Remo Rapino e Bonfiglio Liborio
AVEZZANO – Torniamo a scrivere di Remo Rapino. E lo facciamo con grande gioia e orgoglio.
Lo scrittore, finalista al Premi Strega e vincitore della 58^ edizione del Premio Campiello con il romanzo “Via, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, porta alto il nome dell’Abruzzo come già hanno fatto Mario Pomilio con “La compromissione” nel 1965 e Ignazio Silone nel 1968 con “L’avventura di un povero cristiano” e nel 2017, Donatella Di Pietrantonio, con “L’Arminuta”.
La premiazione si è tenuta – per le restrizioni COVID – presso l’incantevole scenario di Piazza S. Marco a Venezia il 5 settembre scorso; a presentare la manifestazione Cristina Parodi
La motivazione attribuita al romanzo dalla giuria dei letterati – «Liborio Bonfiglio, protagonista dello stralunato romanzo di Remo Rapino, è una via di mezzo tra il classico scemo del villaggio e il pazzo illuminato, che in un linguaggio che pesca direttamente ma sapientemente nei modi più spontanei e sdruciti del parlato, ripercorre la propria vita e con essa un pezzo di storia italiana ben noto al lettore, ma osservato attraverso una lente deformante» – mette in evidenza l’attenzione dedicata al mondo degli emarginati e degli esclusi, di quelli che, per le più diverse ragioni e inciampi della vita,vivono ai margini e non rappresentano un pericolo ma, al contrario, stanno lì a ricordare a tutti quelli che vogliono vedere, la caducità della fortuna e la schizofrenia della sorte. Bonfiglio Liborio usa un linguaggio grezzo e ruvido, ”inedito, sghembo, meticciato” (come l’autore stesso ha dichiarato)che rifugge i purismi linguistici e i costrutti perfetti e da vità ad un personaggio assolutamente singolare; la narrazione poi, trasporta in una dimensione – quella dei nostri nonni – che ci risucchia nel libro perché “il Novecento è stato il secolo più di tutti gli altri, così pieno di cose e così vicino” come ha scritto Gianni Montieri. Alla già vincente trama, il valore aggiunto del linguaggio utilizzato, che ha consentito alla giuria dei 300 lettori di sancire il successo del libro, da attribuirsi anche a questo: un bisogno di genuinità, di vero, di spontaneo che oggi, nel mondo della comunicazione ambigua e mendace, della infodemia è stato sinceramente apprezzato.
Lo stesso scrittore, proprio come succede ai grandi artisti -che giunti a compimento dell’opera, la contemplano increduli del prodotto che hanno realizzato – afferma «Mi sono accorto, grazie ai lettori, di aver scritto un libro d’amore. Per amore intendo attenzione per la diversità, per gli irregolari, per gli emarginati ». Un a forma di empatia che è già stata rilevata in altri scritti del Nostro, nelle opere “Vite di sguincio” e “Fuori margine”, come hanno ben confermato suoi ex alunni ricordando del docente-scrittore la maestria dell’insegnare la Storia partendo dalla storia, dalle piccole storie ignote ai più e ai libri; e come devono aver ben percepito, al termine dell’evento, gli operatori che ripulivano la piazza che hanno tributato a Rapino un caloroso applauso.
Il romanzo e il suo autore, che non hanno ancora completato la loro escalation di successi,sono in attesa del vedetto al Premio Napoli e Premio al Sila ’49. Ora – parafrasando una nota espressione – cèlèbritè oblige e Remo Rapino è atteso in un serie di appuntamenti che prevedono la presenza dello scrittore martedi 15 settembre ore 18:30 a Vicenza, presso il Teatro Olimpico dove il Premio di Confindustria Veneto parteciperà ad una serata completamente dedicata alla cultura, come da tradizione del Campiello, il vincitore farà la sua prima uscita ufficiale, presentando sul palco palladiano il suo romanzo. Prossimo appuntamento il 19 settembre alle 18:00 il Centro Ipercoop d’Abruzzo di Località Sambuceto.