Vanno a riprendere la figlia di 3 anni all’asilo e non la trovano: messa per sbaglio sullo scuolabus delle elementari. La famiglia minaccia azioni legali
ROSETO – Vanno a riprendere la figlia di tre anni all’asilo e non la trovano, due genitori di Roseto hanno provato il peggiore spavento che una coppia di genitori potrebbe provare.
È così che la routine di tutti giorni si trasforma in un incubo.
La madre della piccola, di soli tre anni, aveva portato la bimba all’asilo alle 8 per poi andarla a riprendere alle 16. Come sempre, e come fanno un po’ tutti i genitori con figli di quell’età, la donna si è recata all’asilo una decina di minuti prima ed ha atteso il suono della campanella di uscita.
Escono tutti i bambini, lei attende ancora qualche istate e poi si rende conto che sua figliano c’era più. Mille i pensieri, e tutti orrendi, quelli che possono attraversare la mente di una madre e di un padre.
Chiede alle maestre e al personale di servizio ma nessuno ha potuto dare una risposta rassicurante o quantomeno indicativa alla povera donna, ormai terrorizzata.
Il mistero risolto dopo un’ora e mezza. Gli scuolabus “inseguiti” in auto dagli altri genitori
A quel punto, inevitabilmente, i genitori della bambina fanno chiamare la dirigente scolastica che avvia i controlli dai quali viene fuori che, un’ora e mezzo prima, la piccola, per errore(sic) era stata fatta salite su uno dei quattro scuolabus che servono il plesso e che riportano i ragazzi delle elementari a casa.
A quel punto scatta la solidarietà degli altri genitori, fermatisi dopo aver compreso cosa era accaduto, e che hanno preso le automobili e seguito i percorsi dei quattro mezzi indicati dal personale della scuola.
Finalmente viene ritrovata la bimba, sudata e in lacrime, spaventatissima, all’interno di uno dei mezzi.
La madre, dopo aver riabbracciato la figlia, si è detta esterrefatta da quanto accaduto.
In effetti un asilo e una scuola elementare dovrebbero essere luoghi vigilati e sicuri, dove nulla dovrebbe sfuggire, figurarsi una bimba di tre anni messa su uno scuolabus dove ci sono ragazzi, al minimo, con il doppio della sua età.
La famiglia, ora, potrebbe rivolgersi ad un avvocato e avviare un’azione legale, soprattutto in virtù dell’eventuale stress post-traumatico sulla figlia che, ovviamente, prima di oggi non aveva mai preso un autobus.