Lanciano.”Mio marito è morto a 54 anni stroncato dal coronavirus. Io e mia figlia non abbiamo ancora l’esito del tampone”
“Mio marito è morto a 54 anni, stroncato dal coronavirus, il 10 aprile. Io e mia figlia, ancora oggi, non abbiamo la certezza se siamo positive o meno e quando potremo uscire di casa, perché la procedura dei tamponi in Italia è a dir poco assurda”.
Sono più di 10 giorni dunque che Luisa e sua figlia attendono una risposta ai tamponi, dopo che il rispettivo marito e padre, è morto ed era positivo al Covid19.
La sua testimonianza è stata raccontata al TgCom24: Luisa di Lanciano, è basita per come viene gestita l’emergenza sanitaria nel nostro Paese.
“La procedura dei tamponi è assurda”
“Mio marito, Maurizio Salerni, inizia ad avere i primi sintomi, febbre a 38 e tosse, il 12 Marzo e non pensavamo al coronavirus inizialmente. Per precauzione ho cercato di ‘isolarlo’ in casa quanto più possibile. Io e mia figlia abbiamo cercato di avere pochi contatti e abbiamo subito contattato il medico di famiglia”
Poi l’assurditá della prima diagnosi:
“Senza neppure l’ausilio di una videochiamata, una diagnosi telefonica: influenza, con una piccola bronchite da trattare con antibiotico. Abbiamo insistito nel richiedere che mio marito fosse sottoposto a tampone, ma invano. Ci hanno detto che le procedure non lo prevedono e che non avendo avuto contatti con il nord Italia, niente tampone, neanche con sintomi. Non è servito a nulla neppure contattare il numero verde abruzzese e quello nazionale”.
Un ricovero arrivato troppo tardi?
“Mio marito inizia ad avere difficoltà respiratorie e un piccolo affanno. Su consiglio del medico curante acquistiamo un saturimetro, scoprendo che i valori di ossigeno sono molto bassi. Viene quindi disposto il ricovero, è il 19 Marzo, presso l’ospedale SS Annunizata di Chieti, dove Maurizio viene portato in terapia sub-intensiva. E’ cosciente, ma non migliora. La situazione polmonare è compromessa, ci dicono i medici”
Poi l’irreparabile:
“Il 2 aprile Maurizio viene trasferito a Teramo in rianimazione per essere sedato e intubato. Sottoposto a ventilazione meccanica, muore il 10 aprile. Aveva solo 54 anni”
Ma oltre al danno la beffa, visto che dopo quanto avvenuto, Luisa ancora non riceve l’esito dei tamponi, e neanche sua figlia lo ha avuto:
“Per 14 giorni io e mia figlia siamo state sottoposte a quarantena. Ogni giorno c’era il controllo telefonico mediante una voce registrata.”
Teoricamente passate le due settimane, da procedura standard Luisa e la figlia sarebbero potute uscire e considerarsi, di fatto, negative al Covid-19. Nessuno avrebbe più controllato. E’ solo per scrupolo e insistendo che ottengono di essere sottoposte a tampone. I test vengono eseguiti il 4 aprile. Ma il suo referto non viene comunicato, perché risulterebbe “andato perso”. La figlia, invece, è positiva.
Il 17 aprile lei e la figlia vengono sottoposte a un nuovo tampone al quale Luisa risulta positiva (ma non si sa se il risultato è del test del 4 aprile o del 17), mentre l’esito del tampone della figlia è “non è disponibile”!
“E’ una vicenda assurda quella dei tamponi. Ad oggi sono 50 giorni che io e mia figlia siamo chiuse in casa, e non potremo uscire finché non avremo due tamponi negativi di fila. Il problema è che fra 15 giorni dovremmo essere sottoposte di nuovo al test, ma se i risultati non dovessero arrivare saremmo punto e a capo. Cosa dovremmo fare? Non vogliamo rischiare di contagiare qualcuno”
Infine aggiunge: “L’Asl comunica a noi l’esito e siamo noi, a nostra volta, a dover riferirlo al medico di base. C’è una totale mancanza di organizzazione, senza alcun tipo di coordinamento”.