“Il mondo di Nino, arte e altre amenità nella vita di Nino Cristofaro” con le parole di Orazio Mascioli: mostra-evento ad Avezzano
E’ il fotografo e scrittore Orazio Mascioli che, nel voler omaggiare e ricordare la vera amicizia e la scomparsa di un eclettico sognatore quale fu Nino Cristofaro, organizza una mostra-evento il 3 dicembre alle ore 15:30 presso la Sala Irti in Avezzano.
Il pomeriggio muoverà dalla esposizione di opere e documenti al confronto dialogico che intratterranno, con l’intervento moderatore di Alessandra Sucapane, Pierluigi Di Stefano, assessore alle politiche culturali, Enrico Cristofaro grafico, fratello di Nino e curatore della mostra, Antonella D’Angelo e Eliseo Parisse artisti.
Ed è proprio Orazio Mascioli che delinea, di Nino Cristofaro, un ritratto delicato e affettuoso esattamente quanto lo era Nino. E che sollecita ricordi di un tempo, quello degli anni ’60, leggero e spensierato, in cui era lecito sognare e persino realizzare i propri sogni, in cui la cultura che circolava tra i giovani, tanta e di alta qualità perché si leggeva molto, era foriera di idee, progetti e realizzazioni:
Sussurrare pensieri e respirare profumi.
Personalità eclettica quella di Nino Cristofaro.
Un ragazzo che sognava a occhi aperti mentre passeggiava con Tino Nicoli, il suo amico del cuore.
Tino era un ragazzo molto dolce e molto timido a cui Nino era particolarmente affezionato e che lo seguiva nei suoi ragionamenti surreali; e Tino, anch’egli personaggio un po’ surreale, lo ascoltava.
Insieme facevano quei progetti che le persone “con i piedi per terra” non avrebbero mai fatto. Così, con la serietà che hanno i fanciulli quando giocano, Nino progettava il futuro per gli amici che intorno a lui si aggregavano.
Una sua grande intuizione, un sogno che sarebbe diventato realtà, lo portò a concepire e fondare una associazione assolutamente innovativa in una cittadina di provincia, come l’Avezzano degli anni sessanta, dove il desiderio di aggregazione dei giovani faceva sorgere piccoli club con lo scopo di stare insieme soprattutto per ballare.
L’idea di Nino però era legata a un vero progetto culturale, seppur figlio di un gioco da ragazzi: “fare finta che”.
Sì, sognare di mettere su una casa produttrice cinematografica, sognare di riunire un gruppo di amici intorno a un tema sociale, sognare di poter dare a ognuno l’opportunità di mettere in pratica un proprio hobby e coinvolgere altri ragazzi con le stesse passioni.
E così, come raccontano i quotidiani dell’epoca, nel 1963 nasce ad Avezzano «Il Circolo Culturale Castmars» da «un’idea dei giovani Nino Cristofaro, Santino Lucci, Claudio Rossi, Tino Nicoli, Ciro De Vincentiis e Luciano Di Domenico, per impiegare in modo sano e costruttivo il tempo libero».
In molti, tra questi adolescenti, erano alunni del Liceo Torlonia.
E il Castmars era questo: un insieme di ragazzi con interessi diversi, con opinioni politiche differenti, di estrazione sociale varia, studenti o lavoratori che decidono di stare insieme per scambiare le proprie esperienze e competenze e metterle a disposizione degli altri in una sorta di autoformazione di gruppo. Il nome “CASTMARS” fu pensato da Nino come unione delle due parole contratte Cast (gruppo) e Mars (marsicano).
Il gruppo di amici cineamatori, Nino ed Enrico Cristofaro, Ciro De Vincentiis e Luciano Di Domenico, realizza e in seguito proietta in una “Prima” al Centro di Servizi Culturali, il film a soggetto “Una Fiaba Moderna”, con Angelo Santucci e Lia Ruggiero come attori protagonisti.
Nel corso dell’anno, i giovani del Castmars partecipano alla prima mostra di arti figurative organizzata dal Centro Sociale di Avezzano, la “Mostra regionale Abruzzo-Molise”.
È a questo punto della narrazione che muove le sue prime timide pennellate Nino Cristofaro che tutti conosciamo, Nino pittore.
E la sua è la magia di un cammino, di fiori nascosti, di grifoni in volo come gabbiani sull’onda.
È la magia di un pennello gentile, di una fiaba illustrata a nipotini incantati.
È un passo misurato il suo, che ci accompagna per valli e faggete, per arenili e pinete appena nascoste. Col giallo della ginestra imbellettata a un taglio di sole.
E un respiro che abbraccia uno spazio infinito, un silenzio soltanto apparente.
Le pennellate su tela, l’acquerello sciacquato all’ombra di un arbusto, ci rendono struggenti emozioni. E anche il semplice segno svagato di una biro ferma uno sguardo distratto.
È la magia della natura, che combatte un’eterna battaglia contro le nostre frettolose stanze di esistenza quotidiana.
E Nino, che ci regala una pausa, un attimo appena sospeso.
Interrotto soltanto dal richiamo degli amici di sempre, restituito dalle valli e dall’eco cortigiana del regno incantato che canta montagne e note di una musica struggente.
È un senso raffinato il punto di non ritorno tra arte e semplice narrazione.
È un rapido volo su flutti e vette innevate.
Una realtà rarefatta, sottile e leggera, colorata dell’azzurro di una faggeta ghiacciata, di una bruma su una giostra tranquilla o lo specchio luminoso di una spiaggia rovente.
La nostra vita quotidiana?
Come un bambino eternamente innamorato del suo trenino elettrico, Nino ci conduce nell’azzurro del suo giardino, tra rose e fiori di oleandro profumati.
E ci parla piano.
Col suo fare elegante, sembra invitarci a calma e serenità.
È questa, forse, la consapevolezza dell’artista che ci invita ancora una volta a riflettere sul senso delle cose, sulla luce della nostra quotidiana routine.
È così, deposti i pennelli, che, dalla volta del Cielo, la stella di Nino ancora accarezza i suoi cari e racconta fiabe e magie illustrate nei fogli di un libro.
E a me piace pensarti così, Nino carissimo.
Immerso nel profumo di mandarino di una cartolina di Natale appesa all’albero della tradizione.
Tra gli arbusti raccolti in montagna e le lucine sospese nell’azzurro del Cielo.
Che sia musica, pittura, cinema o scrittura non importa. Quel che è importante è l’arte che ha permeato il pensiero di Nino e che oggi noi possiamo ancora vedere attraverso le sue opere. E il meraviglioso pensiero che gli ha dedicato Orazio Mascioli.