L’Avegiano 2019 della cantina Bove di Avezzano tra i Montepulciano d’Abruzzo dal migliore rapporto qualità-prezzo secondo Gambero Rosso
Quando in Abruzzo si parla di vino rosso, è palese che si stia parlando di montepulciano. Il vitigno del resto trova la sua culla nella Valle Peligna, nella parte centro-meridionale della regione, e da qui si sarebbe diffuso nel resto dell’Abruzzo e nelle regioni limitrofe. Il montepulciano infatti è molto diffuso nelle vicine Marche e, più sporadicamente anche in Umbria, Lazio, Molise e Puglia.
La storia del montepulciano è molto lunga e soprattutto si intreccia, confondendosi, con quella dell’altro importante vitigno a bacca nera centro-italico, il sangiovese. Pur non avendo affinità genetiche, le due uve in passato sono state vittime di una confusione durata per secoli. Responsabile ne sarebbe Sante Lancerio, bottigliere di papa Paolo III (siamo intorno alla metà del ‘500), che chiamava Montepulciano il vino proveniente dall’omonima cittadina toscana, che però già all’epoca veniva prodotto con il sangiovese.
Con la diffusione di quest’ultimo sarebbe cresciuto anche il disordine onomastico, una confusione che ritroviamo ancora agli inizi del Novecento, quando tutti i maggiori ampelografi non distinguevano ancora montepulciano e sangiovese. Tuttavia qualcuno aveva già intuito le differenze: in un testo della metà dell’800, infatti, si fa riferimento al “montepulciano primaticcio”, che indicherebbe il sangiovese, e il “montepulciano cordisco”, il montepulciano vero e proprio.
Oggi tutto ciò è stato ovviamente superato e gli studi scientifici sulle varietà hanno fatto chiarezza sulla genetica delle due uve. Anche perché è abbastanza facile cogliere le differenze nei vini prodotti con i due diversi vitgni. Il montepulciano infatti è un’uva molto materica, ricca, potente, generosa: tanto al livello agronomico quanto in fase di vinificazione ne va tenuto a bada il temperamento. Quando il gioco riesce, si ha a che fare con rossi molto interessanti, ottimi compagni della tavola e dal potenziale d’invecchiamento praticamente infinito.
I Montepulciano d’Abruzzo dal migliore rapporto qualità-prezzo
Qui sotto trovate una selezione di Montepulciano d’Abruzzo molto buoni e poco costosi: sono, infatti, quelli che abbiamo recensito sulla guida Berebene 2024 di Gambero Rosso, quindi li troverete in enoteca (e on-line) a meno di 20 euro.
Il Cortalto 2019 è un Colline Teramane che presenta un bouquet abbastanza caratteristico. Grandi classici sono i cenni di frutto nero e le sensazioni minerali di grafite, cui si aggiunge una più particolare nota di erbe aromatiche e sensazioni di sottobosco. In bocca la materia tannica è davvero abbondante ma il sorso riesce a divincolarsi grazie a un bel sottofondo sapido. L’azienda sorge a Canzano, sulla valle del Fiume Vomano.A gestire l’attività è Enrico Cerulli Irelli che, dal suo ingresso in azienda, ha lavorato per ammodernare attrezzature e gestione agronomica. Il vigneto è diviso in due appezzamenti: quello di Canzano, nei pressi della cantina, di 35 ettari, e quello di Mosciano, leggermente più a nord, di 18 ettari.
Il Montepulciano d’Abruzzo 2020 di Nestore Bosco alterna sbuffi balsamici a sfumature di frutto scuro mentre in bocca tornano sensazioni di mirtillo e ribes nero a dare supporto a un tannino di buona precisione. Una gamma piuttosto variegata è quella in cui si declinano le etichette dell’azienda battezzata dal Cavalier Bosco, che la fondò alla fine dell’800. A guidarla oggi c’è Giovanni, aiutato dai figli Nestore e Stefania; il patrimonio viticolo su cui possono contare si estende per una settantina di ettari sulle Colline Pescaresi, concentrati per gran parte in località Casali di Nocciano, centro nevralgico dell’azienda anche dal punto di vista produttivo. È qui che affinano i rossi da montepulciano, concepiti per un lungo invecchiamento, e i fragranti bianchi prima di essere messi in commercio.
Il Montepulciano 2020 di Jasci sfoggia un nitido frutto rosso, sfumature floreali che ricordano il geranio, e una bocca leggera, spida, fragrante, ma dotata di polpa fruttata, bevibilità e dinamica. Le vigne della famiglia Jasci respirano le calde brezze che dall’Adriatico soffiano verso le dolci colline che fanno da sfondo a Vasto.
Nel Riparosso 2022 mora, cacao e brace si fondono regalando un sorso che avanza senza tentennamenti tannici o asciugature alcoliche nel solido palato. Lorenzo e Stefano Illuminati hanno raccolto in pieno l’eredità del Cavalier Dino, recentemente scomparso ma trasversalmente citato tra i principali ambasciatori del vino abruzzese nel mondo. Non solo grandi vini da invecchiamento, ma anche goduriosi Montepulciano di pronta beva.
Nel Montepulciano d’Abruzzo Avegiano 2019 fragranti sensazioni di frutti rossi e neri descrivono il nitido profilo aromatico. La bocca è fresca e scorrevole, il sorso ha ritmo e torna sui frutti croccanti. Storica realtà avezzanese, cuore pulsante della produzione aquilana, Bove trae linfa da una sessantina di ettari riservati alle tipiche varietà abruzzesi.
Il Becco Reale, premiato con i Tre Bicchieri 2024 sulla guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, è la dimostrazione che un Montepulciano può essere un grande vino anche quando non ricerca l’opulenza. Nitido nelle note di mora di rovo e prugna, sfumato su sensazioni di goudron, ha un attacco di bocca succoso e un tannino saporito. È dal 1830 che i Di Carlo si occupano di viticoltura. In questo lungo lasso di tempo hanno cambiato pelle e marchio aziendale più volte, ma l’idea che sottende la loro attività è sempre la stessa: portare l’Abruzzo e il suo vino alla ribalta del vino mondiale. Il nuovo marchio, Vignamadre, ha proprio questo scopo e descrive anche il lavoro e la ricerca fatti negli ultimi anni da Giannicola Di Carlo e dai figli Federico e Daniele: una vitienologia attenta ad ascoltare e incanalare la forza della natura.
Spigliato e sfrontato il Montepulciano Casabianca, fermentazione spontanea: mirtillo e mora al naso, bocca concreta e solida con il tannino a dare ritmo al sorso. Gli oltre 170 ettari di proprietà dell’azienda sono situati a Castilenti, nel cuore delle colline Teramane, un vigneto parecchio esteso ed equidistante dal Gran Sasso e dall’Adriatico che si giova di un clima ideale per la viticoltura e permette di ottenere una vasta selezione di etichette.
Il Mo Riserva 2019 spicca anche quest’anno per il vantaggiosissimo rapporto qualità prezzo. Le note conferite dal legno di maturazione si fanno sentire nitidamente al naso nelle sensazioni di cioccolato fondente e caffè che si uniscono a suggestioni di marasca e visciola. La struttura tannica è ben gestita e il sorso si scioglie su succosi ritorni fruttati. Tollo è una tra le realtà più prestigiose delle cantine cooperative. Nata nel 1960, oggi è un gigante della produzione, con 18 milioni di bottiglie prodotte ogni anno e oltre 3200 ettari vitati. Nonostante l’imponenza di questi numeri, l’azienda ha mantenuto un alto standard qualitativo e prezzi concorrenziali, andando a imporsi anche sui mercati internazionali. Non manca uno sguardo alla sostenibilità e la conduzione in regime biologico di diversi vigneti.
Il Riserva 2019 di Rocco Pasetti, premiato con i Tre Bicchieri 2024 sulla guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, è tra i migliori Montepulciano assaggiati quest’anno. Il legno viene gestito in maniera precisa, regalando sfumature tostate a un profilo aromatico che mescola frutti neri turgidi e sbuffi pirici. Il tannino è fitto ma sottile, la materia è ben irregimentata in un sorso sapido e progressivo. Vent’anni fa Rocco Pasetti creò questa cantina a Collecorvino, comune che oggi fa parte della sottozona Terre dei Vestini. I vigneti di proprietà circondano il nucleo operativo dell’azienda in cui tra le varietà protagoniste troviamo montepulciano, trebbiano, pecorino e passerina. In cantina questi vitigni autocotni vengono esaltati attraverso l’uso di legno, acciaio, barrique e botti grandi. Tre le linee della gamma: Contesa, Collecorvino e Vini d’Autore, che descrivono le potenzialità del territorio abruzzese.
Verace e fitto, il Montepulciano Ruggito 2021 riesce a rimanere fresco e sapido, nonostante l’imponente trama tannica. Il Pecorino Ruggito è giocato su una succosa nota agrumata che dà pienezza e fragranza al palato. Buona prova anche per il Trebbiano, floreale e dai ricordi di frutto bianco.
(A cura di William Pregentelli, Gambero Rosso)