Carcere dell’Aquila. Dopo varie denunce, via allo screening nei drive in, con la collaborazione di Esercito e Carabinieri
L’AQUILA – Dopo molteplici denunce e grida di protesta da parte di Cgil e Cgil-Fp provinciali, la Prefetta dell’Aquila e l’Amministrazione Penitenziaria hanno reso l’impegno e dato il via allo screening nei drive in maniera da garantire la sicurezza e la salute della società del carcere.
Già nei giorni precedenti erano arrivate segnalazione dalla casa circondariale dell’Aquila, teneva conto del continuo evolversi di casi positivi al covid-19 e la mancata presa di posizione da parte di coloro che avrebbero dovuto tutelare i dipendenti ma anche i detenuti. I quali si erano ritrovati costretti a effettuare il proprio test sierologico presso cliniche private, in misura convenzionata, ovvero a pagamento. I sindacati, ritenendo a quel punto necessario lanciare un reclamo agli organi di competenza, hanno iniziato una battaglia inviando appelli alla Procura, ASL, NAS, Prefettura, Presidente Corte d’Appello, Sindaco ed Autorità politiche ed istituzionali varie, visto l’ipotesi contenuta di un focolaio all’interno della struttura penitenziaria. La quale ha visto la chiusura della mensa nei giorni precedenti, che ora dopo la sanificazione del locale è stata riaperta.
Ad annunciare l’esito degli eventi in corso sono Francesco Marrelli, Cgil L’Aquila, Anthony Pasqualone, Fp-Cgil L’Aquila e Giuseppe Merola, (Fp-Cgil Abruzzo Molise-Comparto Sicurezza, che ribadiscono per l’ennesima volta la situazione coinvolgendo con tenacia la Direzione Generale e Sanitaria dell’ ASL 01 Aquila-Avezzano-Sulmona. In merito alla Prefetta dell’Aquila, nonché dell’Amministrazione che, ha raccolto le continue segnalazioni dimostrando una concreta sensibilità verso la situazione di malessere del carcere, dai prossimi giorni sarà avviata un’attività di screening nei drive in, collocato in tre dipartimenti della città con la collaborazione di esercito e carabinieri.
L’obiettivo si pone di monitorare collaboratori e collaboratrici, senza escludere i detenuti del carcere e 41 bis, in modo da consentire l’attività lavorativa in maniera autonoma e tranquilla, ed evitando “eventuali alterazioni nefaste per l’incolumità pubblica e penitenziaria,” ribattono i sindacalisti, “non dimenticando quanto è accaduto nei mesi scorsi in diverse RSA.” L’apparato penitenziario generale del Paese soffre continuamente delle precarietà logistiche e strutturali sino all’organizzazione interna, “per cui si rende necessaria una maggiore attenzione e salvaguardia sia per i detenuti che per gli addetti ai lavoratore – conclude la nota dei sindacati – e pertanto continueremo ad essere sentinelle vigili per la tutela della difesa collettiva.”