Detenuto Pescara incendia cella e picchia agente. I sindacati di Polizia penitenziaria tornano a lanciare l’allarme
PESCARA – Ancora problemi nel carcere di Pescara: un detenuto, ieri, dopo un colloquio con il magistrato di sorveglianza, è rientrato in cella e ha appiccato il fuoco. L’immediato intervento della Polizia penitenziaria ha impedito che le fiamme si propagassero.
Successivamente il detenuto ha aggredito un agente e lo ha colpito con una testata, tanto che l’operatore è finito in ospedale per un trauma cranico e un’intossicazione da monossido di carbonio.
A darne notizia sono i sindacati Sappe e Osapp. La vicenda è avvenuta a poche ore dall’episodio registrato nel carcere di Chieti dove un ispettore della penitenziaria è stato colpito con un pugno al volto da un detenuto.
“Attendiamo i dovuti provvedimenti che dovrebbero attuarsi in caso di aggressioni – afferma Giuseppe Ninu, segretario per l’Abruzzo del Sappe – il trasferimento dei detenuti che a Pescara, a Chieti e in tutta la regione sono quotidianamente autori di diversi atteggiamenti aggressivi.
Portiamo la nostra vicinanza ai poliziotti intervenuti e aggrediti che hanno dimostrato alta professionalità nonostante le difficoltà dell’evento occorso”.
Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ricorda che nelle carceri italiane, dal 2023, si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza: “Bisogna intervenire con celerità, a tutela dei poliziotti penitenziari”.
Il segretario provinciale dell’Osapp, Giovanni Calzone, a proposito dell’episodio pescarese parla di “una situazione resa ancor più grave dal sovraffollamento dell’istituto che vede il numero dei ristretti quasi circa il doppio della capienza massima, tenendo conto anche delle difficoltà legate alla presenza di numerosi detenuti con problematiche psichiatriche, a fronte dei soli sette posti previsti presso il reparto Atsm.
Si chiede un urgente intervento delle istituzioni – aggiunge – affinché gli agenti possano lavorare in piena sicurezza.
Inoltre si sottolinea l’assenza all’interno dell’istituto pescarese di un reparto dove poter gestire detenuti protagonisti di tali dinamiche e garantire il dovuto ordine e sicurezza nel rispetto di tutta la popolazione detenuta”.