Morte dell’Orsa Amarena: indagini chiuse. Uccisione di animali aggravata da crudeltà e spari pericolosi i reati contestati a Andrea Leombruni
AVEZZANO – Uccisione di animali aggravata dalla crudeltà e dagli spari pericolosi: questa è l’imputazione finale che il Procuratore capo di Avezzano, Maurizio Cerrato, ha contestato ufficialmente ad Andrea Leombruni, 57enne imprenditorie di macelleria di San Benedetto dei Marsi.
Dopo circa 10 mesi dal fatto, quindi, è stata ufficialmente chiusa l’indagine sull’uccisione della “Grande Orsa” Amarena, avvenuta nella notte fra il 31 agosto e l’1 settembre 2023 a San Benedetto dei Marsi, nei pressi dell’abitazione dello stesso imputato.
Come si ricorderà, Amarena, con i suoi due cuccioli, dopo aver vagato per tutta l’estate nella zona del Parco Nazionale d’Abruzzo e nelle immediate aree fuori parco, accolta, acclamata dalle popolazioni festanti per il suo passaggio, fotografata e protagonista di centinaia di video, la sera del 31 agosto 2023 penetrò nell’abitato di San Benedetto dei Marsi.
Purtroppo si imbatté nelle pertinenze dell’abitazione di Andrea Leombruni che, alla vista della “Grande Orsa”, fulmineamente imbracciò il suo fucile e sparò ferendola a morte.
I suoi due cuccioli, terrorizzati, fuggirono e riuscirono ad allontanarsi da quel luogo maledetto, iniziando, da quel momento una lunga corsa contro il tempo per sopravvivere.
Una corsa che, come sappiamo, ha avuto un esito felice. Le testimonianze delle video e fototrappole poste lungo i percorsi del Pnalm e fuori parco, hanno infatti immortalato i due cuccioli ormai cresciuti e autosufficienti e confermato la loro miracolosa sopravvivenza.
Enorme fu l’eco di quella barbara uccisione che portò a manifestazioni, di piazza, accese proteste e anche a qualche momento di grande tensione.
Ma l’uccisione della “Grande Orsa” Amarena non era stata solo l’uccisione di un’orsa prolifica, madre peraltro dell’altro simbolo della Marsica, l’orso Juan Carrito, ma l’uccisione stessa del simbolo della grande ricchezza e bellezza naturale di una intera regione.
Il Procuratore capo di Avezzano, Maurizio Cerrato, aprì subito il fascicolo di indagine indagando lo stesso Leombruni. In questi mesi sono stati condotti accertamenti di ogni tipo, sul corpo di Amarena e poi su armi, cellulari, dispositivi informatici, attività lavorative e quant’altro a disposizione di Leombruni.
Oggi, dopo avere effettuato tutti i passaggi imposti dalla procedura penale, il magistrato ha chiuso il fascicolo e notificato a bla chiusura dell’indagine con il capo di imputazione di uccisione di animali aggravata dalla crudeltà e dagli spari pericolosi.
L’imputato ora ha a sua disposizione 15 giorni per chiedere di essere interrogato o per chiedere altre perizie e accertamenti. A chiusura di questo periodo, quindi, sarà convocata direttamente l’udienza predibattimentale, quindi senza passaggio dal Gup.
In quella sede, se vorrà, Leombruni, davanti al giudice, potrà chiedere di patteggiare la condanna o di procedere con il rito abbreviato.
Ipotesi abbastanza poco probabili, queste ultime, avendo lo stesso imputato, e i suoi difensori, scelto una precisa linea difensiva che, in un certo senso, vorrebbe delineare una sorta di “diritto di difendersi” in casa da questi animali. Insomma, il diritto al “far west”.
C’è da immaginare, al contrario, come assolutamente probabile, lo svolgimento del processo con rito ordinario dove difesa e Procuratore si daranno battaglia su tutti gli aspetti di questa terribile vicenda.
Una battaglia legale che dovrà portare necessariamente ad un atto di giustizia per Amarena, per i suoi cuccioli, ma anche per tutto l’Abruzzo e gli abruzzesi profondamente colpiti dell’uccisione dell’orsa simbolo di un’intera regione.