Meritocrazia Italia chiede sicurezza per studenti e personale scolastico.
Meritocrazia Italia, con un comunicato a firma del Presidente Walte Mauriello, ribadisce che la riapertura delle scuole e lo svolgimento della didattica in presenza si possono considerare una priorità solo se saranno garantite le condizioni logistiche necessarie per la sicurezza degli studenti e del personale docente.
Il comunicato anticipa evidentemente, le disposizioni governative che prevedono per la scuola superiore la ripresa delle attività in presenza al termine delle vacanze di Natale.
Pur riconoscendo alla didattica a distanza un suo intrinseco valore, l’Associazione ritiene che il distanziamento telematico metta in evidenza anche i suoi limiti e, soprattutto, le problematiche sulla salute fisica e psichica dei giovani il cui percorso di apprendimento e di crescita sociale è evidentemente rallentato.. Si ribadisce dunque, il ritorno ad un’attività scolastica in presenza ma con chiare ed ineliminabili garanzie di sicurezza sanitaria.
Prime fra tutte l’adeguamento delle abitudini scolastiche e delle dotazioni infrastrtutturali alle nuove esigenze sanitarie; a seguire poi, vengono richiesti:
– l’esecuzione di test salivari per la immediata individuazione dei casi Covid;
– la riconversione degli spazi e la riorganizzazione degli orari di frequenza (per le scuole secondarie si potrebbero ipotizzare rientri pomeridiani periodici, nella misura del 25% della capienza della scuola, delle singole classi, in modo da consentire lo svolgimento di interrogazioni e verifiche in presenza);
– il rafforzamento del sistema di trasporto pubblico, anche per le vie di accordi integrati con le aziende di trasporto privato;
– un adeguamento della dotazione sanitaria di protezione personale (i.e., termoscanner, mascherine di ricambio, etc.) a beneficio di tutti gli istituti scolastici.
Ancora nel comunicato si considera la possibilità di riaprire solo le scuole primaria e dell’infanzia, protraendo la chiusura per scuole superiori ed università.
Occorre però qualche chiarimento – in merito ai provvedimenti che hanno riguardato la scuola – e che, per ragioni di spazio, considera solo i passaggi salienti. A seguire poi, ce n’è per i trasporti.
A settembre, tutte le scuole e istituti, per poter procedere alla riapertura con le attività in presenza, hanno riconvertito gli spazi, impegnando come aule anche spazi che normalmente non lo erano (quando non ce n’erano, li ha cercati presso Comune, Provincia, Regione), i banchi sono stati sistemati alla giusta distanza e sono stati acquistati i dispositivi di protezione adeguati al contenimento della diffusione dell’epidemia; fin quando gli studenti hanno svolto attività in presenza, le regole del distanziamento, dell’uso della mascherina e del gel sono state costantemente applicate e monitorate dal personale docente e non docente. Malgrado ciò l’impossibilità di controllare ciò che la scuola non poteva oggettivamente controllare, ha condotto gradualmente alla chiusura delle scuole superiori, ritenendo il governo l’utenza di queste scuole quella maggiormente pronta e recettiva ad una didattica a distanza (come era già avvenuto in primavera).
A novembre, con il D.P.C.M. del 3 novembre, le scuole e gli studenti hanno avuto sorti diverse; di certo, le scuole superiori hanno trasformato interamente la didattica in presenza in DAD, sebbene con alcune eccezioni; le scuole dell’infanzia, primaria e le classi prime della secondaria di primo grado hanno proseguito nelle attività in presenza mentre le classi seconde e terze sono passate alla DAD.; tali disposizioni hanno validità fino al 7 gennaio 2021.
A dicembre con D.P.C.M. del 3 stesso mese, sono state emanate le disposizioni che prevedono che nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, a decorrere dal 7 gennaio 2021, si torni a fare didattica in presenza al 75% della popolazione studentesca delle predette istituzioni. Le generali direttive vengono ulteriormente specificate nella Nota ministeriale 2164 del 9 dicembre 2020. Le scuole potranno organizzare la presenza a scuola del 75% degli studenti secondo diverse modalità (per classi, per classi parallele, per indirizzi) e, se del caso, potranno variare il limite del 75% in considerazione delle esigenze delle scuole stesse, finalizzate a garantire sia un ottimale servizio sia le necessarie condizioni di sicurezza. Nello stesso documento, si richiama il ruolo dei dirigenti degli Uffici Territoriali che fanno parte “di un tavolo di coordinamento presieduto dal Prefetto per definire il più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi del trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano, in funzione della disponibilità di mezzi di trasporto a tal fine utilizzabili, volto ad agevolare la frequenza scolastica anche in considerazione del carico derivante dal rientro in classe degli studenti delle scuole superiori.” E qui si aprono le dolenti note….
Nel comunicato, contrariamente a quanto sostenuto da tanti in estrema leggerezza, si riconosce che “ la riapertura della scuola non fu causa prima e unica della ripresa in salita dei contagi” e questa affermazione rende omaggio al vero perché è noto a tutti che le scuole si sono date precisissime regole e modalità organizzative così che gli studenti potessero riprendere in sicurezza le lezioni. No. Il problema non fu la ripresa delle attività didattiche in presenza; e neanche la mancanza di responsabilità di studenti e docenti; se problema ci fu , fu nella riorganizzazione dei trasporti . Questo giornale ne scrisse il 15 settembre u.s. sostenendo che il problema era stato lasciato nel dimenticatoio per tutto il periodo estivo e oggi reitera il rimprovero, sottolineando tre volte che il problema è stato proprio lì.
Nel territorio marsicano, le scuole superiori si trovano solo ad Avezzano e vengono raggiunte da un’utenza che proviene fin da Villavallelonga, Pescasseroli, Carsoli (solo per citare i centri più lontani) e che costituisce il 70/80% dell’intera popolazione scolastica delle scuole superiori , che si attesta su circa 5000 studenti. Nonostante proprio su questa testata furono messe anticipatamente in evidenza le difficoltà in cui ci si sarebbe trovati invischiati di lì a poco, nessun provvedimento fu preso o posto in essere affinchè si potesse contenere quelle che già era noto.
Eh si, perché il problema dei trasporti – cogente nel periodo scolastico – non è dell’epoca coronavirus; è di gran lunga antecedente. Bus che spesso non raccolgono gli studenti alle fermate intermedie perché stracolmi, studenti in ingresso in ritardo perché “il bus si è rotto”, macchine obsolete e numericamente insufficienti a soddisfare – per buona parte dell’anno – le richieste di trasporto di una utenza particolare, quella scolastica appunto. Insomma, un bel po’ di problemi, atavici, si potrebbe dire. C’è da chiedersi quante e quali delle disposizioni contenute nel Protocollo di sicurezza per i trasporti e la logistica allegato all’ Ordinanza della Presidenza della Giunta Regionale 84/2020 siano state applicate e fatte osservare….
E al contempo, se sono stati mai considerati i documenti quali la C.d.M. 3 settembre 2020 – al punto 2 rimodulazione dei servizi d i trasporto pubblico locale , dove si prevede per Regioni e Province autonome la possibilità di utilizzare le risorse previste dal “decreto agosto” (decreto 14 agosto 2020, n. 104) al fine di finanziare i servizi di trasporto aggiuntivi e il D.L. 8 settembre 2020 n. 111 dove sono stanziati fondi per incrementare le linee di trasporto coinvolgendo anche le ditte di privati.
Il comunicato sostiene ancora che “non si può ripartire nelle stesse condizioni che hanno fatto decidere per la chiusura due mesi fa e che i termini della riapertura debbano essere calibrati su uno studio delle misure di sicurezza e delle effettive risorse a disposizione con riferimento alle singole aree territoriali” e che per eventuali casi in cui non è garantito il regolare e sicuro svolgimento delle lezioni, sia valutata l’opportunità di rinviare gli studenti in DAD, prioritariamente gli studenti delle superiori e universitari; gli spazi lasciati liberi da quest’ultimi potrebbero essere utilizzati dalle scuole dell’infanzia e primarie che potrebbero così valersi della didattica tradizionale e del diretto contatto personale con docenti e compagni.
Il comunicato si chiude sollecitando, da un lato, un efficace intervento di potenziamento infrastrutturale e dall’altro strizzando l’occhiolino alla didattica telematica, considerata come “strumento di supporto a quella tradizionale” e al potenziamento del sistema di Rete che consentirebbe di superare il divario digitale ancora presente, nonostante i diversi interventi operati in questo ultimo anno.