“Dall’occhio all’anima”: le suggestive fotografie di Luisa Magliani al Museo delle Genti d’Abruzzo
“La fotografia è l’arte di osservare. Si tratta di trovare l’interessante in un luogo ordinario. Ho scoperto che ha poco a che fare con le cose che vedi e tutto a che fare con il modo in cui le vedi”. La frase di Elliott Erwin con semplicità spiega che cos’è la fotografia e dà ragione del modo di fare fotografia di Luisa Magliani che presenta i suoi scatti nella mostra DALL’OCCHIO ALL’ANIMA che viene ospitata l’11 e il 12 maggio presso le sale del Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara, con inaugurazione l’11 alle ore 18:30.
Intrecciando la passione per la sua arte e per le tradizioni popolari abruzzesi, Luisa Migliani trasfonde nelle foto un’interiorità profonda e persistente che narra di un viaggio – ancor più suggestivo per l’uso del bianco e nero – lungo elementi e simboli comuni che, in quanto riconosciuti tali, hanno portato e portano le persone a comporre una comunità.
L’antichissima tradizione della festa delle “Farchie di Sant’Antonio” che vengono preparate da ogni contrada del paese e che si tiene a Fara Filiorum Petri è l’elemento catalizzatore attorno al quale la comunità di riunisce preparando la festa nel corso dell’intero anno; il fulcro della festa è il fuoco che si accende con le farchie che vengono portate in piazza, all’imbrunire della giornata del 16 gennaio.
Luisa Migliani è entrata con grande discrezione nelle diverse contrade, “chiedendo con gentilezza di poter assistere ai momenti più significativi della creazione della farchia. Il mio scopo iniziale era quello di realizzare quanti più scatti possibili per completare un lavoro che avrei poi archiviato una volta finita la festa”. In realtà, la vicinanza con la comunità ha fatto sì che Luisa sempre più se ne sentisse parte e la mostra,come lei stessa ha dichiarato: “inizialmente documentativa, in poco tempo si è spostata dalla farchia ai farchiaioli e ai loro occhi che ogni anno continuano a regalarmi emozioni sempre nuove che cerco di cogliere attraverso i miei scatti”.
E ben si comprende allora il titolo della mostra così come lo spiega la stessa fotografa: ”Tutto nasce dal fatto che la farchia è costituita da una parte interna (a sua volta una piccola farchia) detta appunto “anima” a cui viene effettuato il “rinfascio”, cioè l’aggiunta di tutte le canne attorno che andranno via via aumentandone il diametro. Una parte di me ha voluto ispirarsi a questo simbolo cercando di entrare, attraverso il mio occhio, nell’anima delle persone, di cogliere emozioni, vibrazioni, commozione, perché spesso, dietro canti e balli, si celano gioie e dolori nei loro volti”.