Proroga “Salva-Tribunali”. Il Senato stralcia l’emendamento. Il “Governo dei Migliori” sopprime le sedi giudiziarie
AVEZZANO – «Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia». Così diceva lapidariamente il grande commediografo e satirico austriaco Karl Kraus.
E mai come oggi questa frase assume un significato particolare, attuale e stringente.
Ma iniziano dal principio.
Nei giorni scorsi, come noto, avrete letto, cari lettori di “Espressione24“, dell’ennesima proroga ottenuta, dai politici marsicani e abruzzesi, per rinviare l’esecuzione della condanna a morte dei tribunali cosiddetti minori, ovvero Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
Sì, ma se lo avete letto lo avrete letto altrove.
Noi abbiamo deciso di non farlo, di non scrivere nulla e attendere, in primis perché quella proroga era stata votata solo alla Camera dei Deputati e non ancora dall’aula del Senato della Repubblica.
E infatti, fra stanotte e stamattina, è arrivata la doccia fredda, servita con gelido distacco dalla Presidente del Senato, ovvero dalla seconda carica dello Stato, Elisabetta Alberti Casellati.
La Presidente, infatti, ha deciso di stralciare il maxiemedamento del governo che, di fatto, prorogava lo stop alla chiusura dei tribunali abruzzesi minori sopra citati.
«La presidenza del Senato – si legge in una nota dell’Ansa – ha deciso lo stralcio dal maxiemendamento del governo “per estraneità di materia” dell’articolo 17 del decreto legge Pubblica amministrazione e Giustizia, relativo alle piante organiche del personale amministrativo dei tribunali soppressi delle circoscrizioni di L’Aquila e Chieti, approvato in commissione all’unanimità. Dura la reazione dei gruppi».
Immediatamente dopo è seguita una bagarre in aula sulla questione ma che, però, non ha prodotto alcun tipo di risultato.
Il risultato, insomma, è che al momento i Tribunali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, il prossimo anno chiuderanno i battenti e i cittadini si troveranno ad affrontare disagi e spese maggiori per avere giustizia, o quel che ne resta.
Ma a parte quest’ultimo fatto, vogliamo ricordare un passaggio.
Prima di questa decisione, questo giornale si espresse per un “basta proroghe”, che sono provvedimenti temporanei, che non definiscono un problema, anzi lo mantengono sempre in uno stato di giudizio pendente e di precarietà che non dà certezze a nessuno.
E i fatti ci hanno dato ragione.
Lo diciamo subito, cari lettori di Espressione24, non riporteremo le dichiarazioni di riprovazione, di irritazione, di impegno confermato, di lotta che non finisce così, di parlamentari, sindaci, consiglieri comunali, segretari abruzzesi dei vari partiti, non ci piacciono le dichiarazioni di prammatica e, soprattutto, non ci piace tediarvi.
Riportiamo però, senza fare alcun commento e considerazione, che lasciamo a voi, la dichiarazione del Presidente della Giunta Regionale dell’Abruzzo, Marco Marsilio:
«Lo stralcio della proroga dell’apertura dei tribunali minori abruzzesi è stato uno schiaffo all’Abruzzo e alla democrazia. E’ chiaro da come si sono svolti i fatti che non è stata una questione di tecnicismi ma che dietro la inammissibilità decretata dal Presidente del Senato c’è stata una evidente volontà politica del Governo. La ministra Cartabia aveva già espresso il suo parere contrario in Commissione Giustizia e ciononostante l’emendamento era stato approvato all’unanimità. La Ministra non si è rassegnata e ha messo in campo tutta la sua forza e le sue relazioni per sbarrare questo emendamento e la strada dell’approvazione in Aula. Già ieri nel pomeriggio, nel corso della riunione dei capigruppo in Senato, la Presidente aveva rappresentato ai Gruppi che su questo emendamento vi era una richiesta di stralcio. Fonti parlamentari parlano di un interessamento diretto del Quirinale anche a seguito della recentissima lettera alle Camere per richiamare il Parlamento a non varcare certi limiti nella conversione in legge dei decreti. Tutti i gruppi hanno respinto questa richiesta e a quel punto si è provato con il tipico argomento della copertura finanziaria, cercando di affossare l’emendamento in Commissione Bilancio. Anche la Commissione Bilancio ha respinto questo tentativo individuando le coperture necessarie e riapprovando un’altra volta all’unanimità l’emendamento. A quel punto non è rimasto altro che assegnare al Presidente del Senato l’ingrato compito di dare esecuzione al diktat, dopo che per tutta la giornata negli ambienti istituzionali era circolata la voce che il Quirinale avrebbe rinviato alle Camere il Decreto se non fosse stato ripulito nei provvedimenti ritenuti estranei compreso questo dei tribunali. Come possa definirsi estranea una norma sui tribunali quando il decreto parla di semplificazione della giustizia è un mistero.
Ho avuto diretta conferma di una ferrea volontà politica di non approvare la proroga per ragioni di merito dalla voce della stessa ministra Cartabia che ho avuto modo di incrociare a tarda sera al Quirinale al termine del concerto diretto dal Maestro Muti; non mi sono fatto scrupolo di avvicinarla per chiederle di rivedere la propria contrarietà, alla luce dell’unanime volontà del Parlamento e del territorio, ma non c’è stato nulla da fare. La ministra Cartabia in maniera cortese ma determinatissima mi ha detto chiaramente che non intendeva assecondare questa spinta alla proroga dei tribunali abruzzesi nel timore che potesse fungere da esempio per tutti gli altri tribunali soppressi.
E’ arrivato quindi il momento di affrontare pubblicamente la questione visto che le scorciatoie e i sotterfugi per ottenere di volta in volta le proroghe si stanno rivelando inefficaci. Ora pretendiamo che il Parlamento esamini il Disegno di Legge proposto dal Consiglio regionale e che tutte le forze politiche si esprimano nel merito sula soppressione dei tribunali minori. E se il caso abruzzese dovesse offrire l’occasione per riaprire la discussione dei tribunali già soppressi e sulla geografia giudiziaria nel suo complesso non potremmo che essere onorati di aver fatto da apripista
Quella di ieri è stata una brutta pagina nella storia della democrazia parlamentare. Un emendamento due volte approvato all’unanimità, in due diverse commissioni, è stato gettato nel cestino per volontà di un Governo che non era stato capace di convincere neanche uno dei parlamentari che fanno parte della sua maggioranza a sostenere le sue convinzioni. E’ un metodo autocratico, molto pericoloso e mi auguro che il Parlamento torni a riappropriarsi della piena potestà legislativa».
Non ci piace dire, noi ve lo avevamo detto.
Ma la nostra pretesa che la politica prendesse coraggio e decidesse una volta per tutte su queste sedi giudiziarie, era fondata.
E infatti, alla fine, oggi, con un escamotage tecnico, la politica ha aggirato il passaggio della decisione e dell’assumersi responsabilità. Penalizzando i cittadini.