L’ospedale di Tagliacozzo è vuoto ma in Abruzzo è emergenza posti letto.
Tagliacozzo- È il Sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio che sulla propria pagina Facebook pubblica le foto del Presidio Ospedaliero della cittadina marsicana che appare “illuminato, pulito, accogliente ma …vuoto!
“Mentre in altri ospedali (vedi Avezzano) non ci sono posti letto e si muore in macchina fuori la porta –scrive Giovagnorio– il nostro Presidio ospedaliero, grazie al Direttore Generale Testa e alla Direttore sanitario Sabrinella Cicogna, si presenta così: ILLUMINATO, PULITO, ACCOGLIETE… E VUOTO! VUOTO! Complimenti… gestione impeccabile! Mo’ chiudete pure il Pronto soccorso e direzionate tutto ad Avezzano, tanto ci sono spazi e un’operatività di ricovero immediata.”
È ironico e amareggiato il Sindaco di Tagliacozzo che tenta a gran voce di ribadire l’importanza che potrebbero avere i “piccoli ospedali” come quelli di Tagliacozzo e Pescina, per decongestionare la situazione critica e sull’orlo del collasso come quella di Avezzano.
Riconvertire questi presidi sanitari rendendoli nosocomi specializzati per la ricerca dei casi positivi ed il ricovero dei casi più lievi, poteva essere una soluzione affinché l’ospedale di Avezzano potesse concentrarsi su prestazioni più complesse e i casi più gravi.
Per renderli operativi però servono infermieri, medici e attrezzature. Risorse che non sono state programmate, probabilmente perché si pensava che il Covid Hospital di Pescara avrebbe potuto rispondere ad ogni eventuale esigenza e sperando che la “seconda ondata” in realtà, non fosse così aggressiva.
Intanto sempre più cittadini si affidano a costosi tamponi presso centri privati mentre i “Piccoli” ospedali” sono chiusi ed i fratelli maggiori non riescono più a contenere i malati.
Infinite ore di attesa fuori il pronto soccorso, code dentro gazebo di fortuna, ricoveri su barelle posizionate ai lati dei corridoi, medici, infermieri, operatori sanitari, stremati, che effettuano le prestazioni senza le dotazioni di sicurezza adatte e che subiscono, senza averne colpa, insieme ai dipendenti e gli operatori telefonici della ASL, la rabbia, le preoccupazioni e la disperazione dei cittadini che vorrebbero soltanto parole di conforto, indicazioni su comportamenti da tenere, rassicurazioni sul proprio stato di salute e su quello dei propri cari ricoverati in ospedale.