9 marzo Giornata Europea dei Giusti, a L’Aquila commemorazione al Convitto Nazionale
Storie di guerre, di costrizioni, di violenze, di solidarietà, di denunce, di lotte per la libertà e la vita.
E’ per tutte le donne e per tutti gli uomini che si sono duramente battuti e ancora si battono per difendere la vita e la dignità umana che a L’Aquila, il 6 marzo 2019 fu inaugurato il GIARDINO DELLE GIUSTE E DEI GIUSTI su iniziativa dello stesso convitto con i licei annessi e dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC), presso la sede provvisoria del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno”.
Per continuare a portare avanti il messaggio di ricordo e di speranza che il giardino rappresenta, sabato 9 marzo alle ore 11:30, presso l’aula magna dello stesso Convitto Nazionale, verrà celebrata la “Giornata europea dei Giusti” e per l’occasione, verranno messe a dimora piante dedicate a Federico Costantini e a Mahsa Zhina Amini; nella stessa commemorazione, verrà reso omaggio, da parte dell’ IASRIC anche a Osvaldo Caruso (nato nel 1924), ex Internato Militare Italiano.
Federico e Mahsa sono figure emblematiche di quanti, uomini e donne, si resero disponibili, a costo della vita a rappresentare l’umanità nella sua forma più vera.
Federico Costantini, abitante di Ciampichetti, un piccolo borgo sopra Farindola, in provincia di Pescara, aiutò, insieme ad altri compaesani a nascondere un gruppo di soldati inglesi fuggiti, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, dal campo di prigionia di Servigliano, nel Fermano. Proprio lui e la sua famiglia, moglie e tre figli piccoli, diedero ospitalità all’«inglis Jock» (che in realtà si chiamava H.A. Barson), il quale, al ritorno in Gran Bretagna, scrisse loro una lettera di ringraziamento con allegato un assegno di dieci sterline che loro non vollero riscuotere. In seguito Harold Alexander, comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo, fece pervenire ai Costantini un certificato di ringraziamento per aver aiutato i militari del Commonwealth.
Decisamente più attuale e tragica la storia di Mahsa Zhina Amini, curda iraniana che il 13 settembre 2022 venne arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia “morale” per non aver rispettato l’obbligo discriminatorio di indossare il velo. Picchiata violentemente nel corso dell’arresto, venne portata nel centro di detenzione di Vozara a Teheran; di lì a poche ore fu trasferita all’ospedale di Kasra, dopo essere entrata in coma.
Morì tre giorni dopo. Le autorità iraniane annunciarono indagini negando contemporaneamente qualsiasi illecito, ma questo non è bastato a fermare le numerose mobilitazioni della società civile dilagate su tutto il territorio nazionale. Divenuta il simbolo delle lotte a favore dei diritti delle donne in Iran, nel 2023, post mortem, le è stato assegnato il “Premio Sacharov” per la libertà di pensiero.