Scuole di specializzazione mediche: a rischio le figure professionali dell’emergenza
AVEZZANO – Specializzazioni delle professioni mediche, in Abruzzo, come in tutta Italia, c’è il rischio di vedere sparire soprattutto le figure dedicate all’emergenza.
E nonostante questo grosso problema, si continua a tenere il numero chiuso nelle facoltà di medicina e non allargare il numero dei posti nelle scuole di specializzazione.
Una sorta di selezione in entrata, assolutamente illogica e incomprensibile, quando, soprattutto per quanto riguarda la formazione di nuovi medici, sarebbe molto più utile fare una selezione meritocratica durante la formazione universitaria e di specializzazione.
A mettere l’accento su questo tema è l’eurodeputata marsicana Elisabetta De Blasis, che prima di essere una parlamentare è un medico cardiologo, con 20 anni di attività nel servizio sanitario nazionale nel settore dell’emergenza cardiologica e della cardiologia pediatrica.
Questo il suo pensiero in merito ai recenti dati sulle iscrizioni alle specializzazioni mediche.
«I giovani medici italiani stanno fuggendo dalle scuole di specializzazione mediche. C’è il serio rischio che alcune delle figure che hanno tenuto in piedi il Paese durante la pandemia, come i medici dei reparti di emergenza-urgenza, gli anestesisti e gli specialisti che lavorano negli ambiti della rianimazione, della chirurgia o della terapia del dolore non si formino più in Italia».
I giovani che si stanno affacciando al mondo delle discipline specialistiche ospedaliere sentono tutto il peso di una situazione creatasi nel corso dei decenni precedenti, caratterizzata dai tagli ai finanziamenti ed i blocchi del turn-over perpetrati dai governi di sinistra, e che vede ritmi di lavoro insostenibili, esposizione a denunce, burnout da stress e una continua e diffusa violenza contro gli operatori sanitari.
Problematiche che leggiamo purtroppo tutti i giorni nelle cronache. Inoltre, a sfavorire le scuole di specializzazione in tutta Italia e con esse anche quelle dell’Aquila e di Chieti è, ad esempio, la normativa prevista dal cosiddetto “decreto Calabria”.
Una normativa che seppure abbia anche degli aspetti positivi, come la possibilità per i giovani medici di accedere ai concorsi già dal terzo anno di specializzazione, sta svuotando le scuole, inserendo giovani medici che sono ancora in formazione a lavorare nelle corsie, in molti casi in maniera impropria ed improvvida, come veri e propri sostituti dei colleghi specialisti di branca.
Tale situazione, inoltre, sfavorisce le sedi delle scuole che insistono in regioni dove la suddetta cronica mancanza di finanziamenti, voluta dai governi precedenti, non consente di offrire agli specializzandi assunzioni immediate negli ospedali di riferimento.
La soluzione non sarà facile da trovare – conclude l’On. De Blasis -. Ma spero che possa essere presa in considerazione la richiesta degli specializzandi di prorogare la presa di servizio al 1° dicembre in modo che possano scorrere le graduatorie e che il Governo, che ha già impresso un forte cambio di rotta agli investimenti in sanità (dopo decenni di tagli), riesca a destinare ulteriori risorse all’assunzione di medici migliorando in tal modo la quantità (leggi riduzione liste d’attesa) e qualità (leggi riduzione dell’errore sanitario) dei servizi offerti».