CIAO CARLETTO! Ricordo di Carlo Mazzone, grandissimo uomo dal grande cuore prima ancora che allenatore fenomenale e indimenticabile
Zucchetto di lana calcato in testa, mani sprofondate nelle tasche della giacca impermeabile della tuta, a chi non lo conosceva veniva in mente una domanda. “Che ci fa un benzinaio nello stadio?”
Questo era Carletto Mazzone. Al contrario degli altri allenatori professionisti, patinati come fossero foto di un rotocalco, il Nostro era l’immagine del “cuore” nello sport.
Di cuore ne aveva tanto, in dialetto romano “Dava er fritto” nel suo lavoro, cioè non si risparmiava.
UNICO NELLA STORIA ROMANA
Nella storia del calcio italiano fu, forse, l’unico allenatore amato da entrambe le partigianerie della Capitale: Roma e Lazio.
Per rendere l’idea dell’uomo basta citare questo breve aneddoto: Quando la Lazio colse lo scudetto il 4 maggio del 2000, se ne uscì con questa battuta: “Per far vincere lo scudetto alla Lazio ci voleva un romanista”.
Racconta di lui Materazzi difensore di quel Perugia che battè la Juventus 1-0
“Tutta la settimana il mister – disse l’ex interista – preparò quella gara come se fosse una finale. Non passare come il romanista che regalava la partita alla Juve per non far vincere lo scudetto alla Lazio. Anche prima della gara caricò tutta la squadra: in quel momento capimmo il valore di quella sfida per lui e infatti giocammo un grande match.”.
Pochi allenatori sono stati amati e rispettati come lui perché era schietto, semplice e soprattutto il papà delle squadre, di ogni singolo giocatore e come tale era amato.
GLI ANEDDOTI
Narrare le statistiche sportive per dare una idea di cosa fosse l’uomo non basta, forse rendono meglio l’idea alcuni aneddoti che vado a narrarvi.
Questo breve ricordo ha per protagonista il giocatore romanista Amedeo Carboni. Durante una partita il calciatore fu richiamato da Mazzone il quale gli domandò: “Amedé quante partite hai fatto in Serie A”, Carboni gli rispose: “350 mister” e Carletto di rimando: “quanti gol hai segnato?”, “4” rispose il terzino giallorosso. A quel punto Mazzone esplose così: “Ecco, allora vorrei proprio sapere ‘ndo ca** è che vai! Torna subito in difesa!”
Mazzone e Trapattoni
Chi come me è canuto ricorderà Trapattoni, il mister per antonomasia della Juventus. Spesso Carletto era paragonato al coach juventino per il suo modo di fare il catenaccio. Sapete cosa rispondeva? Ecco le sue parole: “Dicevano: Mazzone è il Trapattoni dei poveri. Rispondevo: amici miei, Trapattoni è il Mazzone dei ricchi”. (sic!)
La corsa sotto la curva
Famosa la corsa sotto la curva dell’Atalanta, nel derby contro il Brescia: era il 30 settembre 2001. Gli eventi:
Baggio trafigge la porta del Brescia nei primi minuti di gioco e lo stadio urla a squarciagola dopodichè l’Atalanta rimonta fissando il risultato sull’ 1 – 3.
Nella ripresa la curva bergamasca inizia a insultare Mazzone. Quando Baggio al 75° segna il 2 – 3, Mazzone sollevò lo sguardo verso la curva dei tifosi nerazzurri promettendo: “se famo er tre a tre vengo sott’ a’ curva vostra.” E così fu!
Gli Arbitri
Mazzone ha sempre protestato con signorilità, con garbo. Un giorno, a proposito degli arbitraggi, disse: ” “Dicono che gli errori degli arbitri cor tempo se compensano. Allora dico: fate presto perché io sto quasi pe andà in pensione e sto sempre in rosso.“
Questo l’uomo e questi i ricordi c’è poco da dire altro tranne che è stato un grande allenatore: Ciao Carletto!