Vertenza Johnson: Quaresimale, vicino ai lavoratori. Si lavora a soluzioni alternative
PESCARA – “Alla Johnson la procedura di licenziamento rimane congelata per un anno (fino al 17 dicembre 2024, ndr) e questa soluzione è sicuramente migliorativa rispetto a quanto prospettato dall’azienda con il licenziamento collettivo entro il 31 dicembre 2023, anche perché la stessa multinazionale, in avvio della vertenza, ha mostrato di non conoscere gli ammortizzatori sociali che mette a disposizione la normativa nazionale”. Lo afferma l’assessore regionale al Lavoro, Pietro Quaresimale, rispondendo ai rappresentanti sindacali.
“Dal verbale dell’ultima riunione – ribadisce l’assessore – si dice che la procedura di licenziamento non è immediata ma scatta nel dicembre del 2024. Solo dopo la riunione la società ha deciso invece di avviare lo stesso la procedura di licenziamento e questo ha generato l’equivoco.
E’ vero che non c’è motivo di esultare per la concessione della Cassa integrazione straordinaria – prosegue Quaresimale – ma questo, come ho avuto modo di dire più volte, ci permette di guadagnare un anno per trovare soluzioni alternative occupazionali per i lavoratori e soprattutto apre la strada ad un accordo di uscita volontaria con un incentivo economico, giudicato positivo dagli stessi sindacati, per quei lavoratori che fino al 30 giugno 2024 non si oppongono alla procedura di licenziamento collettivo.
È il caso di ricordare come era partita la vertenza con la multinazionale che il 16 ottobre aveva annunciato l’intenzione di chiudere la procedura collettiva di licenziamento entro il 31 dicembre.
La mediazione della Regione e di questo assessorato, con il supporto dei sindacati stessi e delle Rsu, ha permesso di guadagnare tempo e avviare una fase nuova della vertenza stessa che prevede attività di scouting della stessa Johnson per trovare una nuova ricollocazione del personale.
In questo momento delicato – conclude Quaresimale – la polemica non giova a nessuno; giova invece che tutti gli attori coinvolti nella vertenza si diano da fare per trovare soluzioni lavorative alternative”.