San Filippo Neri, Cesare Baronio, Gigi Proietti e la Marsica uniti dal sottile filo rosso della storia

Tra i vari film magistralmente interpretati dal grande Gigi Proietti ci vogliamo, per un secondo, soffermare su “Preferisco il Paradiso”: una serie tv, di due puntate, incentrato sulla splendida figura di Filippo Neri il fondatore dell’Ordine dell’Oratorio e secondo santo protettore della città di Roma.

San Filippo Neri

La conosciamo tutti la vita di San Filippo Neri, il santo della gioia oppure il giullare di Dio, il suo celebre motto “State Buoni…se potete” riecheggia ancora sulle nostre moderne orecchie. Ma dietro quella maschera di uomo semplice, Filippo fu un grande protagonista della vita della chiesa durante la controriforma. Egli giunse a Roma in un periodo davvero particolare in cui la forza proveniente dal Concilio di Trento si scontrava ancora con il ricordo del terribile “Sacco di Roma”, avvenuto nel 1527.

E proprio in questa città pericolosa e corrotta, Filippo portò la carità! E fu proprio lui, insieme a padre Persiano Rosa che nel 1548 ideò una prima confraternita che sarà la base per la realizzazione della Congregazione dell’Oratorio. Fu lui che fece riconciliare Papa Clemente VIII con Enrico IV re di Francia e per questo, il pontefice, lo volle creare cardinale: ma Filippo, preso il cappello da cardinale lo lanciò in aria e pronunciò questa celebre frase “Preferisco il Paradiso”. Anche negli ultimi giorni della vita terrena, il Neri, si comportò sempre con la stessa forza ed ironia: il cardinale Federico Borromeo, reso anche celebre dal Manzoni nei Promessi Sposi, grande amico del Santo, raccontò della grande forza di Filippo nei giorni che precedettero la sua morte avvenuta il 26 maggio del medesimo anno.

Gigi Proietti nei panni di San Filippo Neri

In pochi sanno che tra i discepoli più fidati del Neri vi è anche un mezzo marsicano di nome Cesare Baronio, ed oggi vi parleremo di lui. Cesare nacque a Sora il 30 ottobre del 1538, unico figlio del nobile di origine napoletana Camillo e della marsicana Porzia Febonia. Intraprese gli studi prima a Veroli, poi a Napoli ed infine a Roma ove conseguì un dottorato in giurisprudenza: ma la vita da avvocato non era cosa per lui. Decise, contro il volere dei suoi pii genitori, di abbracciare la vita religiosa: qui fu decisivo fu l’incontro con Filippo Neri che gli cambiò totalmente la sua vita. Entrò nella Congregazione dell’Oratorio che si trovava presso la chiesa di San Girolamo della Carità in Roma ed il 27 maggio del 1564 venne ordinato sacerdote e come fu per il suo maestro, egli rifiutò ogni incarico ecclesiastico per stare vicino alla congregazione. Ma Cesare era un grande uomo di cultura: celebre fu la sua opera storica gli “Annales Ecclesiastici”.

Il Cardinale Cesare Baronio

Il 1593 fu l’anno della svolta per Cesare: San Filippo Neri si ritirò per motivi di salute ed egli successe come “Superiore generale” della Congregazione dell’oratorio. Anzi, papa Clemente VIII (al secolo Ippolito Aldobrandini) lo nominò persino suo confessore! Una cosa che gli valse, il 5 giugno del 1596, della porpora cardinalizia: e da cardinale si occupò anche della riconciliazione con Enrico IV di Francia (il re protestante, che si convertì al cattolicesimo e che pronunciò questo celebre motto: “Parigi val bene una messa”). E fu proprio questa particolare affinità con la politica francese che, durante il conclave del 1605, gli costò il pontificato. Difatti, alla sua nomina venne posto il veto addirittura dal re di Spagna Filippo II anche a seguito di una sua opera (Il De Monarchia Siciliae) in cui denunciava l’occupazione spagnola dell’isola. Cesare morirà nel 1607 nella sua cella presso la chiesa Santa Maria in Vallicella a Roma: il 12 gennaio del 145 papa Benedetto XIV lo proclamò Venerabile. Su di lui abbiamo parecchie testimonianze, anche di carattere epigrafico, all’interno e all’estero della Basilica dei Santi Cesidio e Rufino a Trasacco. Molto probabilmente, nella fiction “Preferisco il Paradiso”, la figura di Pierotto rappresenta proprio Cesare: almeno è quello che ci piace pensare.

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