600 ragazzi al Teatro dei Marsi per “Segre. Come il fiume”, Ciaccia: «Un raccordo con il presente dove si vivono ancora momenti di intolleranza e violenza verso i “diversi”»
AVEZZANO – Alla base del successo, la straordinaria tela di collaborazioni artistiche intessuta da due territori diversi e due città solo apparentemente distanti, quali Avezzano ed Ortona (CH). In 600, tra giovani e giovanissimi, hanno apprezzato, con applausi e sguardi emozionati, lo spettacolo proposto per la Giornata della Memoria dal Teatro dei Colori, diretto dal maestro Gabriele Ciaccia, e dal Teatro del Krak, in perfetta sintonia.
“Segre. Come il fiume”: questo il titolo della rappresentazione teatrale con, al centro del palco, l’eccezionale attrice Alberta Cipriani, ortonese classe 1993. Il Comune di Avezzano ha patrocinato l’evento, sostenendolo assieme al Ministero della Cultura e alla Regione Abruzzo. Preziosa anche la vicinanza della Fondazione Carispaq.
“Per l’arte, – afferma il maestro Gabriele Ciaccia – la Giornata della Memoria è un’altra porta che va riaperta con attenzione, determinazione e con rigore, per ripetere delle verità che tutti sanno, ma che tutti devono anche imparare a dire anche ad alta voce, sempre. È stato un momento di grande partecipazione ed empatia, soprattutto perché 600 ragazzi, delle scuole del territorio, si sono emozionati assieme ai nostri attori”.
La figura-perno della storia raccontata è quella di una Liliana Segre vista come una bimba di appena 8 anni.
Nel 1938, infatti, entrano in vigore le leggi razziali, che si abbattono con una violenza inaudita sui parametri della società di allora. Poi arriva, come un fulmine nero, l’esperienza dei cancelli di Auschwitz.
Dal lager, Liliana tornerà viva da sola, orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra. Da farfalla fragile e con ali calpestate, però, si trasforma col tempo in una testimone diretta dell’oltraggio, in una custode viva e forte della storia dei perseguitati.
Il Teatro del Krak, guidato dal regista e autore teatrale Antonio Tucci di Ortona, ha portato in scena i racconti di Liliana: dalla tragedia della Shoah alle conseguenze delle leggi razziali in Italia. “Un raccordo – conclude Ciaccia – è stato fatto con i giorni di oggi, in cui, anche se in forme diverse e con sfumature alterate, si vivono ancora momenti di intolleranza e di violenza verso i ‘diversi’. Da un momento all’altro, la porta delle atrocità potrebbe essere spalancata di nuovo, come una bocca di fuoco, dando vita a nuove tragedie. Possiamo solo presidiare il presente, con il dono della grande eredità lasciata ai posteri dai coraggiosi, testimoni di periodi storici bui per l’umanità. Possiamo solo continuare a dire di no, decidendo sempre da che parte stare, con la fermezza della volontà e la libertà del pensiero”.
Il lavoro teatrale, in scena giovedì al Teatro di Avezzano, ha offerto ai giovani l’opportunità di non dimenticare il dramma della Shoah, definito dal premio Nobel Elie Wiesel come “La più grande tragedia della storia”.