Alla ricerca degli asintomatici. Come si svolgono i tamponi nelle Zone Rosse
Ortona a mare – Caldari non è la prima “Zona Rossa” del territorio abruzzese a sottoporsi ai tamponi. I centri oggi in zona rossa, si stanno sottoponendo tutti, chi prima e chi dopo, allo screening epidemiologico. Organizzazione e profilassi dei controlli: tra indignazione e ritardi, quali sono le misure anti-contagio che sono state prese?
Come sta avvenendo allora la ricerca tramite tamponi? I risultati quali sono?
Alcuni dati positivi stanno arrivando: l’area vestina è uscita dalla zona rossa infatti.
Niente più limitazioni nei comuni di Elice, Civitella Casanova, Farindola, Montebello di Bertona e Penne.
I divieti restano in vigore, dal 20 aprile e «fino a cessate esigenze», nei comuni della Val Fino, in provincia di Teramo – Castilenti, Castiglione Messer Raimondo, Bisenti, Arsita e Montefino – e nella frazione Villa Caldari di Ortona. Così decreta in questi giorni il Presidente della Regione Marsilio, dopo il confronto con i risultati delle Asl.
Alla luce dei risultati dei test eseguiti, si faranno poi le dovute valutazioni sulla “zona rossa” e sulla eventuale rimodulazione dei provvedimenti restrittivi.
Infatti è proprio a seguito dei monitoraggi e dei risultati dei test, che una zona rossa viene aiutata ad uscire dai criteri che la obbligano a questo tipo di quarantena, decidendo poi di prolungare le misure restrittive o meno: anche in riferimento alle situazioni in corso di accertamento ed alle attività territoriali di profilassi.
Per capire cosa traspare dalle ricerche sui territori in zona rossa, lo si evince proprio dai responsi delle Asl:
Per quanto riguarda la frazione Villa Caldari di Ortona, la Asl di Chieti scrive in un documento che «il tasso cumulativo di prevalenza pari n a 1441/100.000 è superiore di oltre 10 volte il tasso di prevalenza dell’intero Comune di Ortona che, considerando il periodo di incubazione, il focolaio epidemiologico della contrada Caldari di Ortona non può assolutamente definirsi spento. Di conseguenza una intempestiva revoca delle restrizioni porterebbe con molta probabilità a riaccensioni e pericolose ulteriori diffusioni del Covid-19».
Mentre la Asl di Pescara afferma che: «la valutazione del numero dei casi e dei trend ad essi associati nei vari comuni della provincia, relativa all’ultima settimana di osservazione, permette di evidenziare in senso generale un ulteriore rallentamento delle nuove diagnosi anche nelle zone urbane più popolose. […] Si ritiene pertanto non necessario il mantenimento delle ulteriori restrizioni nei centri oltre la suggerita scadenza del 19 aprile»
Tutte le Asl si sono riorganizzate per la raccolta dei tamponi e dei prelievi. Sono state eseguite le giuste procedure anti contagio? Le persone si sono sentite tranquille nel sottoporsi a questi controlli? Andavano fatti prima i tamponi? Sono stati resi obbligatori?
Molte le domande che ci stanno martellando in testa sulla questione ricerca epidemiologica delle zone rosse. E le abbiamo rivolte ad una ragazza che vive nella zona rossa di Caldari, Ortona, per tentare di carpire il punto di vista dei cittadini e non solo quello medico, entrando nel vivo di un quartiere colpito, tra i disagi delle persone che vivono una quarantena forse più dura del resto della popolazione.
La popolazione di Caldari rimane però indignata dal ritardo di questo particolare screening: i cittadini della frazione di Ortona avrebbero voluto sottoporsi a questa ricerca già da molto tempo, visto che sono in misure restrittive dal 27 Marzo.
Gli abitanti della Zona Rossa non possono uscire a fare la spesa, la quale viene portata loro, senza poter accedere a tutto, con limitazioni anche nelle scelte dei prodotti e quindi ritrovandosi a comprare delle cose a prezzi maggioritari.
Quello che si chiedono dunque le persone di Caldari è se questi test fossero stati fatti prima forse, a risultati ottenuti, oggi sarebbero anche loro tra quelli usciti dalla zona rossa?
Nonostante ciò non è stato reso obbligatorio assoggettarsi ai test. Quindi alcuni membri della popolazione rimarranno col dubbio se essere vittime del coronavirus o meno e non contribuiranno ad uno screening esatto.
Quanto è attendibile allora questo screening? E chi non si è sottoposto a tampone e prelievo dovrà rimanere a casa obbligatoriamente anche quando non verrà più dichiarata quella zona in restrizione di spostamenti, quindi zona rossa?
Eppure è il Ministero della Salute a sentenziare che nelle zone rosse vengano fatte queste ricerche, estendendo le pratiche di controllo non solo ai sintomatici, dopotutto è l’OMS a ribadire che il contatto con i casi asintomatici è uno dei motori principali della trasmissione del nuovo Coronavirus.
Ricordiamo inoltre che a Caldari c’è un tasso di 1.610 positivi per 100mila abitanti, mentre la provincia di Chieti si attesta su un tasso di 128 casi su 100mila abitanti. I deceduti a Ortona sono otto e tutti domiciliati in contrada Caldari.
Filomena è la ragazza alla quale abbiamo fatto qualche domanda e che ieri mattina alle 11:30, insieme alla sua famiglia, con due bambini di 10 e 13 anni, si è recata presso la temporanea struttura allestita nella zona di Caldari e si è sottoposta a tamponi e prelievi.
Filomena ci ha raccontato che i cittadini che si sottoponevano ai controlli dovevano rispettare un ordine di accesso ai prelievi in base alle vie di residenza: ha tenuto a sottolinearci di sentirsi tranquilla, non che meno una privilegiata a poter fare il tampone e quei test che resteranno anonimi per la ricerca, ma aiuteranno anche i cittadini a capire come muoversi e come si è evoluta la diffusione del Covid.
“La paura di stare a contatto con altre persone c’era”, ci spiega Filomena, “Paura di stare vicino a persone potenzialmente infette. Ma la cosa è stata gestita molto bene. Tramite whatsapp abbiamo ricevuto in quale fascia oraria recarci a fare i test. La cosa più bella che è avvenuta è che abbiamo potuto salutare i nostri vicini di casa e altre persone del quartiere, non solo dai balconi.”
Le persone hanno rispettato le file gestite dalla protezione civile, senza fare assembramenti. Hanno atteso di varcare il cancello che li accompagnava nella struttura per fare tampone e prelievo e senza problemi, ognuno munito di mascherine e guanti.
Sono rimasti in fila all’aperto e la protezione civile forniva loro l’alcool per disinfettare i guanti oltre che un ulteriore mascherina da mettere su quella che avevano già, altre mascherine sono state donate loro anche all’uscita dal luogo dopo aver fatto tampone e prelievo.
Rimanendo sempre all’aperto nel giardino antistante la struttura, alcuni operatori si avvicinavano a chiedere il codice fiscale e i dati personali alle persone in fila. Così hanno reso la pratica più sostenibile possibile negli spazi aperti e non in luoghi chiusi.
Possiamo allora dire che la paura da contagio è stata ben superata dai cittadini, visto il tipo di organizzazione anche da parte dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo con il quale la Asl di Ortona ha collaborato.
La cittadinanza ha risposto bene all’iniziativa e ai controlli.
Il sindaco Leo Castiglione aveva lanciato un appello alla popolazione affinché andasse a fare il test, poiché se «tutti fanno il tampone avremo una situazione chiara, perché i positivi che emergeranno saranno isolati e trattati secondo i protocolli sanitari».
“Pur essendo rammaricato per gli attacchi ingiustificati di alcuni, in un momento delicato della nostra vita, continuo a lavorare per i miei cittadini“, sottolinea il sindaco Castiglione, «avendo come unico obiettivo la tutela della salute di tutti. Purtroppo», conclude il primo cittadino, «al di là delle convinzioni personali sono i dati scientifici, uniformati a livello nazionale, a guidare le azioni del sottoscritto e degli altri organi istituzionali».