a rispondere agli odierni e futuri dei bisogni di salute dei cittadini

C’è ancora la necessità di dare una risposta urgente alle lavoratrici ed ai lavoratori che temono di costituire un pericolo per le proprie famiglie e quindi approntare delle strutture e dedicate che possano permettere, su base volontaria, di riposare al termine del turno di lavoro eliminando una ulteriore, ragionevole e concreta fonte di preoccupazione.

Non è più accettabile non ricevere risposte dalla Regione Abruzzo anche alla luce della recente stipula di un protocollo nazionale sui temi qui richiamati che ribadiscono la centralità del servizio sanitario nazionale e le necessarie azioni di tutela per le lavoratrici ed i lavoratori dei servizi e nelle strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali sia pubblici che privati, e nei servizi territoriali (MMG, PLS, specialistica ambulatoriale, continuità assistenziale) di operare nella massima sicurezza, assicurando l’adozione di tutte le misure necessarie a tutela della loro salute, nonché ad evitare la diffusione del contagio nei servizi stessi ed all’interno del nucleo familiare degli addetti”.

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