Il Segretario Cgil Francesco Spina sulle gravi condizioni degli ospedali abruzzesi.
Ospedali d’ Abruzzo pericolosi?
Abbiamo chiesto a Francesco Spina, Segretario Reggente della Cgil Abruzzo e Molise, un’opinione riguardo i pesanti episodi di focolai che in Abruzzo hanno colpito soprattutto ospedali e case di riposo: quei luoghi cioè dove i malati o le persone bisognose devono stare sicure.
Eppure qualcosa nel meccanismo di prevenzione da contagi è andato storto: abbiamo visto interi reparti chiudere a causa dei troppi positivi da Covid, conosciamo la severa situazione della Casa di Riposo di Atessa e gli Ospedali di Ortona e Vasto, ad esempio.
Il Dott. Spina, insieme a Giuseppe Visco, direttore del patronato Inca Cgil Chieti, Sergio Zinni, segretario provinciale FP Cgil Chieti, ed Elena Zanola, segretaria provinciale Filcams Cgil Chieti, in una nota congiunta rilevano diverse problematiche tra le quali le non adeguate misure di prevenzione e sicurezza, i ritardi nel fare i tamponi e nel ricevere i risultati, l’aumento di infortuni sul lavoro legati ai contagi da Covid 19 e anche, in alcuni casi, la mancata tutela previdenziale dei lavoratori che si ammalano .
Tra le varie attività volte a garantire le misure di sostegno al reddito e di tutela della salute previste dal Decreto Cura Italia stanno incrementando in maniera significativa gli infortuni da Covid-19 in occasione di lavoro.
Ogni giorno sempre più lavoratori, soprattutto del comparto sanità, si rivolgono al Patronato Inca, chiedendo assistenza a causa del contagio da Covid-19 avvenuto durante lo svolgimento della loro attività lavorativa.
In molti casi il contagio è causato dalle non adeguate misure di prevenzione e sicurezza.
I sindacati Funzione Pubblica Cgil e Filcams Cgil già dai primi giorni di marzo avevano denunciato la grave situazione all’interno degli Ospedali della provincia di Chieti con riferimento alle condizioni di lavoro del personale sanitario dipendente della Asl Lanciano-Vasto-Chieti e delle ditte dei servizi esterni che operano all’interno di PO, PTA e RSA cioè gli operatori socio sanitari delle cooperative sociali, gli addetti alla vigilanza, il personale impiegato nei CUP, gli addetti alla mensa e gli addetti alle pulizie.
A questa situazione si aggiunge il fatto che il personale sanitario e dei servizi esterni che è già stato sottoposto al tampone deve continuare a lavorare con l’elevato rischio di contagiare colleghi e pazienti ricoverati, rendendo di fatto gli Ospedali dei luoghi pericolosi.
Sulla luce di queste situazioni e queste denunce si può affermare che gli Ospedali Abruzzesi sono pericolosi?
Francesco Spina: “Riteniamo si debba ancora oggi fare uno sforzo in più per migliorare la sicurezza degli ospedali. Il tema non è se i nostri ospedali sono più o meno pericolosi degli altri, ma certamente una migliore organizzazione
con percorsi specifici con strutture dedicate solo al covid-19, con una campagna a tappeto dei tamponi per tutti coloro che operano all’interno delle strutture e soprattutto la certezza di tempi rapidi per le risposte,
renderebbero più tranquilli i lavoratori della sanità intesa nel suo complesso.“
Oltre a fare esposti e richieste sulla rapidità degli esiti, di fatto si può fare altro per avere i risultati in tempi più rapidi?
Occorre potenziare il servizio, questo permetterebbe di ottenere risposte più celeri e una prevenzione più efficace. Una cosa è certa in questa crisi sanitaria, il tempo è un fattore fondamentale. Prima agiamo e prima arrestiamo questa pandemia.
Perché in alcuni luoghi d’Italia si hanno risultati dopo 4h e in Abruzzo si parla dai 7 ai 15 giorni?
La tempistica nelle risposte ai tamponi dipende da come sei strutturato principalmente.
Il servizio va potenziato, bisogna crederci se si vuole affrontare anche una seconda fase con meno rischio.
Occorre chiedere il fermo per chi convive con famigliari positivi in attesa di risposte secondo lei? Potrebbe esserci correlazione?
Se i risultati fossero rapidi per l’interessato, non servirebbe procedere al blocco dei familiari in presenza di negatività, ma quando si attende così tanto tempo, è evidente che potenzialmente potrebbero esserci dei problemi aggiuntivi per tutti.
Il caso dell’ospedale di Ortona o della casa di riposo di Atessa, le cose si sarebbero svolte meglio se avessimo avuto i risultati dei test in giornata?
Nessuno può avere certezze scientifiche,ma come dicevo prima, se è vero che il fattore tempo è dirimente, allora prima si interviene e più rendiamo un servizio di tutela efficiente.
A suo avviso, possiamo attribuire alcune morti da Covid all’inadempienza di questi doveri, dunque la risposta degli esiti in tempi brevi?
Non spetta a noi a doverci pronunciare nel merito, noi abbiamo evidenziato quello che i diretti interessati hanno riferito e vissuto e abbiamo ritenuto importante, così come stiamo facendo a livello regionale, evidenziare quello che succede al fine di intervenire presto e potenzialmente salvare il maggior numero di persone .
Qualcuno pagherà per questo?
Non sappiamo questa pandemia quando e come ci lascerà in Italia e in Abruzzo, ci sarà tempo e luogo per ragionare di eventuali responsabilità, ora è il tempo dell’agire e di dare massima sicurezza a tutti.
Se dovessero ribellarsi gli stessi operatori sanitari, costretti a lavorare senza sapere se si è stati contagiati o meno, o le famiglie dei contagiati nei reparti ospedalieri…si potrebbe avere un risultato migliore?
Agli operatori sanitari e a tutti i lavoratori presenti nel “sistema ospedaliero” dai manutentori alle pulizie alle mense alla vigilanza ecc. ecc., va fatto un plauso e un ringraziamento di cuore per quello che fanno.
Il loro senso di responsabilità li porta ad essere comunque attivi pur con le forti preoccupazioni. Certo , se dovesse perdurare questa situazione e non ci saranno riscontri, è evidente che potrebbero crearsi delle frizioni.
Quindi potremmo asserire che in Abruzzo viviamo questo paradosso: molto probabilmente chi è stato contagiato è obbligato a lavorare rischiando di contagiare altri lavoratori e pazienti ricoverati presso gli ospedali, e chi invece molto probabilmente è guarito e potrebbe tornare a lavorare, non può farlo perché si tardano ad effettuare i tamponi di verifica.