Brillanti operazioni della Penitenziaria. Nardella (SPP): “Complimenti vivissimi alla PolPen, ma prevenire sarebbe meglio che reprimere”
ROMA – Abbiamo saputo dei vivissimi complimenti fatti al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria dall’onorevole Del Mastro. Li ha dispensati per la brillante operazione della Polizia penitenziaria che il 3 novembre ha tratto in arresto a Viterbo sei persone e sequestrato telefoni cellulari e un chilogrammo di stupefacenti.
Detto sinceramente non potremmo che unirci all’attestazione di pubblica stima prodotta dal sottosegretario se non fosse per il fatto che, come spesso accade in Italia, alla prevenzione si antepone sovente la repressione.
Un classico che spesso lo si trova riverberato anche sugli investimenti fatti, o per meglio dire non fatti sulle infrastrutture e su questo, ahimè, le carceri non fanno eccezione.
È verissimo quando Del Mastro afferma che Il blitz conferma la capacità investigativa della Polizia Penitenziaria all’interno e all’esterno degli istituti (a Sulmona i poliziotti hanno scovato ben 50 dispositivi dall’inizio dell’anno e anche su di loro magari si sarebbe potuto spendere un buon commento) e che non può non vedere noi dell’ SPP unirci al coro dei consensi.
Sarebbe però meglio se quando dice che sigillare gli istituti, impedire la consumazione di reati ulteriori, scongiurare ingressi di sostanze stupefacenti e di cellulari è essenziale per il contrasto alla criminalità comune e organizzata alle parole facesse seguire evidenti fatti che aiutino sempre e con i giusti investimenti i baschi blu a combattere la piaga dell’ingresso dei telefonini e della droga, peggio se armi bloccandoli a monte attraverso l’implementazione di idonei apparati tecnologici e di unità cinofile che risultino dal punto di vista dell’operatività stanziali e non fugaci.
Dice che il Governo continuerà a fornire ogni strumento per il sempre più efficace e incalzante contrasto ai fenomeni delinquenziali che ruotano attorno ai nostri istituti penitenziari.
Noi ce lo auguriamo davvero che ciò possa accadere anche perché ci siamo davvero sgolati e non poco nel chiedere l’implementazione negli istituti di pena di tecnologia avanzata quali disturbatori di frequenze che blocchino il sorvolo dei droni, i jammer capaci di annullare i segnali degli smartphone e magari, come già detto, l’istituzione di presidii fissi di unità cinofile in ciascun istituto al fine di dirimere una volta per tutte l’ingresso di sostanza stupefacente.
Se poi a tutto questo ci aggiungessimo anche l’adeguamento degli organici privati delle decine di migliaia di poliziotti mancanti all’appello e il sistematico trasferimento dei detenuti colti in fallo in istituti lontani da quello dove hanno prodotto magheggi allora si che potremmo dire che si è vicini ai poliziotti penitenziari.
Da fonte POP, lo scenario nazionale è spaventoso: nel 2023 fonti Dap hanno svelato che sono stati sequestrati in totale 3606 telefonini nei penitenziari da Nord a Sud. L’emergenza è nazionale, attraversa l’intero sistema penitenziario italiano. In ogni carcere “si annidano una media di 100 telefonini, entrano tramite droni ipertecnologici insieme a droga e armi.
Con quei cellulari – ricorda Gratteri, “i boss continuano a impartire ordini all’esterno, a minacciare, ad eludere la detenzione. A Gratteri non sfugge neppure il tariffario delle vendite dietro le sbarre. Le mafie lucrano anche su questo traffico, con tanto di prezzi: 1.000 euro “per introdurre uno smartphone, 250 euro una sim”. Questo è quanto stato detto dal Vice Segretario Generale SPP Mauro Nardella.