“Disastro” carceri! Nardella(S.PP.): “Ai baschi blu oggetto di aggressioni riconoscere lo status di vittima del dovere. Premi ai detenuti che si riabilitano”
ROMA – È un’Italia che si sta arrendendo al proprio fato quella che stiamo vedendo maturare negli ambienti carcerari.
Non passa giorno dove non si contano suicidi tra detenuti ai quali, avvolte, si sommano le vite spezzate di alcuni colleghi, i tanti Poliziotti Penitenziari aggrediti e quelli minacciati e dei quali se ne è perso il conto.
Non c’è momento in cui un basco blu ( di quelli che si ritrovano sul fronte teniamo a precisare) che non subisca la scalfitura psico-fisica a causa di un contenitore di persone molte delle quali oramai divenute poco inclini al rispetto delle regole e forse anche loro vittime di un sistema poco attento alle loro necessità.
Attenzione quindi a non inglobare in questo calderone tutti i detenuti. Non sono pochi, infatti, quelli che hanno deciso di intraprendere un idoneo percorso intramurario e ai quali va dato il merito di aver saputo seppur in parte compensare i toni dei più esagitati.
Persone che hanno riempito di soddisfazioni, così come accaduto nel mio caso, i tanti operatori del settore innamorati del proprio lavoro e della volontà espressa dal comma 3 dell’articolo 27 della Costituzione, perché hanno saputo ridare valore alla loro vita, credendo nel percorso trattamentale intrapreso e restituendosi alla vita spesso migliori rispetto a chi il carcere non l’ha mai conosciuto.
A parte quanto appena detto oggi in carcere, nella maggior parte dei casi, non c’è ingrediente che sia capace di sfornare un solo sorriso dai volti dei colleghi oramai affranti e senza più la forza di protestare.
Donne e Uomini di un Corpo di Polizia omessi di essere supportati; rassegnati, come lo sono, ad assistere inermi a quella sequela di eventi incentrati sulla falcidiante carenza di organico, sul disastro prodotto dalla totale confusione nel quale regna il sistema in cui operano e, soprattutto, sul completo abbandono nel quale si sentono catapultati.
Aggrediti, sbeffeggiati, diffamati, feriti nel fisico e nell’anima, calpestati nei loro diritti e finanche maltrattati dal punto di vista alimentare costretti, come lo sono, a ricorrere ai sapori di mense non più in grado di reggere il peso dell’inflazione e che, inquadrandosi in contratti che a stento raggiungono il valore di 5 euro pro capite (al costo delle materie prime va aggiunto quello riservato agli operatori di settore), hanno trasformato cibi una volta mangiabili in un qualcosa di davvero indescrivibile.
Cosa dire dei “putrefatti” ambienti lavorativi quasi del tutto insalubri e poco rispettosi dei voleri di una legge, qual è il d.lgs 81/2008, che non trova più casa, ammesso che l’abbia mai fatto, nelle carceri italiane?
Sedie consumate dall’usura e mai cambiate; dispositivi di protezione individuale non sempre presenti e spesso scaduti; nuovo vestiario divenuto chimera, ambienti non sempre idoneamente puliti per scarsità di fondi destinati al lavoro dei detenuti e all’acquisto di prodotti igienici.
Cosa dire poi delle minacce di denuncia di tortura subìte finanche per un buongiorno non detto con il piglio giusto al detenuto di turno e di una legge che da sola ha paralizzato l’intero ambiente?
No, non può essere questa l’Italia tanto cara a Mameli.
Non può essere questa la nazione tanto decantata come Bel Paese e considerata civile perché bocciata sarebbe da Dostoevskij.
Eh sì, perché di bello, sociologicamente parlando, soprattutto se lo si intende dal punto di vista infra carcerario, la nostra cara Italia non possiede più nulla, diconsi… nulla!!!!
Neanche il rispetto che si deve a persone dedite a svolgere in punta di spirito di sacrificio e al limite della dannazione il proprio lavoro.
Se non sono vittime del dovere i poliziotti maltrattati e feriti e non solo nel fisico chi altro potrebbe maturarne lo status?
Il Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP dice basta a tutto questo e lo dice con i gradi di chi il contributo dato per la causa lo vuole elevare a sostegno dei tanti colleghi moralmente esanimi e anche dei tanti detenuti che come loro sono abbandonati a loro stessi da uno Stato che bene farebbe a rivederne gli scarsissimi investimenti fatti.