No al progetto di “ri”dimensionamento scolastico da Cgil e Flc regionali. D’Amico: «Opportuno intervento Anci. Si danneggiano le aree interne»
PESCARA – Il nuovo dimensionamento scolastico è una nuova mazzata sulle aree interne d’Abruzzo, al loro sviluppo e alla crescita di quelle popolazioni, oltre a rappresentare un disincentivo al non abbandonare queste splendide zone che, nonostante tutto, possono offrire grandi possibilità.
Questo, in estrema sintesi, il pensiero espresso dalla Cgil e Flc Abruzzo e Molise, e dal candidato Presidente della Regione Abruzzo del centrosinistra, Luciano D’Amico.
«La modifica dei parametri del dimensionamento scolastico è una riforma sbagliata, che rischia di penalizzare ulteriormente le aree interne e i territori soggetti a drastico spopolamento, come quelli abruzzesi.
Nonostante le tante sollecitazioni e le dichiarazioni di mero principio con cui l’assessore Quaresimale ha più volte dichiarato la sua contrarietà ai tagli, il piano va avanti e rischia di essere approvato entro il 30 novembre nonostante la ferma contrarietà dei lavoratori della scuola, dell’opinione pubblica e degli enti locali”.
Lo affermano la Cgil Abruzzo Molise e la Flc-Cgil Abruzzo Molise, tornando ad esprimere contrarietà al piano di dimensionamento.
«Condividiamo in tal senso il grido d’allarme del presidente dell’Anci, che ha giustamente rimarcato la contrarietà a un piano che con la scusa dell’attuazione del Pnrr nasconde l’ennesimo taglio – affermano il segretario della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, e quello della Flc-Cgil Abruzzo Molise, Pino La Fratta -.
Ricordiamo infatti che nell’ultimo tavolo tecnico la Regione, non avendo ricevuto proposte dalle Province, che si sono espresse tutte contro i tagli, ha fatto proprio il piano dell’Usr Abruzzo, che prevede per l’anno scolastico 2024/25 undici istituzioni scolastiche in meno in Abruzzo:
- 4 in provincia di Chieti;
- 3 in provincia dell’Aquila;
- 2 a Pescara;
- 2 a Teramo.
Si tratta però solo dell’inizio: se il criterio verrà confermato, complice il costante decremento demografico, la nostra regione rischia ulteriori accorpamenti.
La riorganizzazione del sistema scolastico non può partire da un taglio. Lo abbiamo ribadito più volte: non ci si può limitare ad “assecondare” la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile.
Per invertire la denatalità servirebbero politiche atte a sostenere l’occupazione stabile di giovani e donne e investimenti idonei a garantire un migliore rapporto tra esigenze di vita e lavoro: più asili nido, gratuità e obbligatorietà delle scuole dell’infanzia, aumento del tempo pieno e tempo prolungato.
Non ci rassegniamo: oltre ad impugnare il decreto interministeriale attuativo, continueremo con ulteriori azioni di mobilitazione. Abbiamo chiesto al ministro di ritirare il provvedimento e chiediamo alla Regione Abruzzo, come a tutte le Regioni, di non attuarlo.
“La riorganizzazione della scuola non può partire da un taglio. Ci opporremo in tutti i modi. Investire nella conoscenza”
Nel frattempo, utilizzeremo ogni strumento politico per poterlo contrastare, a partire dallo sciopero del 17 novembre che ha tra i punti rivendicativi anche il contrasto al dimensionamento. Investire in conoscenza – concludono Ranieri e La Fratta – vuol dire investire sul futuro: un Paese che taglia sulla conoscenza è un Paese che taglia il proprio futuro».
«È opportuno l’intervento che l’Anci Abruzzo, attraverso il suo presidente Gianguido D’Alberto, fa sulla cosiddetta riforma del dimensionamento scolastico. È da ritenersi il modello di cosa e come non vada fatto, in materia di politiche e di interventi, per la nostra regione – dichiara Luciano D’Amico, candidato alla Presidenza della Regione per il Patto per l’Abruzzo -.
Se nelle zone densamente popolate, dove è più fitta la presenza delle scuole, l’accorpamento degli istituti si farà sentire di meno, è in quelle interne e di montagna, un’estesa porzione di Abruzzo, che questo tipo di intervento si tradurrà in un allontanamento dell’istituzione scolastica dalle alunne e dagli alunni, in un impoverimento della didattica e del diritto all’istruzione.
In definitiva, tutto ciò che occorre evitare per fare in modo che le aree interne non perdano ulteriore terreno rispetto alle città e alle aree costiere in termini di qualità dei servizi.
È opposta la strada da seguire: se vogliamo valorizzare l’identità e le potenzialità dell’Abruzzo, è del suo policentrismo che bisogna prendersi cura, a tutti i livelli: è dannoso, oltre che irrazionale, pretendere di applicare stessi criteri e misure per territori che per conformazione e condizioni di partenza sono molto diversi. Vale per l’istruzione così come per la sanità, le infrastrutture, e gli altri ambiti.
È condivisibile a questo proposito la proposta di Anci di un contributo economico transitorio da parte della Regione per salvaguardare l’integrità del sistema scolastico. In attesa naturalmente degli esiti di un’interlocuzione tutta politica che la Regione stessa dovrebbe intraprendere proprio per, come detto, difendere e valorizzare le scuole dell’Abruzzo, in particolare quelle delle aree interne».