E alla fine arrivò anche la scabbia nel carcere di Sulmona. I sindacati, che lanciarono l’allarme mesi fa, chiedono misure rapide e decisive

Carcere Sulmona

SULMONA – Dopo aver parlato di rischio, pericolo, eventualità, presupposti ambientali e timori, alla fine, come accade sempre, il rischio è diventato realtà e, come sempre ancora, ha preso tutti di sorpresa.

Ma non i sindacalisti che gli allarmi li hanno lanciati per mesi.

Nel carcere di Sulmona, dopo tanto, quasi attesa, è arrivata anche la scabbia, fattore che mette ancor più a rischio sicurezza e convivenza fra i detenuti, sempre rigorosamente in sovrannumero, e il personale, agenti penitenziari e ammnistrativi, sempre rigorosamente insufficienti.

Ora bisognerà ricorrere alle misure e ai provvedimenti di urgenza, anzi dell’emergenza, perché questo è un paese fondato sull’emergenza…

Ma vediamo cosa bene pensano i sindacalisti interessati, ovvero Tiziana Sciarra dell’Osapp, Gaetano Consolati della Uil-Pa Pp, Giuseppe Mazzagatta dell’Uspp e Davide Tabolitzki della Cgil-Fp.

«Sembrerebbe essersi materializzato il primo caso di patogenia da “sarcoptes scabiei”, dai più conosciuta come scabbia, anche tra i poliziotti di stanza al carcere di Sulmona.

Purtroppo, i timori delle organizzazioni sindacali che ne avevano partorito il possibile rischio, stante le notizie arrivate da fonti certe, si sono avverati.

Sarebbero al momento due, infatti, i poliziotti vittime della scabbia.

Se confermate, anche se i dubbi sono stati oramai azzerati dalla diagnosi rilasciata, ci si ritroverebbe di fronte ad un caso grave e di dubbia gestione amministrativa.

Questo è quello che emerge in una nota inviata al Direttore del Carcere peligno, Stefano Liberatore, dai sindacati di categoria rappresentative della stragrande maggioranza dei baschi blu in servizio presso la struttura di Piazzale Vittime del dovere».

«Per quello che starebbe accadendo in questi giorni presso la Casa Reclusione di Sulmona potremmo tranquillamente affermare che tanto tuonò che piovve! – dichiarano Tiziana Sciarra dell’Osapp, Gaetano Consolati della Uil-Pa Pp, Giuseppe Mazzagatta dell’Uspp e Davide Tabolitzki della Cgil riprendendo quanto scritto nella nota inviata per conoscenza anche al Provveditore Regionale e alle segreterie regionali -.

Il riferimento è a quanto starebbe succedendo ad un (divenuti due nel frattempo) poliziotto penitenziario il quale, da indiscrezioni assunte da fonti molto attendibili, sembrerebbe abbia contratto la patogenia della acariosi meglio conosciuta come scabbia.

Se le indiscrezioni venissero confermate ci ritroveremmo dinanzi alla dimostrazione di un teorema che mai avremmo voluto venisse praticato e che nelle note precedenti inviate all’attenzione della competente A.D. ne avevamo posto le basi.

Basi tra l’altro criticate e rese oggetto di affermazioni avanzate nella nota di risposta praticata dalla Direzione carceraria, circa i paventati tentativi di “attacco” fatti dalle organizzazioni sindacali nei confronti della Direzione stessa, che rispediamo al mittente visto che mai avremmo prodotto un idoneo reclamo se non fossimo stati certi della delicatezza della situazione venutasi a creare – proseguono i sindacalisti -.

Come si sa per motivi di privacy non si possono avere certezze, documentazione in mano, delle indiscrezioni avute.

Ma tant’è…e quindi, nel dubbio, ci vorremmo rifugiare in quello che in fatto di dileguamento del dilemma non trova eguali ovverosia: “Screening generale” e/o Sorveglianza sanitaria.

A proposito di quest’ultima ci si chiede il motivo per cui non sia stata intrapresa dall’A.D. e se non sia il caso di attivarla subito evocando l’articolo 41 del D.Lgsn. 81, 9 Aprile 2008, modificato dall’articolo 26 del d.lgs 106/09 laddove specifica che la sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente nei casi previsti dalla normativa vigente, dalle direttive europee nonché dalle indicazioni fornite dalla Commissione consultiva, ovvero qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessa sua ritenuta dal medico competente correlata ai rischi lavorativi – sottolineano i rappresentanti sindacali -.

“Ignorate prevenzione, Screening generale, Sorveglianza sanitaria e altri strumenti necessari. Ora l’Amministrazione penitenziaria si muova e prenda misure immediate e decisive”

Sempre a tal proposito, considerate le denunce dalle organizzazioni sindacali avanzate, ci si chiede il motivo per cui non sia stata attivata ad esempio la visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori la cui periodicità, qualora non prevista dalla relativa norma, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno seppur sia risaputo che la stessa periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio.

Così come l’organo di vigilanza (al quale la presente è inviata per conoscenza e che ci auguriamo sia stato messo a conoscenza della vicenda) con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente.

Ci si chiede a tal proposito, proprio per fugare tutti i dubbi e per dare un valido significato alla parola “prevenzione”, il motivo per cui non sia stata intrapresa questa strada – denunciano Sciarra, Consolati, Mazzagatta e Tabolitzki -.

In considerazione di quanto sarebbe accaduto, nel contestare i metodi sinora adottati dagli attori scesi in campo per dare una risposta risolutiva alla questione oggetto della presente abbiamo chiesto, fermo restando la necessità di effettuare adeguata profilassi generale, che tutti coloro i quali faranno richiesta della visita medica vengano messi nelle condizioni di effettuarla a spese dell’amministrazione – evidenziano i dirigenti sindacali -.

“Chiediamo di risolvere fattivamente la situazione, la giusta politica da intraprendere non lesinando di chiamare in causa anche la Asl1”

Nel limite imposto dalle leggi in materia di privacy si è chiesto altresì se risponde al vero quanto emerso dalle indiscrezioni perché, se così fosse ci ritroveremmo di fronte ad una situazione molto grave – chiosano i dirigenti -.

Chiaro segnale, quello loro, lanciato anche e soprattutto per rimandare al mittente i segnali distensivi diramati a mezzo stampa dalla restante compagine sindacale.

Insomma, sindacati divisi sull’argomento anche se la verità e la drammaticità della situazione venutasi a creare fa propendere a favore di chi chiede di risolvere fattivamente la situazione, la giusta politica da intraprendere – concludono – non lesinando di chiamare in causa anche la Asl 1 alla quale chiedono di interessarsi con maggiore vigore della vicenda».