“Correlativi oggettivi”: personale di Stefano Scarapazzi alla Pro Loco di Avezzano
AVEZZANO – Nel ricco programma natalizio, organizzato dalla Pro Loco per offrire al pubblico eventi di interesse culturale e sociale e condividere le festività, l’incontro con la pittura resta un segno distintivo dei consiglieri che, da tempo, attuano un’efficace attività di promozione e diffusione delle opere realizzate dagli artisti.
Ospite, nella sede di via Corradini, fino a Domenica 31 dicembre la personale di Stefano Scarapazzi “Correlativi oggettivi”. L’evento vede il supporto del Comune di Avezzano.
Stefano Scarapazzi si definisce: un pittore che ancora deve diventarlo. E’ un percorso. Anche lui, come tanti, ha dovuto dirottare la sua passione dagli studi d’arte a quelli pratici per un futuro lavorativo. Ottiene il diploma di radiologia per poi affrontare un percorso universitario di psicologia. La sua passione per l’immagine lo porta a diventare fotografo. Ha sempre coltivato, fin da bambino, il suo amore per il disegno e per la pittura che però non sono stati mai una alternativa. La scelta del colore è una scelta intima soprattutto del blu, ma è anche una sfida perché in tutte le opere manca la parte attrattiva del fondo scuro. La pittura sembra fotografica ma è a punta di pennello. “Non è un iperrealismo, perché mi porto dietro anche il retaggio del mio Maestro che mi voleva molto libero. Per questo ho iniziato con la pittura impressionista.” Queste tra le tante la rivelazione di un uomo profondo, appassionato amante dello sconfinato mondo dell’arte.
Un incontro importante quello di Stefano Scarapazzi quando, a Imola, ha conosciuto il suo mentore, Walter Dall’Oppio, frequentando il suo studio per 5 anni.
La tecnica usata è olio su tela. Esclusivamente.
C’è sempre un soggetto, un dipinto che più di altri è vicino alla scelta, o meglio, che l’artista predilige, per Stefano Scarapazzi è quello che maggiormente evoca emozioni.
“La mia scelta è legata alla poetica di Eliot e di Montale. Eliot per i “Correlativi oggettivi”, da qui il titolo della personale, vale a dire quelle cose che stimolano l’immaginazione e per Montale la memoria epifanica. E’ una scelta che va al di là della rappresentazione, è una presentazione voluta togliendo la lettura dalla sinistra alla destra, conclusiva e di tipo didascalico. I miei quadri sono tutti tagliati in modo che l’occhio non faccia il solito giro di visione, di percezione, ma rimanga sospeso. Tutte le opere hanno un comune denominatore, quello di lasciare libertà a chi osserva.” –così precisa l’artista- “Il pittore è un dittatore, crea una immagine e consegna ciò che vuole; ho voluto fare un percorso diverso, quello di lasciare all’osservatore la libertà evocativa. La scelta della luce e del colore è proprio in antitesi con la scuola pittorica del ‘600.”