Un Cioccolatino Storico. La storia di Micetto, il gatto del papa
ROMA- Carissimi lettori un caloroso benvenuto al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. La storia che oggi ci piacerebbe raccontarvi ci parlerà dell’amore nei riguardi di un’animale domestico: un’animale assai emblematico, schivo e che fa le fusa, stiamo parlando del gatto. C’è un antico proverbio irlandese che ci piacerebbe davvero condividere con voi e dice così: “Diffidate da chi non ama i gatti”. Questo animale così emblematico e misterioso è riuscito sempre, nel corso dei millenni, ad affascinare il genere umano: anche le persone davvero importanti.
Sapete che era da compagnia persino a santi e a pontefici? Si diceva che San Girolamo (colui che tradusse le sacre scritture in latino) avesse nel suo studio un gattino che gli faceva davvero compagnia. Papa Gregorio Magno amava circondarsi di affettuosi gattini, in qualche modo era un estimatore del mondo felino: e quando, negli ultimi anni di vista, si ritirò dentro un convento romano si portò con se un gatto. Il pontefice siriano e santo Gregorio III (anni di pontificato 731-741) ebbe sempre accanto a se un gatto. Nel XV° secolo papa Paolo II (al secolo Pietro Barbo anno di pontificato 1464-1471) faceva curare i suoi gatti dal suo medico personale.
Ma il più famoso gatto papale è Micetto. Nato in Vaticano intorno al 1825 questo gattino grigio-rosso dalle striature nere trasversali attirò l’attenzione di papa Leone XII. Il papa durante il suo pontificato (terminato nel 1829) non si separò mai da suo amatissimo Micetto. Assisteva durante le udienze importanti e si strusciava addosso al papa mentre discuteva con le personalità importanti. Ad esempio lo scrittore ed ambasciatore francese François-René de Chateaubriand, grande amico del papa, scrisse nelle sue memorie: “Lo si chiamava Micetto, ed era soprannominato “il gatto del Papa”. In considerazione di tale qualità egli gode di grande considerazione presso le anime pie”. Tra micetto e lo scrittore, in qualche modo, scattò una scintilla o meglio, un vero e proprio colpo di fulmine. Morto il papa nel 1829 gli venne affidato proprio Micetto. Sempre lui, nelle sue memorie, scrisse: “Cerco di fargli dimenticare l’esilio, la cappella sistina e il sole di quella cupola michelangiolesca sulla quale passeggiava lungi dal suolo”.
Un Abbraccio Storico