Un Cioccolatino. “Barba virile decus, et sine barba pecus”, storia di come ci si faceva la barba nell’antichità
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento settimanale con il Cioccolatino Storico. La storia che vi stiamo per raccontare affronterà una “tematica” assai particolare e verterà sull’emblematica domanda: “Ma oggi, mi faccio la barba?”. Si, o no, oppure non me ne tiene: queste sono le probabili risposte che ogni uomo di questo Mondo pensa ogni mattina dinanzi al suo specchio. Ma vi siete mai chiesti, visti i periodo da Hippster e Normcore che stiamo vivendo, come ci si faceva la barba nell’antichità? Bene, oggi noi vi racconteremo questa storia assai particolare.
C’è un proverbio latino che dice: “Barba virile decus, et sine barba pecus” (la barba è decoro dell’uomo e chi è senza barba è pecora). La Barba, nell’antichità era simbolo di sapienza, importanza e perché no anche di religiosità: nonostante ciò, in molte culture antiche, il radersi era ancora più importante. Partiamo dalla Mesopotamia: sappiamo, grazie alle fonti storiche ed archeologiche, che i Sumeri antichi si radevano accuratamente il viso. Ma qualcosa cambiò intorno al secondo millennio a.C.: l’influenza dei popoli vicini, pensiamo agli Accadi semitici, portarono il maschio sumero a portare la barba tagliata quadrangolare.
Nell’antico Egitto il farsi la barba era considerato, oltre una eccellente pratica igienica, un dovere al limite del religioso. Infatti, nei diversi scavi archeologici in Egitto, sono stati ritrovati dei rasoi davvero particolari: ah, nell’Egitto antico veniva usata, cosa che non si vedrà per parecchi millenni nel mondo maschile, un tipo di sapone che permetteva il facile scorrimento del rasoio, insomma un’antenata della moderna schiuma da barba. Però, negli ambienti di potere, la barba era sempre simbolo di importanza: lo possiamo vedere nelle diverse rappresentazioni geroglifiche dei faraoni e delle loro barbe finte.
Viceversa, nell’antica Grecia andava di moda portare la barba. L’uso del rasoio venne importato nel territorio greco durante il regno di Alessandro Magno: sono Plutarco e Cassio Dione che ci raccontano di come Alessandro Magno, alla vigilia di ogni battaglia, imponesse ai suoi soldati di radersi il viso.
Il cittadino romano, a differenza del greco, amava radersi il viso: anzi, la rasatura era vista anche come un vero e proprio rito di passaggio. Tale rito di passaggio si chiamava il “depositio barbae”: la prima barba che veniva tagliata al ragazzo veniva presentata, come offerta sacra, agli dei. Ma come si radevano i romani? Innanzitutto va detto che era una pratica che non si faceva da soli, l’uomo che aveva necessità di farsi la barba andava da un “Tonsor” (l’antesignano dei barbieri) e si faceva radere. Ironia della storia (o dell’archeologia) gli unici rasoi dell’antica Roma che ci sono giunti a noi sono quelli di fattura preistorica oppure etrusca: tutto questo perché mentre quelli più antichi erano in bronzo e si sono conservati quelli romani erano in ferro e sono deteriorati con il tempo. Questi rasoi in ferro, se pur affilati quotidianamente, venivano utilizzati sulla palle del malcapitato senza l’uso di sapone a limite si bagnava il viso con un pochino d’acqua oppure con olio d’oliva.
Rari erano i Tonsor che non sfregiassero il viso dei clienti: il grande poeta Marziale, in un suo scritto, ironizzava sul tonsor Pantagato. Su di lui scriveva: “Per umana e leggera tu gli sia Terra, e lo devi, più leggera della sua mano d’artista non sarai”. Ovviamente vi erano anche barbieri lentissimi, si raccontava che l’imperatore Ottaviano Augusto, mentre si faceva radere, si dedicava alla scrittura oppure alla lettura. Ma lo stesso Marziale, nei suoi versi ironici, ci racconta anche la sofferenza di un pover’uomo che andò da un Tonsor poco pratico. Il poeta scrisse così: “Le stimmate che io porto sul mento quante un grugno ne ostenta di pugile in pensione, non mia moglie me l’ha fatte, folle di furore, con le sue ugne, ma il braccio scellerato d’Antioco e il suo ferraccio”.
Ma c’erano anche romani che si facevano crescer la barba, non per saggezza o cose affini, ma per coprire proprio i “danni” fatti dal tonsor stesso: ed è il caso dell’imperatore Adriano. Involontariamente la pratica dell’imperatore Adriano venne scambiata per “moda”: una moda che durerà per ben 150 anni e fu un sollievo per coloro che avevano paura di recarsi al tonsor.
Un Abbraccio Storico.