Stregoneria in Abruzzo. I maghi Marsi e le storie di streghe, di roghi e filtri d’amore
“Abruzzo forte e gentile”, chi come me è romano conosce il detto ma soprattutto apprezza la Regione e il popolo. Quanti romani son figli d’Abruzzo? Una infinità, d’altro canto la vicinanza tra le due regioni ne facilita il connubio. “Forte e Gentile”, si, ma anche stregone. Se in terra d’Abruzzi i pastori. “lascian gli stazzi e vanno verso il mare” per dirla col Vate, fanno pure una capatina da streghe e fattucchiere al punto da far interessare l’inquisizione dei tempi andati. Certo che questa Inquisizione si dedicava all’apostolato in modo curioso: anziché diffondere la parola del Signore attraverso l’amore per il prossimo, ci davan giù di mannaia, roghi e tortura.
Tutto cominciò dalla dea Angizia che dimorava presso le acque del lago Fucino. Pare che a lei si debba l’invenzione dell’arte magica e quella di incantare i serpenti che erano gli animali a lei sacri. Si tramanda che insegnò al suo popolo l’erboristica e il modo di rendere innocui i serpenti. Era una maga così potente da catturare la luna nel cielo, comandare le acque dei fiumi e rendere brulle le montagne. Era famosa per la sua abilità nel curare i morsi dei serpenti o dei cani rabbiosi. I Marsi furono i suoi discepoli e divennero ottimi maghi, indovini, incantatori di serpenti e guaritori: la loro terra fu considerata la culla della stregoneria.
Ho fatto cenno all’Inquisizione che si divertì a torturare persone in Abruzzo e voglio raccontarvi la storia di alcune sue vittime. A onore del vero, in Abruzzo non fu mai allestito un vero tribunale dell’Inquisizione, ma furono i vescovi delle varie Diocesi con la supervisione e il benestare del Santo Uffizio a ordire e a processare i poveri malcapitati accusati di stregoneria. Insomma ‘sti vescovi erano zelanti e non volevano togliere il pane dalla bocca dei carnefici… . Le storie che voglio raccontarvi sono il simbolo di come l’ignoranza e la stupidità abbiano versato fiumi di sangue in tutta Europa e nel nostro caso in Abruzzo.
La prima vittima di cui voglio fare cenno è stata Ernestina Di Pompeo, “la strega curatrice” nacque a Campli in provincia di Teramo nel 1598 da una famiglia umile. A 17 anni Ernestina imparò dalla zia materna Berenice, ostetrica del paese, le arti dell’alchimia e della farmacia. Non lo avesse mai fatto! La poverina, dopo quattro anni divenne una abile farmacista e siccome guariva le persone ed era sempre pronta ad aiutare gli altri preparando unguenti e pozioni ricavate dalla mistura di erbe medicinali perché non accusarla di essere una strega? Non basta: le imputarono di avere avuto una figlia senza essere stata sposata. Nessuno tenne conto di tutto il bene che fece e quelli che avevano beneficiato dalle sue cure si guardarono dal prendere le sue difese. Per colmo di sfortuna la figlia Francesca di 1 anno soffriva di crisi epilettiche considerate all’epoca maleficio. Ernestina a 21 anni fu accusata di stregoneria, chiusa in carcere, torturata, processata e condannata. Naturalmente non finisce qui perché la piccola Francesca, sua figlia fu, accusata di essere posseduta dal diavolo e naturalmente condannata.
L’ Abruzzo del 1661 è piena epoca di caccia alle streghe, ovunque in Europa erano accesi i fuochi che bruciavano vivi migliaia di individui. Questa storia della stregoneria fece diventare tutti matti. Si arrivò a un punto tale di isteria che bastava solo essere sospettati di stregoneria per finire tra le mani dell’Inquisizione. In Abruzzo, questo spauracchio era ormai diventato una vera nevrosi collettiva. Ecco la vicenda legata ad Angela Occhio d’Vrocca. La narrazione è tratta da un vero e proprio processo per magia contro la strega e fattucchiera. Angela fu accusata di essere responsabile delle malie indirizzate a un tale Ignazio Rapattuni, ex amante della figlia Giovanna. Questo poveraccio, secondo gli atti del processo, da “sette anni circa si ritrova maliato stroppio dentro d’un fondo di letto”. Pare avesse diverse volte minacciato la strega di denunciarla al santo Ufficio se non l‘avesse liberato dalla fattura, ma senza risultato. Alla fine Rapattuni, denunciò il tutto al Commissario del Santo Uffizio, invocandolo “in visceribus christi” di prendere a cuore il suo caso e di punire la strega. Tutto accadde a Chieti dal 1661 al 1668. La denuncia fu corredata dai verbali degli interrogatori di alcuni testimoni. Tra le testimonianze quella del vicino di casa di Angela “occhio di rocca” (cioè occhio di gallina) che dichiarò di aver sentito in giro che è una “malissima donna e tiene nome di pubblica fattucchiera e donna di malissimo vita….. che abbia fatta (la fattura) per cause che detto Ignatio (Rapattuni) conosceva carnalmente detta Giovanna sua figlia e perché sempre bastonava e maltrattava essa Angela…..”. Come finì questa vicenda non si sa, se ne sono perse le tracce, ma quel che conta è che ad una donna erano state attribuite capacità stregonesche per il solo motivo di avere gli occhi simili a quelli di una gallina.
Se in Sud America erano usati dagli sciamani il peyote e la “yerba del diablo” potenti allucinogeni, in Abruzzo non si era da meno: L’Ente Parco Nazionale della Maiella ci fa sapere che La”yerba del diablo” altro non è che la datura stramonium, pianta con una tale potenza allucinogena che, insieme a giusquiamo, belladonna e mandragora era considerata una pianta maledetta e pertanto invisa all’Inquisizione. Altro che pianure e altopiani sudamericani, basta fare una capatina nel Parco della Maiella per trovare gli ingredienti per dare di matto spesso usati dalle maghe!
Venendo a tempi più recenti, Dino Buzzati, si occupò di una strega abruzzese in un suo reportage per il “Corriere della sera” del 1965. Trattò della “strega Melinda”, morta tre anni prima a 93 anni in uno sperduto paese di povera gente ai piedi del Gran Sasso. La vicenda è sempre quella: sedotta e abbandonata a 15 anni da un giovanotto di Penne che andò militare, Melinda preparò la sua prima fattura d’amore imparata da una“commara”. Si trattava di una robaccia composta da una ciocca dei suoi capelli, un bottone del suo corpetto e un pezzo di stoffa imbevuto del suo sangue mestruale. La lasciò sul letto del suo seduttore quando questi tornò dal fronte. La cosa fu inutile perché il giovane riparti e tirò le cuoia in guerra. La povera Melinda si ritrovò povera in canna e con due piccoli da sfamare. Per sbarcare il lunario decise di fare la maga e andò a scuola di “fatture buone”… ma non ad Hogwarts come Harry Potter, proprio no, ma da un mago di Forcella, quindi a scuola di fatture cattive da un altro di Montepradone, in provincia di Ascoli Piceno. Melinda, strega per miseria, esercitò per oltre 70 anni, senza farsi pagare le fatture buone ma chiedendo danaro o pagamenti in natura per quelle cattive. Sapeva benissimo di non poter evitare l’inferno a meno che, al momento della morte, quando il diavolo aspetta alla porta, fosse stato aperto un buco nel tetto per far fuggire l’anima, cosa che, pare, qualcuno fece! Melinda visse sola, facendo migliaia di fatture sia buone che cattive e mai andò alla messa di Natale perché sarebbe, probabilmente, finita ammazzata.
Vi lascio riflettere sui danni che ignoranza e superstizione causano. Intanto ecco gli ingredienti per una fattura d’amore: Occorrente: acqua di rose, tre fragole, tre baccelli di vaniglia, tre cucchiai di cacao, tre cucchiai di sale, un pentolino, una bottiglia di vetro, un foglio di carta, un pennarello rosso. Procedura: Versare tutti gli ingredienti nel pentolino e fate bollire il tutto per mezz’ora a fuoco basso. Con il pennarello rosso scrivete sul foglio di carta le parole magiche: “Amore puro/ Amore forte/ Apri a me tutte le porte/ Amore puro/ Forte amicizia/ Fortuna sii mi propizia”. Arrotolate il foglio di carta e inseritelo dentro la bottiglia di vetro. Dopodiché filtrate il contenuto del pentolino e versate la pozione dentro la bottiglia chiudendola. Stringete la bottiglia tra le mani e agitandola ripetete la formula magica che avete scritto per sette volte. Conservate la bottiglia al buio: non c’è scadenza (oè non bevetela mi raccomando!). Ed ora miei novelli maghetti buona fortuna e benvenuti nel mondo della magia.