Una svolta sul risarcimento per ingiusta detenzione al sessantenne Giulio Petrilli
(Video: La Storia di Giulio Petrilli)
Ortona dei Marsi. Una svolta nella vicenda del contenzioso tra il sessantenne Giulio Petrilli, che da diversi anni è in lotta per farsi riconoscere un risarcimento per ingiusta detenzione. Una lotta che ha portato, un paio di mesi fa, Petrilli ha mettere in atto uno sciopero della fame, come ebbe modo di riferire il nostro giornale. Lo stesso articolo di Espressione24 finì sul tavolo della presidenza del Consiglio dei Ministri, come lo stesso Giulio Petrilli ebbe a comunicarci.
E la svolta potrebbe arrivare dal fatto che il Dipartimento contenziosi giuridici del Ministero della Giustizia ha inviato il parere alla Presidenza del Consiglio. Questo il commento dell’interessato:
“A marzo, dopo la presenza fuori palazzo Chigi e lo sciopero della fame, ho saputo che subito dopo il Ministero della Giustizia ha risposto con un parere alla Presidenza del Consiglio sulla mia istanza risarcitoria per i sei anni di ingiusta detenzione con la quale chiedo la responsabilità civile dei magistrati che hanno commesso l’errore”.
“Erano mesi che attendevo questa risposta. Non ne conosco l’esito, lo trasmettono solo alla Presidenza del Consiglio che lo valuta e decide. Ma è un passo importante per smuovere il tutto. Ora devo attendere che l’istruttoria venga chiusa e la Presidenza del Consiglio mi trasmetterà l’esito in tempi brevi”.
Insomma, le rimostranze di Giulio Petrilli fuori palazzo Chigi e il suo sciopero della fame sono serviti per smuovere le acque.
“Facendo questo tipo di istanze a volte hai la sensazione di entrare dentro un labirinto dove non trovi mai la via d’uscita. Le lotte come anche lo sciopero della fame per affermare i diritti sono sempre importanti”.
Come si ricorderà, per averne parlato su Espressione24, da anni Petrilli si sta battendo per ottenere un risarcimento danni a causa dell’errore giudiziario che lo ha portato all’ingiusta detenzione. L’istanza di risarcimento è stata rigettata, tuttavia, sia dalla Corte d’Appello di Milano sia dalla Cassazione, in virtù dell’art. 314 del codice di procedura penale, primo comma, dove si afferma che la riparazione per ingiusta detenzione non viene concessa nel caso di dolo o colpa grave. Nel caso di Petrilli, la Corte ha ritenuto che le sue frequentazioni avrebbero tratto in inganno gli inquirenti.