Manifestazione di Pescina. Il Wwf Italia: «Uccisione Amarena aggrava rischio estinzione per l’Orso Marsicano e frutto di disinformazione e clima ostile verso la fauna selvatica»
PESCINA – Wwf Italia soddisfatto per la riuscita della manifestazione di questa mattina a Pescina, dopo i fatti della notte fra il 31 agosto e l’1 settembre scorsi che hanno portato all’uccisione dell’Orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi.
Una manifestazione nata anche per ribadire la necessità di mettere in campo azioni e politiche di protezione di questo rarissimo animale, che troppo spesso viene messo in pericolo per disattenzione e un atteggiamento culturale totalmente errato.
«Duemila persone questa mattina hanno risposto all’appello del WWF Italia e di molte altre associazioni animaliste e ambientaliste e hanno percorso le strade del comune di Pescina, in provincia de L’Aquila, dove tante volte l’orsa Amarena era passata.
Tante persone provenienti dall’Abruzzo e non solo hanno marciato in maniera pacifica e rispettosa, ma determinate a chiedere giustizia per Amarena, un impegno straordinario per la tutela dei suoi due cuccioli e una maggiore difesa della fauna italiana anche attraverso un inasprimento delle pene per chi si macchia di questi crimini di natura.
Il messaggio che arriva dalla mobilitazione di Pescina è chiaro: garantire la conservazione dell’orso bruno marsicano che oggi è una delle principali emergenze naturalistiche del nostro Paese deve essere una priorità.
Così come deve essere in cima all’agenda difendere la biodiversità italiana dai mille rischi e dalle aggressioni a cui disinformazione, cattiva gestione, fake news la stanno esponendo.
Ancora oggi l’elenco di buone pratiche e azioni indicate dal Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano (PATOM) e dagli esperti per garantire un futuro a questa popolazione rimane prevalentemente sulla carta.
Il drammatico episodio che ha portato all’uccisione di Amarena è diretta conseguenza da una parte di un clima politico che tende a indicare nella biodiversità un nemico disegnando un pericolosissimo bersaglio su specie protette fondamentali per il nostro capitale naturale, dall’altra dei limiti delle azioni di conservazione e controllo del territorio anche fuori dalle aree protette
Con l’uccisione di Amarena abbiamo perso una delle femmine più prolifiche della storia recente della popolazione di orso marsicano e dobbiamo fare il possibile per garantire almeno la sopravvivenza in natura dei suoi due cuccioli, sui quali oggi è molto elevata l’attenzione mediatica.
Del monitoraggio dei due cuccioli si sta occupando il personale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e i Carabinieri Forestali. Le scelte gestionali in casi simili non sono semplici e la strategia può cambiare di giorno in giorno.
I cuccioli d’orso di 7-8 mesi d’età non sono ancora completamente autosufficienti (mediamente restano con la madre un anno e mezzo circa), ma i comportamenti osservati negli ultimi giorni, il loro spostamento in aree più tranquille e il fatto che si stiano alimentando autonomamente fanno sperare in una loro possibilità di sopravvivenza in natura.
Per questo condividiamo con il Parco la scelta di lasciarli liberi perché l’obiettivo deve essere di garantire loro un futuro in natura, ma è necessario un impegno eccezionale da parte di tutte le istituzioni per un monitoraggio attento e intensivo, intervenendo tempestivamente, se necessario.
I due cuccioli di Amarena rappresentano infatti una delle speranze più concrete per la conservazione di questa popolazione unica nel prossimo futuro.
Per raggiungere l’obiettivo è fondamentale il contributo genetico di ogni individuo: per questo garantire la sopravvivenza in natura di questi cuccioli sarebbe un successo che aumenterebbe anche le probabilità di salvezza per l’intera residua popolazione di orso marsicano».
«Il drammatico atto di bracconaggio contro l’orsa Amarena è anche conseguenza di un’azione sistematica di disinformazione che riguarda la convivenza tra uomo e grandi carnivori e più in generale tra uomo e natura – dichiara da Pescina Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Italia-.
Oltre a chiedere pene più dure per chi si macchia di crimini contro la natura, è necessario individuare le responsabilità di chi, quotidianamente, in settori del mondo politico, venatorio e agricolo, alimenta sentimenti di paura, giustificando o addirittura istigando all’uso del fucile come unica soluzione.
Questo sta accadendo ancora una volta in Trentino, dove il presidente Fugatti ha irresponsabilmente condannato a morte l’orsa già radiocollarata F36, firmando un decreto di abbattimento contro cui abbiamo presentato ricorso insieme alle altre associazioni.
Oggi siamo a Pescina per ricordare Amarena, simbolo della nostra natura, ma anche per reagire e ribadire la necessità di tutelare il nostro straordinario patrimonio di biodiversità».